Con quali parole ti ha seguito
con quale sguardo ti ha toccato
con quale mano ti ha salutato
prima di salire su quel treno
zeppo di cristiani
colmo di silenzio
colmo di domande non risposte
Cosa avrai pensato tutto il tempo
in questo viaggio inaspettato
mentre il bavero ti riparava
dall’aria gelida di dicembre
densa di silenzio
carica di pianto
umida di sangue non versato
Quali sono le parole che hanno urlato
quando il treno alla fine s’è fermato
per farti scendere nella neve
per schierarti con le donne
ancora incredule
e piene di silenzio
le lacrime di madri e figlie
Quali domande ti hanno posto
quando nel grigio dell’ufficio
i dati anagrafici hai lasciato
per un numero a sette cifre
sulla tuta da lavoro
sul cotone del rimpianto
nelle grida di richiamo
Quali sguardi hai ricambiato
con le donne la mattina
nel lavoro quotidiano
con la schiena fatta a pezzi
dolore e lacrime sul pagliericcio
nella sera senza cena
nella sera senza sogni
Cosa avrai pensato quando
l’ufficiale medico ha diagnosticato
la malattia dei polmoni
quella che uccide se non la curi
quattro parole sul referto
quattro lacrime dai tuoi occhi
solo sguardi di circostanza
Cosa avrai pensato quando
ti han portato a far la doccia
con le donne sconosciute
appena giunte con quel treno
giudicate inabili al lavoro
e destinate a un altro viaggio
viaggio senza ritorno
Cosa avrai pensato quando
hai elaborato che dal tubo
non usciva acqua, ma uno strano fumo.
Questi ultimi fotogrammi della tua vita
uguali a quelli di tante donne,
madri e figlie,
uomini e bambini.
Non ti ho mai conosciuto,
ma ti ho incontrato in un giorno di febbraio
a Birkenau.
Freddo e nebbia e fiocchi di neve.
Ti ho percepito sulla pelle
come il solleticare di una farfalla
che d’estate si posa sull’avambraccio.
Ti ho percepito sul mio volto
come una tela di ragno appiccicosa.
Ti ho percepito come fumo d’incenso
ma non c’erano preti intorno.
Nel silenzio del campo ti ho riconosciuta.
Sei l’amore che non muore,
che non teme i secoli del tempo,
che non teme il gelo dell’inverno,
che non teme il freddo della solitudine,
che non teme le oscenità umane,
che non teme l’indifferenza.
Sei l’amore che stimola il sorriso
ai neonati nella culla,
al malato prima di spirare,
al maestro di fronte all’allievo.
Sei l’amore declinato nelle sue varie forme.
Sei l’essenza della vita.
Sei la linfa naturale che dà la forza
all’albero e al filo d’erba di crescere.
Sei fiammella di candela
che tiene accesa la speranza.
Sei l’amore che non muore.
Sei l’amore declinato nelle sue varie forme.
Angelo Fonte
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Direzione Birkenauultima modifica: 2020-02-21T18:28:14+01:00da
31 ottobre 2022
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