Differenziata sì, differenziato no.

Pensiamo, viviamo, produciamo monnezza! Mi sono chiesto perché in migliaia di anni, l’umanità è andata avanti senza produrre eccessiva “monnezza” e quasi all’improvviso se ne è cominciata a produrre cosi tanta che si è posto il “problema” di come smaltirla.

I rifiuti ci sono sempre stati, logicamente sì. Perché prima non erano un problema e oggi è diventato il “problema”?  Perché tutto è diventato un problema? Perché prima si consumava quello che si produceva? Perché prima non si produceva quello che non si riusciva a consumare? Perché prima era tutto biologico o biodegradabile? Perché sono nati nuovi materiali e questi ultimi sono difficile da smaltire? Se è cosi perché sono stati creati? Perché è diventato tutto un bussines? Perché dietro ad ogni cosa c’è sempre il denaro? Perché la “grandi aziende”  usano molto la plastica.Perché è sempre più difficile smaltire alcuni materiali, ad esempio i rifiuti dell’elettronica…?

Un esempio pratico: prima con la canapa e altri materiali naturali, si facevano tante cose e quando queste cose finivano la loro funzione, bastava lasciarle nella natura, perché questa si integrava, anzi era fonte di vitalità e di rinascita per il terreno.

Correvano gli anni ’30 (ma la storia è iniziata un po prima) è arrivata l’eta della plastica: il nylon e il petrolio diventa la “materia prima” da cui partire. Nel 1935 Wallace Carothers (Usa) sintetizza per primo il nylon (poliammide), una materiale che si diffonderà con la guerra al seguito delle truppe americane trovando una quantità di applicazioni, grazie alle sue caratteristiche che lo rendono assolutamente funzionale all’industria tessile: dalle calze da donna ai paracadute, inizia l’ascesa delle “fibre sintetiche”.

Sti americani… sono sempre la causa di tutti i mali? Otre a inventare la “spazzatura” hanno inventato anche lo “spam”.

Lo «spam» per un italiano si tratta dell’irritante abitudine di spedire e-mail pubblicitarie a destinatari che non ne hanno fatto richiesta. Un inglese britannico dirà  che è una marca di carne di maiale  in scatola fabbricata dall’americana Hormel Food Corporation (1937).

Durante la seconda guerra mondiale era il cibo dei soldati americani… c’entrano ancora gli americani e l’hanno mangiato ovunque sono andati e il contenitore abbandonato nell’ambiente… e per fortuna il contenitore era di stagno e non plastica…

http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/no-plastica-aziende/?pm=true&gclid=EAIaIQobChMIyqTu85Sx3AIVBEMZCh2zKAL7EAAYASAAEgINDfD_BwE#video

Certo il “il problema” è complesso” e più grande di noi, ma sarà sempre più grande se non si interviene in tempo.

Nel mondo si spendono miliardi di qualsiasi moneta per produrre e altrettanti per smaltire prodotti in eccesso, non commestibili o prodotti per confezionare, trasportare, conservare prodotti commestibili… e se iniziamo noi cominciando a “mangiare” prodotti a km zero e boiccottare prodotti con una filiera (dalla produzione al consumo) molto lunga?

Qui poniamoci il “problema”: l’efficacia di una raccolta differenziata dei rifiuti. Perché Produce, conserva, trasporta, distribuisce, ha difficoltà ad adeguarsi a una filiera più corta e soprattutto con prodotti biodegradabili. Perché un prodotto nato in un posto in un determinato tempo viene consumato in tutt’altro posto e in un tutt’altro tempo. Esempio banane o ananas (con una origine circonscritta) consumate in tutto il mondo (vengono raccolte quando sono ancora acerbe a scapito del gusto e sapore)… o ciliege o fragole consumate a dicembre, quando in Italia il loro periodo è tarda primavera, inizio estate?

Ok, va bene, i rifiuti ci sono perché la gente li vuole (compra cose super cellophane) e li produce (ne compra troppo e li butta avanzi e confezionamento).

Prendo spunto per parlare di questo argomento dall’alluminio e dal cartone.

Ci fu un periodo che  qualcuno scopri che l’alluminio e il cartone erano una risorsa, veniva pagata dalle società di recupero, quindi la gente li raccoglieva e poi li rivendeva e quindi ci guadagnava: non si trovava in giro una lattina o un cartone anche a “pagarlo a peso d’oro”.

Agli inizi degli anni 2000 mi trovavo in Germania e andando a fare la spesa in un supermercato, scoprii, che la gente vi ci portava fondamentalmente vetro e plastica. C’erano degli appositi apparecchi che la pesavano e davano uno scontrino e poi questo si presentava alla cassa come “moneta”.

Idea semplice ma molto brillante e soprattutto vincente. Io, differenzio o riciclo e per questo vengo pagato. Invece c’è solo la tassa sui rifiuti. Modo di estorcere soldi alla gente e non usando quei soldi, per quello che viene richiesto (produci rifiuti, paghi e io lo smaltisco, ma non lo faccio e ti frego). Solo in questi termini si realizzerà una “vera raccolta differenziata”. Come? ci sono tanti modi.

Il “problema” nasce la dove nella filiera della raccolta, smaltimento, recupero di introduce il furbo. che al posto di prestare la sua opera, a regola d’arte, fa il furbo e la filiera si interrompe.

Ad esempio lo smaltimento degli elettrodomestici, nel prezzo d’acquisto c’è un piccola percentuale che il compratore paga e che il venditore incassa e quindi teoricamente dovrebbe smaltirlo e questo non avviene e quindi l’utente lo abbandona per strada (come i frigoriferi) o deve pagare qualcuno per prenderselo, in quanto è un rifiuto ingombrante.

 

Eco Umberto: il nome della rosa

Vidi il film quando ero novizio, ce l’ho propose il maestro di noviziato nella settimanale serata del film-forum.

In quel momento vivevo il mio noviziato tranquillamente, serenamente sotto la guida di un  saggio maestro, quindi la visione, seppur mi colpi in generale il mio pensiero cadde sulla figura di Guglielmo (francescano) e Adso (benedettino) e il loro rapporto tra un maestro e sul novizio. Era la fine del noviziato e quindi ringraziavo Dio di avermi donato un maestro che aveva saputo leggere nel mio cuore e accompagnato nei due anni di discernimento religioso.

Del mio Maestro di Noziato, posso dire, con molta franchezza ho ricevuto tanti insegnamenti e consigli che mi sono serviti per tutta la vita religiosa e non. Ancora oggi lo ricordo con stima, affetto amicizia. Ci diceva: “prima di essere buon religiosi dovete essere uomini”.

