TAI CHI CHUAN: ELOGIO DELLA LENTEZZA

di Filippo Pavone

Muoversi lentamente dà il tempo al praticante di osservare e di osservarsi, e osservandosi mentre osserva …

può accorgersi di essere parte di un tutto indeterminato, là dove il qui ed ora perdono ogni significato razionale.

Nella nostra società contemporanea alla lentezza è associato un valore negativo, poiché a torto ritenuta in contrapposizione all’efficienza.  La velocità è così diventata il paradigma dei nostri tempi. Il nugolo di stimoli, soprattutto visivi e uditivi, a cui il nostro cervello è sottoposto se da un lato genera un distacco con le nostre emozioni più profonde (la rabbia, la tristezza, la paura, la gioia e poche altre); dall’altro, impedisce il ragionamento, che è il procedimento con cui si forma un pensiero critico.

Il pensiero, a queste velocità, diventa un condizionamento reattivo,  pertanto controllabile da chi muove le leve della comunicazione.  Proprio così  smettiamo di essere liberi cittadini per diventare consumatori, elettori, pubblica opinione, … tutti funzionali all’esercizio del potere. Il pensiero critico, al contrario, ha bisogno di tempo e di attenzione; perché pensare significa soppesare, ossia porre le cose nella loro esatta collocazione: le più importanti in alto, le meno importanti in basso; le più vicine prima e le più lontane poi. Praticare la lentezza, infatti,  genera un’attitudine del corpo che naturalmente conduce la mente alla sua condizione naturale di quiete in cui un pensiero critico può fiorire.

Praticare la lentezza oggi – più che mai – è un vero e proprio atto rivoluzionario, forse l’ultimo che può ancora avere un senso.

TAI CHI CHUAN: ELOGIO DELLA LENTEZZAultima modifica: 2018-11-23T16:11:28+01:00da nylus

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