Il suo insegnamento era molto semplice: Dio sopra tutto un continuo dialogo con lui e l’ospitalità (il carisma dell’istituto inteso come cura dei malati) prima nei nostri cuori e poi alle cure della nostra professionalità

Il nome della rosa era uno dei tanti film che avevamo visto nella serata dedicata alla visione di un film visto tutti insieme (Maestro e novizi) e che la mattina dopo ci incontravamo per riflettere e portare la nostra esperienza di vita religiosa con le tematiche proposte dai film visti.

Il noviziato stava per finire, chi era ammesso alla professione semplice, e questo lo decideva in primis il Maestro che ci aveva accompagnato in questi anni, con il contributo dei nostri insegnanti e il parere favorevole del Consiglio Provinciale

Passaggio molto importante in cui si ci preparava con grazia spirito e una settimana di ritiro spirituale. Il noviziato si trovava in uno dei Castelli Romani, facevo parte di un istituto di vita attiva (cioè, religioso si ma con un  carisma da vivere: assistenza ai malati). Per la settimana di ritiro andammo in un altro paese sempre facente parte dei Castelli romani in un istituto dedito alla preghiera all’ascolto e al silenzio.

Per ogni giorno si ascoltava una conferenza, proposta da un relatore sempre diverso e il resto della giornata si meditava, pregava e si ascoltava la voce di Dio oltre alle solite preghiere rituali: lodi mattutine, celebrazione Santa Messa, colazione, ascolto conferenza, meditazione, celebrazione ora media pranzo, riposo, ancora silenzio e ascolto o comunque chi voleva poteva comunicare con il Maestro, Vespro (lodi serali) cena, meditazione compieta e riposo notturno.

Questo per tutti i giorni, mentre il venerdì era dedicato alla penitenza: quindi relazione sul peccato, il perdono e la misericordia ed era prevista la Confessione. All’interno del Convento vi erano presenti 3 confessori ed io ne scelsi uno, senza nessuna preferenza…

Mi fece accomodare nella sua stanza, non so perché nella sua stanza, lui seduto dietro la scrivania su un lato della scrivania un crocefisso alto forse 1 metro e mezzo rivolto verso il penitente e il penitente inginocchiato su un inginocchiatoio ed ebbe inizio la Confessione. Visto l’occasione importante per la mia vita spirituale, presi la situazione molto sul serio e decisi di confessarmi a cuore aperto, per fare “pulizia” del mio passato e aprire la mia vita al futuro con cuore pulito e predisposto ad accogliere il dono dei voti religiosi che il Signore mi avrebbe donato, dopo due giorni.

Dopo una confessione, sincera, pulita, aperta gli confessai anche che nonostante lo sforzo non ero riuscito a superare l’azione della masturbazione, visto anche la mia giovane età… Il sacerdote un gesuita spagnolo, sgranò gli occhi e con tono di voce molto fermo e serio, mi disse: “Figliolo non sei degno di fare il grande passo della tua vita… ti sconsiglio di ricevere la professione semplice a cui ti stai accingendo a ricevere…” Silenzio di qualche minuto da parte mia, guardavo Cristo sull’enorme Croce, guardavo il suo volto sofferente e nella mia testa mi frullava di tutto… non so come riuscii ad aprire la bocca e a proferire: Padre è possibile interrompere la Confessione? “Certo, figliolo, ma non posso assolverti…”, “Padre, non mi assola ma ho intenzione di interrompere la Confessione”, diedi un ultimo sguardo al volto di Cristo, mi alzai, uscii dalla stanza.

Rimasi turbato… per la non assoluzione e per la mia non dignità a presentarmi a ricevere la professione religiosa. Passai tutta la mattinata a riflettere, pranzai, mi riposai e il mio cuore era ancora turbato e mi chiedevo cosa fare. Dopo due anni di preparazione a livello religioso con il Maestro e l’equipe degli insegnanti e con il dovuto sostegno del padre spirituale, con la celebrazione della professione semplice si faceva la promessa dei voti religiosi “povertà, castità, obbedienza e nello specifico nostro, l’ospitalità” con la vestizione dell’abito religioso, pensavo di aver raggiunto una tappa importante della mia vita.

Invece, mi fu interrotto, in fondo da uno sconosciuto, anche se in quel momento rappresentava Cristo, il mio animo passava dall’umiltà, all’arroganza, dall’accettazione alla ragionevolezza… alla fine decisi di parlare con il mio Maestro.

Gli raccontai tutto e soprattutto il fatto che avevo interrotto la confessione per il fatto che il sacerdote non poteva darmi l’assoluzione in quanto mi capitava “ancora” di masturbarmi e che mi aveva consigliato di interrompere il cammino religioso e quindi la professione semplice e di conseguenza fare promessa di povertà, castità, obbedienza e ospitalità.

Mentre parlavo al mio Maestro passeggiavamo nei viottoli di questo silenzioso parco… a questo punto il Maestro si fermo si rivolse verso di me e di conseguenza anche io mi fermai e mi rivolsi verso di lui. Mi disse: “Mimmo, la vita religiosa è un cammino e tu sei all’inizio… La perfezione e dei Santi e neanche loro a volte la raggiungono… noi siamo uomini e non potremo mai essere perfetti. Vai da un altro sacerdote confessati… e vivi serenamente questo momento”, mi abbraccio forte e si allontano da me. Rimasi qualche minuto fermo lo vidi allontanare e dopo un po’ mi diressi verso un altro sacerdote per confessarmi.

La domenica partecipammo insieme ai miei confratelli .alla celebrazione della prima professione religiosa. Il celebrante dopo la nostra promessa dei voti religiosi ci impose l’abito e pronuncio questa formula: “Tu Domenico da questo momento sarai Fra Mimmo, ricevi la benedizione nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Con la formula di rinuncia del proprio nome, si rinunciava al passato per ricominciare una nuova vita. Alcuni confratelli cambiarono nome, come rinuncia al passato ma era facoltativo. Io non rinunciai al nome al nome proprio Domenico (anagrafico), ma usualmente venivo chiamato Mimmo e mi fu dato il nome Fra Mimmo. Questo passaggio è molto importante per quello che mi successe qualche giorno dopo.

Quindi da “novizi” diventammo “scolastici”. Cambiammo convento e di conseguenza anche Maestro. Ci trasferimmo al nuovo convento la domenica sera stessa, dopo i festeggiamenti con i nostri confratelli, parenti e amici. IL cambiamento l’ho vissi serenamente fino al venerdì successivo quando il venerdì sera dopo cena fu fissata una riunione con il nuovo Maestro, il nuovo Priore (ma in effetti e secondo la nuova Costituzione dell’Ordine), il Superiore, ma lui vecchio stampo adorava ancora farsi chiamare Priore e con il Padre Provinciale.

Noi, neo scolastici e con gli altri scolastici, piccoli come pulcini, tra le tantissime cose che ci dissero: tennero a dirci che il nuovo stato, imponeva nuove regole e nuovi comportamenti. Una postilla fu dedicata a me. Prese la parola il Priore, dicendo: Reverendissimo Padre Provinciale, riteniamo opportuno proporle la modifica del nome di Fra Mimmo in Fra Domenico in quanto più consono allo stato di un  religioso e su questo è d’accordo anche il Reverendo Padre Maestro…”. Il Padre provinciale che la domenica della professione semplice era presente anche lui, anzi lui presiedeva la celebrazione  e nelle cui mani promettevamo: povertà, castità, obbedienza e ospitalità, cosi si espresse: “Padre Maestro è della stessa opinione per padre Priore in merito alla questione avanzata”, “Si reverendissimo Padre Provinciale” e senza nulla chiedermi, io smarrito e disorientato me li guardavo… “Fra Domenico da questo momento ti chiamo con il nuovo nome e invito gli altri a fare altrettanto, inoltre comunica la decisione presa a quelli che continuano a chiamarti con il vecchio nome, comunicagli il cambiamento e invitali a chiamati con il nuovo nome”.

La seduta fu sciolta: Buona notte e il Signore sia con voi… Buona notte e il Signore sia con voi… e ognuno, poi diretto alla cappellina del convento per  una ultima preghiera del giorno e un saluto al Santissimo Sacramento”, poi ognuno alla spicciolata nella sua “cella”, ricordo che io rimasi di più a pregare, espressi al Signore la mia contrarietà e alla fine in camera a dormire.

 

 

Il nome della rosa è un romanzo scritto da Umberto Eco ed edito per la prima volta da Bompiani nel 1980.

Già autore di numerosi saggi, il semiologo decise di scrivere il suo primo romanzo, cimentandosi nel genere del giallo storico e in particolare del giallo deduttivo. Tuttavia, il libro può essere considerato un incrocio di generi, tra lo storico, il narrativo e il filosofico.

L’opera, ambientata sul finire dell’anno 1327, si presenta con un classico espediente letterario, quello del manoscritto ritrovato, opera, in questo caso, di un monaco di nome Adso da Melk, che, divenuto ormai anziano, decide di mettere su carta i fatti notevoli vissuti da novizio, molti decenni addietro, in compagnia del proprio maestro Guglielmo da Baskerville. La vicenda si svolge all’interno di un monastero benedettino dell’Italia Settentrionale, ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica

Il romanzo oltre ad un successo di vendita e di critica, ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Strega del 1981, ed è stato inserito nella lista de “I 100 libri del secolo di Le Monde“.

Dal romanzo è stato tratto l’omonimo film nel 1986, affidato alla regia di Jean-Jacques Annaud, con Sean Connery nei panni di Guglielmo e Christian Slater nel ruolo di Adso.

Il romanzo narra di una misteriosa vicenda svoltasi in età medievale in un’abbazia dell’Italia settentrionale. Una serie di morti di religiosi all’interno dell’Abbazia. Rapito dalla lettura, egli inizia a quel punto a tradurlo su qualche quaderno di appunti prima di interrompere i rapporti con la persona che gli aveva messo il manoscritto tra le mani. Dopo aver ricostruito la ricerca bibliografica che lo portò a recuperare alcune conferme, oltre alle parti mancanti del testo, l’autore passa quindi a narrare la vicenda di Adso da Melk.

È la fine di novembre del 1327. Guglielmo da Baskerville, un frate francescano inglese, e Adso da Melk, suo allievo, si recano in un monastero benedettino sperduto sui monti dell’Italia settentrionale. Questo monastero sarà sede di un delicato convegno che vedrà protagonisti i francescani — sostenitori delle tesi pauperistiche e i delegati della curia papale, insediata a quei tempi ad Avignone.

I due religiosi (Guglielmo è francescano e inquisitore “pentito”, il suo discepolo Adso è un novizio benedettino) si stanno recando in questo luogo perché Guglielmo è stato incaricato dall’imperatore di partecipare al congresso quale sostenitore delle tesi pauperistiche. Allo stesso tempo l’abate è timoroso che l’arrivo della delegazione avignonese possa ridimensionare la propria giurisdizione sull’abbazia, e preoccupato che l’inspiegabile morte del giovane confratello Adelmo durante una bufera di neve possa far saltare i lavori del convegno e far ricadere la colpa su di lui, allora decide di confidare nelle capacità inquisitorie di Guglielmo affinché faccia luce sul tragico omicidio, cui i monaci — tra l’altro — attribuiscono misteriose cause soprannaturali.

Nonostante la quasi totale libertà di movimento concessa a Guglielmo altre morti violente si susseguono: quella di Venanzio, giovane monaco traduttore dal greco e amico di Adelmo, e quella di Berengario, aiutante bibliotecario alle cui invereconde profferte aveva ceduto il giovane Adelmo. Anche altri monaci troveranno la morte nell’abbazia, mentre i delegati del papa disputano con i francescani delegati dall’imperatore sul tema della povertà della Chiesa cattolica.

Guglielmo a un certo punto scopre che le morti sono tutte riconducibili a un manoscritto greco custodito gelosamente nella biblioteca, vanto del monastero (costruita come un intricato labirinto a cui hanno accesso solo il bibliotecario e il suo aiutante).

In un’atmosfera inquietante, alternando lunghe digressioni storico-filosofiche, ragionamenti investigatori e scene d’azione, Guglielmo e Adso si avvicinano alla verità penetrando nel labirinto della biblioteca e scoprendo il luogo dove è custodito il manoscritto fatale (l’ultima copia rimasta del secondo libro della Poetica di Aristotele), che tratta della commedia e del riso, e scoprono che le pagine del libro sono avvelenate in modo da uccidere chi lo sfoglia. Alla fine, il venerabile Jorge, dopo la morte del bibliotecario Malachia, tenta di uccidere Guglielmo offrendogli il manoscritto dalle pagine avvelenate. Guglielmo però lo sfoglia con le mani protette da un guanto, e allora il vecchio monaco, in un eccesso di fanatico fervore, divora le pagine avvelenate del testo in modo che più nessuno possa leggerle. Mentre Guglielmo e Adso tentano di fermarlo, Jorge provoca un incendio che nessuno riuscirà a domare e che inghiottirà nel fuoco l’intera abbazia. Adso e il suo maestro partiranno infine da quelle macerie, in cui il giovane tornerà anni dopo, trovando la solitudine più totale, in quello stesso luogo che era stato teatro di omicidi e intrighi, veleni e scoperte.

Canapa sativa – Tetraidrocannabiolo

L’articolo affronta il complesso mondo della canapa sativa: cosa è, proprietà, storia, l’uso generico e medico, le patologie, le opinioni sull’uso medico, la legislazione e la vendita in Italia, nel mondo, le macro e micro criminalità, le lobby contrarie alla regolamentazione, l’agricoltura, l’ecologia, l’occupazione, l’economia, link utili ed esaustivi nelle varie sfaccettature… Lungi da me dal pensare di essere stato completo, esaustivo e chiaro. Chi vuole approfondire, lo faccia, il campo è vastissimo e ricco di curiosità, scoperte, novità, risorse ma soprattutto salutare… salutare soprattutto per quelle malattie atroci e difficili da curare, accettare, sopravvivere… i dolori atroci che può lenire…

Ma i media in generale, quando ne parlano, parlano solo di quella ricreativa, l’abuso, i comportamenti scorretti e le conseguenze e come (secondo loro) iniziazione a….

L’Olanda, avrebbe meritato un capitolo a parte e mi prefiggo di parlarne, appena, digitalizzo le foto che ho fatto nel mio primo viaggio in questo spettacolare, unico, moderno paese europeo.

COSA E’

Coltivazione

Infiorescenza

Canapa sativa  una specie del genere Cannabis

È coltivata soprattutto per uso tessile  o anche edile , e per la produzione di carta, benché in essa siano presenti alcune sostanze stupefacenti  , in percentuali variabili a seconda della varietà che va dallo 0,3 (di quello che stiamo scrivendo) al 20% (ma di questo non ne parliamo, perché non tema di questo ricerca).

L’altezza delle piante è variabile e arriva fino a 5 metri, con rami e foglie palmate, con fiori e frutti marroni che trattengono il semi.

Originaria dell’Asia centrale ma si è diffusa in tutti i continenti.

PROPRIETA’

I semi di canapa sono un alimento superbuono. Contengono: grandi quantità di proteine nobili (ossia raccolgono tutti gli amminoacidi essenziali al corretto funzionamento del corpo umano); numerose vitamine, tra cui A, E, B1, B2, PP, C; minerali come ferro, calcio, magnesio, potassio, fosforo; la maggior parte dei grassi è costituito da omega3 ed omega6 e sono presenti anche la lecitina, che aiuta il metabolismo dei grassi e numerosi fito nutrienti.

I semi di canapa hanno incredibili proprietà terapeutiche: posseggono proprietà antinfiammatorie ed antiossidanti; rinforzano il sistema nervoso; combattono diverse malattie respiratorie (asma, sinusite, tracheite), della pelle (eczemi, acne), cardiovascolari, colesterolo, artrosi e arteriosclerosi

I semi possono essere utilizzati in cucina in svariati modi: per arricchire insalate, preparare pane, pasta e biscotti, ma anche pesti e salse. Macinandoli finemente, si ricava la relativa farina di canapa.

Semi

Semi, olio, farina, tisana

 

Inoltre dai semi di canapa si ricava un pregiato olio, usato per condimenti a  crudo, o per profumare un piatto dopo la cottura.

E’ possibile produrre in casa anche il latte di canapa: è sufficiente frullare 1 parte di semi e 3 parti di acqua. E per dare maggior sapore a questo frullato puoi aggiungere altri supercibi, come l’olio di cocco, lo sciroppo d’acero, miele o cacao crudo.

Olio

Olio, farina, essenze per tisane

E se temi la presenza di THC, beh considera che per sentirne gli effetti dovresti bere dai 5 ai 9 litri di olio al giorno! 🙂
Infatti la marjuana contiene cannabinoidi in quantità elevate (intorno al 10-20%) mentre la canapa coltivata per uso alimentare ha un contenuto di THC inferiore allo 0,2%.

Quest’ultima deriva da specie di canapa con alto contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), la sostanza psicoattiva che è il principio attivo della cannabis.

Le patologie per cui potrebbe essere utile sono decine, dall’emicrania alla sclerosi multipla, passando per glaucoma, Parkinson, Alzheimer, dolori cronici e neuropatici, anoressia, cachessia, diverse forme di epilessia e molte altre patologie.

Inolte nell‘analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore(sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali; l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace; l‘effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali; l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard.

 

Dando un rapido sguardo alle patologie per cui la cannabis è ammessa in USA o in Canada, spiccano per l’assenza patologie come ParkinsonAlzheimerEpilessia, morbo di ChronSLA ed Epatite c, solo per citarne alcune, ma in letteratura ci sono studi che raccontano i possibili benefici della cannabis anche sul disordine da stress post traumaticoinsonniadistoniaasma, prurito intrattabile, ADHD e varie altre malattie e disturbi.

 

STORIA

(La coltivazione storica in Italia si trovava in Emilia Romagna)

La canapa fornisce da millenni un’ottima fibra tessile. La canapa è stata coltivata in epoche storiche antiche in Asia e il Medio Oriente. La produzione commerciale di canapa in occidente è decollata nel XVIII. A causa della espansione coloniale e navale dell’epoca, le economie necessitavano di grandi quantità di canapa per corde e stoppa.
Importanti paesi produttori sono Cina, Corea del Nord, Ungheria, ex Jugoslavia, Romania, Polonia, Francia e Italia. La fibra tessile di canapa viene ottenuta dai fusti di piante di Cannabis sativa e altre simili.

Le fibre, tuttora largamente utilizzate dagli idraulici come guarnizione, sono state importanti grezzi per la produzione di tessuti e corde. Per centinaia di anni, fino alla seconda metà del Novecento sono state la materia prima per la produzione di carta.

La coltura della canapa per usi tessili ha una antica tradizione in Italia, veniva usata fin dall’antichità per tessuti  resistenti e corde. Nel periodo delle repubbliche marinare l’utilizzavano per corde e vele delle navi, in quel periodo molto utilizzate, come mezzi di trasporto e da guerra. La tradizione di utilizzarla per telerie ad uso domestico è molto antica, le tovaglie di canapa per decorate con stampi di rame nei due classici colori ruggine e verde sono oggetti di artigianato che continuano ad essere prodotti ancora oggi.

In passato la coltivazione della canapa era comune nelle zone mediterranee e centro europee. Anzitutto perché questa pianta cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), inoltre perché vi era una forte richiesta di piante così polivalenti e a buon mercato, infatti la canapa era utile per produrre sostanze oleose (olio per l’illuminazione), “fibrose” (tessute, carta, corde e mangime per bestiame.

La vitalità dell’economia canapicola è testimoniata soprattutto in Emilia Romagna, L’Italia divenne il secondo produttore mondiale ed assurse a primo fornitore della marina britannica. Il tramonto della produzione canapiera iniziò con la diffusione delle prime navi a carbone, e fu, per la produzione di canapa, l’inizio di un’agonia.

Dopo la colonializzazione britannica dell’India e la rivoluzione agricola negli Stati del sud degli USA, si ebbe un ulteriore calo di produzione della canapa, perché i tessili di cotone e juta avevano prezzi molto concorrenziali rispetto alle altre fibre.

Il successivo uso del petrolio fece poi calare i prezzi dei combustibili per l’illuminazione. Dopo la prima guerra mondiale, si ebbe un ulteriore calo di produzione, quando le corde ottenute da sostanze sintetiche sostituirono pian piano le corde di canapa e si sviluppò la tecnica per produrre la carta dal legno.
Durante la seconda guerra mondiale, la produzione mediterranea ritornò per un breve periodo ad aumentare velocemente, perché l’isolamento commerciale indotto dal conflitto, fece sì che tornassero convenienti le produzioni di fibre tessili e gli oli sativi della canapa. Esisteva inoltre l’esigenza di materie prime contenenti cellulosa da cui poter ricavare esplosivi.

Il vero colpo di grazia per la coltivazione della canapa si ebbe in seguito del Marijuna Tax Act del 1937, dove la si mise al bando negli USA e poi di riflesso in gran parte del resto del mondo. La famosa casa editoriale/cartaria Hearst, la maggior sostenitrice tramite i suoi quotidiani della campagna anti cannabis, aveva appena effettuato enormi investimenti sulla carta da albero. Contemporaneamente la Dupont, brevettò il nylon, precursore della plastica e che con il suo avvento, le lobby della plastica l’hanno messo al bando.. Secondo alcuni storici tutte queste non furono semplici coincidenze. Al riguardo, l’americano Jach Herer  pubblicò il best seller “L’imperatore non indossa vestiti, (The Emperor non indossa vestiti).

Negli Usa, già negli anni ’30 ad opera della Ford, venne costruita un prototipo di macchina tutto in canapa.

L’uso medico della canapa ha una storia millenaria condivisa da molte culture nel mondo. Nella pianta sono state identificate oltre 750 diverse sostanze di cui 113 con struttura analoga ai principali cannabinoidi.

USO

La pianta è come “un maiale si mangia e si usa” tutto e si fanno abbastanza cose. Della pianta di canapa si fa di tutto: tessuti, vestiti, vele per navi, corde, olio, latte, alimenti, dolci, pasta, carta, esplosivi, mangime per bestiame, medicine, scocche di auto, scarpe, borse, droga.

Dolci

Cosmesi

Miele

Pasta, pasta, olio

Pane

Pasta, pesto

Pizza

Gelato, essenze per dolci

Borse

abbigliamento, tesuti

Uso medico

Uso medico: Nella medicina moderna piuttosto che la combustione e inalazione delle inflorescenze essiccate della pianta, modalità tipica per il consumo ricreativo della canapa, si studiano e utilizzano preparazioni a base di cannabionidi estratti dalla pianta, con cui è possibile eseguire adeguate sperimentazioni cliniche. Gli impieghi della cannabis ad uso medico sono presenti in studi clinici controllati e studi osservazionali, nelle revisioni sistematiche e negli articoli della letteratura internazionale. I risultati di questi studi non sono conclusivi sull’efficacia dell’uso medico della cannabis in alcune definitive. Il tutto pero è avvalorato dall’uso fin dall’antichità e che, ben possiamo dire, che la contrarietà può essere espressa da alcuni settori delle lobby farmaceutiche

L’efficacia terapeutica della cannabis non è ben definita:

L’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali;

L’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace.

L’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali.

L’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard.

L’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali.

La riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard

Effetto broncodilatatore nelle crisi di asma.

Esistono prove conclusive o sostanziali che la cannabis o i cannabinoidi sono efficaci.

Per il trattamento del dolore cronico negli adulti (cannabis).

Antiemetici nel trattamento della nausea e del vomito indotti da chemioterapia (cannabinoidi orali).

Per migliorare i sintomi di spasticità della sclerosi multipla (cannabinoidi orali).

 

Ci sono prove moderate che la cannabis o i cannabinoidi sono efficaci:

Migliorare a breve termine la qualità del sonno in soggetti con disturbi del sonno associati alla sindrome dell’apnea ostruttiva del sonno, alla fibromialgia, al dolore cronico e alla sclerosi multipla (cannabinoidi, principalmente nabiximoli) cannabis e cannabinoidi orali)

 

Ci sono prove limitate che la cannabis o i cannabinoidi siano efficaci:

Aumentare l’appetito e diminuire la perdita di peso associata all’HIV / AIDS.

Migliorare i sintomi della spasticità della sclerosi multipla (cannabinoidi orali) misurati dal medico.

Migliorare i sintomi della sindrome di Tourette (capsule THC).

Migliorare i sintomi di ansia, come valutato da un test di parlante pubblico, in individui con disturbi d’ansia sociale (cannabidiol).

Migliorare i sintomi del disturbo post-traumatico da stress(nabilone; un solo, piccolo studio di qualità)

 

Ci sono limitate evidenze di un’associazione statistica tra i cannabinoidi e:

Migliori risultati (cioè mortalità, disabilità) dopo una lesione traumatica del cervello o emorragia intracranica.

 

Ci sono limitate evidenze che la cannabis o i cannabinoidi siano inefficaci per:

Migliorare i sintomi associati alla demenza (cannabinoidi).

Migliorare la pressione intraoculare associata al glaucoma (cannabinoidi).

Ridurre i sintomi depressivi in soggetti con dolore cronico sclerosi multipla (nabiximoli, dronabinolo e nabilone).

 

Non esistono o sono insufficienti le prove per sostenere o confutare la conclusione che la cannabis o cannabinoidi siano un trattamento efficace per:

Cancro, compreso glioma (cannabinoidi).

Sindrome da cachessia, anoressia associata al cancro e anoressia nervosa (cannabinoidi).

Sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (dronabinolo).

Epilessia (cannabinoidi).

Spasticità nei pazienti con paralisi a causa di lesioni del midollo spinale (cannabinoidi).

Sintomi associati a sclerosi amiotrofica laterale.

Chorea e alcuni sintomi neuropsichiatrici associati alla malattia di Huntington (cannabinoidi orali).

Sintomi del sistema motorio associati alla malattia di Parkinson o alla diskinesia indotta da levodopa (cannabinoidi).

Distonia (nabilone e dronabinol)

Ottenere l’astinenza nell’uso di sostanze che danno dipendenza (cannabinoidi).

Risultati di salute mentale in individui con schizofrenia o psicosi schizofrenica (cannabidiol).

Asma bronchiale.

REGOLAMENTAZIONE IN ITALIA

25 giugno 2018 – Decreto Lorenzin

La lista delle patologie per cui è prevista la distribuzione gratuita è quella prevista dal decreto Lorenzin di fine 2015: l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale); l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno); l’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma e la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.

La delibera arriva dopo che un emendamento sulla cannabis all’interno del decreto di bilancio di fine 2017 aveva sancito che la cannabis terapeutica debba essere prescritta a carico del sistema sanitario nazionale, superando le differenze create dalle varie leggi regionali.

L’emendamento sulla cannabis contenuto nel decreto fiscale è diventato legge il 30 novembre

L’articolo che fa riferimento alla cannabis è il 18 quater, che dà nuove norme per la produzione e trasformazione di cannabis ad uso medico e si articola in 7 punti.

Dopo aver ribadito al comma 1 che lo Stabilimento di  Firenze produce cannabis seguendo le procedure GMP (good manufacturing practices), l’articolo 2 prevede che “per assicurare la continuità terapeutica dei pazienti” il ministero della Salute “può autorizzare l’importazione di quote di cannabis da conferire allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, ai fini della trasformazione e della distribuzione presso le farmacie”.

L’articolo 3 apre a nuove possibili autorizzazioni per la coltivazione oltre allo stabilimento fiorentino: “Qualora risulti necessaria la coltivazione di ulteriori quote di cannabis oltre quelle coltivate dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, possono essere individuati, con decreto del Ministro della salute, uno o piu’ enti o imprese da autorizzare alla coltivazione.

Se l’articolo 4 è dedicato alla formazione del “personale medico, sanitario e sociosanitario”, con l’articolo 5 i passa a spiegare che: “Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze provvede allo sviluppo di nuove preparazioni vegetali a base di cannabis per la successiva distribuzione alle farmacie, che le dispensano dietro ricetta medica non ripetibile”.

L’articolo 6 si occupa invece delle prescrizioni a carico del Sistema Sanitario Nazionale e la legge spiega che “per la terapia contro il dolore.

Viene poi specificato che il medico può “prescrivere le predette preparazioni magistrali per altri impieghi.

La spesa viene quantificata nell’articolo 7 dove si precisa che per la produzione di cannabis a Firenze è autorizzata la spesa di 1.600.000 euro per il 2017 e di 700.000 euro per l’importazione, sempre nel 2017.

Oltre a questo provvedimento, ormai diventato effettivo, resta aperta la discussione sulla legge dedicata alla cannabis in medicina stralciata dalla legalizzazione, di recente approvata alla Camera, ma che non hai mai visto il passaggio definitivo al Senato.

FAVOREVOLI

 

CONTRARI

Non solo la politica si arroga il diritto di decidere per quali patologie sia adatta la cannabis, ma lo fa anche obbligando i pazienti ad effettuare prima le terapie convenzionali. Tradotto: se un paziente soffre di dolore cronico o neuropatico, prima di poter provare la cannabis dovrebbe secondo il ministero seguire una terapia a base ad esempio di oppiacei e, nel caso questi non funzionassero, potrebbe quindi farsi prescrivere la cannabis. Un paradosso tutto italiano.

Un altro paradosso e che sulle confezioni in vendita (farmacie, shop, tabaccai) è scritto quanto segue: “Oggetto da collezione. Attenzione! Leggere e conservare. Questo articolo non è un giocattolo, ma un prodotto destinato a collezionisti adulti, la cui vendita è vietata ad un pubblico di età inferiore ad anni 18. Non è un prodotto alimentare nè destinato alla combustione, né farmaceutico. Il prodotto è un esemplare destinato a collezionisti di botanica

Entrando in siti informativi bisogna cliccare su questa scritta, per accedervi: ATTENZIONE!

Canapa è un prodotto da collezione per adulti. Entrando nella pagina dichiari di essere maggiorenne e di accettare le condizioni di vendita. Se sei minorenne ti invitiamo ad uscire dal sito e di ritornarci quando avrai compiuto 18 anni. 

Lobby della carta da legno. Lobby delle plastiche, Lobby farmaceutiche.

 

REGOLAMENTAZIONE NEL MONTO

Olanda

In questo stato c’è una normativa precisa in materia di stupefacente, il che rende il possesso di marijuana legale sino ai 5 grammi. Dunque più che una piena legalità, in realtà l’uso e il possesso di stupefacenti sono depenalizzati. Inoltre, come ben sanno i turisti, si ha la possibilità di consumare e fumare marijuana nei coffe shop, nei quali non si potrebbero comunque vendere più di 5 grammi a persona.

2013 Uruguay – Il primo paese a legalizzare la Cannabis, per combattere il narcotraffico, è stato l’Uruguay. Questo paese prevede grazie alla legge del 2013, il diritto all’autocoltivazione, ogni individuo infatti può coltivare al massimo sei piante per il consumo proprio e condiviso. Oltre alle piante coltivate, ognuno potrà detenere il raccolto dell’anno precedente sino a un massimo di 480 grammi. In ogni caso, è richiesta la registrazione della coltivazione che non avrà alcun costo e che serve esclusivamente per verificare la coltivazione sana e corretta.

La Marijuana in Uruguay prevede anche la vendita controllata da parte dello stato per chi non può o non vuole autocoltivare la cannabis in casa proprio. In questi casi la si può acquistare in farmaci, basta essere maggiorenni e registrarsi per confermarne l’impiego e l’acquisto. Il prezzo al grammo della marijuana è di circa 70 centesimi di euro al grammo. Rimane comunque illegale la coltivazione senza una specifica autorizzazione o che prevede una produzione al di sopra del limite prefissato.

 

Francia

Illegale, in questo paese sono previste pene sino ad un anno di carcere nel caso in cui si trovi qualcuno in possesso di droga. Nonostante la legge preveda ciò, in realtà, il Ministero della giustizia prevede che le forze dell’ordine in caso trovino qualcuno in flagranza di reato intervengano solo a fine di dissuadere l’individuo dall’utilizzo di tale droga.

 

Germania

E’legale esclusivamente l’uso ma non la coltivazione. E’ possibile detenere sino a un massimo di 10 grammi per non essere perseguiti dalla legge.

 

Giamaica

Questa è legale sino al possesso di 56,70 grammi, mentre si può scegliere di coltivare sino a 5 piante. I seguaci della tradizionale religione giamaicana, i rastafariani, possono utilizzare e possedere piante di cannabis senza alcuna limitazione. La legge a riguardo ha visto la sua approvazione il 25 febbraio del 2015.

 

Giappone

Sono illegali tutti i preparati che contengono il THC del 1948 e non si prevedono leggi che portino alla sua legalizzazione.

Israele

Illegale. Invece l’uso medico viene autorizzato a seconda dei casi clinici proposti al ministero della sanità.

Lussemburgo

In questo paese è legale la marijuana solo per scopi medici e solo per i maggiorenni.

Messico

Da Giugno 2017, il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha proposto un disegno di legge che potrebbe rendere legale e accessibile la marijuana per fini terapeutici. La coltivazione, invece, finalizzata alla ricerca medica non è più considerata illegale. In Messico è consentito comunque il possesso di un quantitativo che non dev’essere superiore ai 5 grammi di marijuana. Infine, la coltivazione per fini ricreativi è illegale, al momento solo 4 persone sono state autorizzate a coltivare e consumare marijuana grazie a un ricorso alla Corte Suprema Messicana.

 

Nuova Zelanda

In questo paese al momento la cannabis è illegale. Anche se durante il 2017 il Green Party, il partito di maggioranza al governo, sta studiando un disegno di legge che porti alla legalizzazione della Cannabis e all’approvazione di questo tramite un referendum popolare che possa decidere se legalizzare o meno la marijuana entro il 2020.

Regno Unito

La marijuana è illegale anche se ne è stato depenalizzato l’uso domestico.

Repubblica Ceca

La cannabis è legale possedere sino a 15 grammi di marijuana ed è legale coltivarla per uso personale, mentre ne è vietata la vendita.

Spagna

La marijuana non è legale, ma è depenalizzata ed è possibile consumarla in specifici social club dove non è prevista la vendita ma solo la condivisione della cannabis ad uso ricreativo.

Svizzera

La coltivazione e il possesso della cannabis sotto forma di stupefacente è illegale. Invece dal 1 Gennaio 2012 nei cantoni Vaud, Friburgo, Ginevra e Neuchatel è consentito coltivare sino a un massimo di cinque piante per persona, che abbiano però un tenore di THC inferiore all’1%.

Marzo 2016 – Polonia

Secondo la legge che è stata approvata i pazienti devono ricevere il permesso di utilizzare la cannabis da un ispettore farmaceutico regionale, insieme all’autorizzazione di un medico. Le patologie includono il dolore cronico, la nausea indotta da chemioterapia, la sclerosi multipla, la spasticità e l’epilessia farmaco-resistente. La cannabis sarà disponibile solo attraverso le farmacie registrate e deve essere prima depositata presso l’Ufficio per la registrazione dei medicinali. Delle 15mila farmacie registrate in Polonia, quasi il 90% sarà autorizzato a distribuire la cannabis e le istituzioni polacche prevedono che fino a 300mila pazienti potranno beneficiare della cannabis.

Per ora tutti i prodotti dovranno essere importati da altri paesi dell’Unione europea. Una deroga nella legge consente ai pazienti che non possono accedere alla cannabis in Polonia di visitare uno degli Stati membri europei in cui è legale per ottenere la propria prescrizione.

Dicembre 2017 – Paraguay e alcuni paesi dell’america latina

Il Congresso del Paraguay ha approvato una legge che istituisce un sistema a carico dello Stato per importare semi di cannabis e coltivarla a scopi medici.

Il paese ha autorizzato l’importazione di olio di cannabis dagli USA nel maggio 2017, sotto il controllo del ministero della salute, e la nuova decisione è stata accolta con favore dai pazienti per il fatto che i prodotti derivati saranno finalmente disponibili a livello nazionale.

La legge stabilisce la creazione del “Programma nazionale per lo studio e la ricerca medico-scientifico nell’uso della pianta di cannabis e dei suoi derivati” ed autorizza a promuovere la ricerca medica.

Il programma “garantirà il libero accesso all’olio di canapa e ad altri derivati ​​della pianta di cannabis a qualsiasi persona”. La legge prevede anche il coinvolgimento del Segretariato nazionale antidroga (Senad) come responsabile di ogni coltivazione o processo di produzione di cannabis per gli scopi stabiliti dalla legge, nonché per l’importazione di piante o semi di cannabis.

Perù, Cile, Argentina e Colombia avevano già legalizzato la cannabis per scopi medici. L’Uruguay ha completamente legalizzato la coltivazione e la vendita di cannabis per qualsiasi uso. .

Maggio 2018 Zimbawe

Lo Zimbabwe ha legalizzato la coltivazione di cannabisa scopo medico e per la ricerca scientifica. Segue le orme del Leshoto, il piccolo paese africano che era stato il primo nel continente a rilasciare licenze per la coltivazione, sempre a scopo terapeutico.

Ora i pazienti, così come le aziende, possono richiedere la licenza per poterla coltivare. Fino ad ora, era illegale coltivare, possedere o usare la cannabis nello stato, con pene che prevedevano fino a 12 anni di carcere.

 

Giugno 2018 Portogallo

Il Parlamento portoghese ha approvato la legge in discussione per legalizzare l’uso in medicina della cannabis per una serie di patologie. Il prossimo e atteso passaggio sarà la firma del presidente Marcelo Rebelo de Souza per l’approvazione finale. La proposta di legge precedente, che prevedeva l’auto coltivazione per i pazienti, era invece stata rigettata.

Il Portogallo nel 2001 è stato il primo paese europeo a depenalizzare il consumo di tutte le sostanze stupefacenti, con una mossa studiata per contrastare il consumo dilagante di eroina; non solo, perché in Portogallo sono presenti coltivazioni di cannabis a scopo medico con contenuto di THC, autorizzate a livello governativo per l’esportazione.

Il disegno di legge prevede che il paese inizierà a distribuire farmaci a base di cannabis per curare il dolore cronico, il disturbo post traumatico da stress, gli effetti collaterali della terapia antitumorale e alcuni altri disturbi. Tutti i prodotti avranno bisogno di una licenza del regolatore Infarmed, che l’anno scorso ha autorizzato la piantagione di marijuana medica nel Portogallo centrale.

 

Nel mondo le leggi sulla legalità, la depenalizzazione o la completa illegalità della marijuana sono diverse. Vediamo nel dettaglio qual’è la situazione nel mondo:

Argentina: in questo paese il possesso della marijuana è legale sino a 5 grammi, solo nel caso in cui s’impieghino inflorescenze essiccate. Lo spaccio e le coltivazioni di grandi entità sono comunque illegali e prevedono delle pene carcerarie.

 

Australia: questa è depenalizzata nella maggior parte degli stati del paese e rimale illegale solo nel Nuovo Galles del Sud e in Tasmania. Infine, è legale l’uso in tutto il paese solo per uso terapeutico.

 

Belgio: al momento questa è completamente illegale, anche se il governo sta seguendo un programma di ricerca che vuole stabilirne la reale efficacia medica e terapeutica.

 

Brasile: qui la cannabis è illegale ma depenalizzata, quindi è possibile possederne una quantità personale purché questa sia inferiore ai 20 grammi.

 

Camerun: la coltivazione della cannabis sativa è illegale, ma chi è affetto dai tumori o dall’Aids può impiegarla come antidolorifico.

 

Canada: illegale per uso ricreativo ma legale per uso terapeutico. In questo paese si va verso la legalizzazione anche ad uso ricreativo. Al momento c’è una proposta di legge di Trudeau, che permetterà agli adulti di possedere sino a un massimo di 20 grammi di marijuana. Se tutto dovrebbe andare come previsto da Trudeau, entro l’estate del 2018 la Cannabis sarà legale anche per uso ricreativo.

Stati Uniti d’America

Negli Stati Uniti è illegale l’uso della marijuana a livello federale, nonostante ciò sono diversi gli stati che hanno approvato delle normative che contemplano l’esenzione per uso medico, in altri invece è possibile possedere la marijuana anche ad uso ricreativo.

Al momento la liberalizzazione della cannabis è la sua depenalizzazione è stata approvata negli stati della California, Nevada, Maine, Massachusetts, Colorado, Stato di Washington, Oregon, Washington D.C. Mentre la coltivazione per uso strettamente medico è previsto negli stati della Florida, Montana, North Dakota e in Arkansas.

Le misure approvate in California sono quelle maggiormente liberali, in quanto prevede che lo stato consideri l’uso di marijuana al pari di quello degli alcolici. Per questo motivo sono state varate delle specifiche misure per tassare e controllare la produzione legale della droga leggera. Infine, secondo tale disciplina i maggiori di 21 anni potranno possedere al massimo 28 grammi di marijuana per uso personale e si possono piantare in casa sino a sei piante.

 

CANAPA: MEDICINA, AGRICOLTURA, OCCUPAZIONE, ECOLOGIA ED ECONOMIA

 

Per saperne di più:

www.it.wikipedia.org/wiki/Cannabis_sativa

www.cannabis-med.org

IACM, International Association for Cannabinoid Medicines

www.lapiantiamo.it

Associazione LapianTiamo

www.pazienticannabis.org

Associazione Pazienti Impazienti Cannabis

www.medicalcannabis.it

Associazione Cannabis Terapeutica

www.cannabisterapeutica.it

Associazione Luca Coscioni

www.letsweed.com

Sito online che mette in contatto pazienti e medici che prescrivono cannabis terapeutica

https://naturegoingsmart.com 

Magazine scientifico online

Escher Maurits C. – Metamorfosi

Correva l’anno 1987, non ricordo, chi, mi ha regalato questo favoloso puzzle di Esher di 3000 pezzi alto 21,5 x 100 e per questione di manegevolezza x 4.

Mi è caro questo puzzle perché mi ha accompagnato per 30 anni, ha subito 5 trasloschi  in tutti questi anni, mi ha sempre accompagnato… Me ne sono innamorato subito e in tutte è 5 case in cui ho abitato lo avevo sempre in bella mostra (di solito in sala) e disponibile a dialogare con gli eventuali ospiti.

Ha cominciato a dialogare con me, con mia madre e anche tanto, con amici, parenti, nipoti… Lui è sempre li, pronto disponibile, in silenzio, aspetta, aspetta che qualcuno cominci a comunicare.

Qualcuno mi chiese, con tutte le cose che hai da fare trovi il tempo anche di fare questo inedito e particolare puzzle… gli risposi, ogni tanto… per me non è un puzzle da terminare e appendere al muro, perché e come ucciderlo… è da fare per tutta la vita (e allora era finito neanche il secondo rettangolo). Mi ha fatto compagnia silenzioso e in attesa

Oramai, dopo 30 anni è rimasta da “puzzlare” l’ultima parte e ahime mi sono accorto che alcune tessere si sono smarrite nei 5 traslochi e nelle 5 case. In un primo momento mi sono arrabbiato ma poi ripensandoci, ho pensato: “E’ giusto che qualche tessere si è smarrita, forse era stanca ed è scappata… Ho cercato su internet e ho capito che era impossibile trovare le tessere originali per la Ravensburg comunicava che non so ogni quanti esemplari di stampa, la matrice veniva buttata e sicuramente quelli stampati negli ultimi anni variava, pochissimo, ma variava.

Ho deciso, allora, di non cercare più le tessere nuove e se un giorno lo dovessi terminare, lo incornicerò con le tessere mancanti e nella parte posteriore scriverò la data della messa in opera, il nome di chi ha collaborato, l’anno, il luogo e le case in cui è stato.

Una sua opera: “Metamorfosi”.

Maurits Cornelis Escher

E’ stato un incisore e grafico olandese (Leeuwarden, 17/06/1898 – Laren, 27/03/1972)

Il nome di Escher è indissolubilmente legato alle sue incisioni su legno, litografie e mezzetinte che tendono a presentare costruzioni impossibili  esplorazioni dell’infinito , tassellature del piano e dello spazio e motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti.

Le opere di Escher sono infatti molto amate dagli scienziati, logici, matematici e fisici che apprezzano il suo uso razionale di poliedri, distorsioni geometrie ed interpretazioni originali di concetti appartenenti alla scienza, sovente per ottenere effetti paradossali.

Escher, l’ho amato anche io e in modo particolare una sua opera: “metamorfosi” mi ha fatto compagnia dalla fine degli anni ’80.

 

 

 

Frankl Viktor E.

Perché Victor  Frankl? Perché dopo la mia uscita da un un tunnel che mi ha devastato: fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, rovistando nella mia biblioteca, ho trovato diversi libri di Frankl (di cui mi onoro di averlo conosciuto e salutato di persona dopo una sua conferenza all’Università Salesiana di Roma) e di alcuni autorevoli discepoli, fra cui E. Fizzotti (sono stato suo allievo e studente della facoltà di Pedagogia dell’educazione e formazione.

Quando ero nel tunnel, compensavo la mancanza di significato con surrogati e atteggiamenti lesionisti, anche se mi era venuto in mente di aver studiato Frankl e di possedere qualche suo libro e libri di autorevoli maestri ma non avevo trovato la “volontà” di prenderli e trovare un “senso e un significato” al mio periodo nero.

Dopo aver dato uno shock alla mia vita: cambiare città e stile di vita, sto rileggendo qualche libro che avevo studiato e studiando qualche libro che avevo letto.

Sto riprendendo vita… sto ridando significato alla mia esistenza e al mio vivere: ho dei sogni, sto progettando, sto realizzando delle cose…

Non ho dovuto decidere chi sono e cosa voglio, ho una certa età ma riprendere il mio cammino, dando significato alla mia esperienza negativa e vivere la vita e miei valori, serenamente…

Inconsapevolmente perché non lo avevo studiato e quindi non lo potevo conoscere ho usato, o meglio ho aiutato mia madre a ridare un significato alla sua esistenza.

In quel periodo ero religioso e dato che mia madre stava male, stava vivendo una forte, fortissima crisi depressiva e nonostante trattata con farmaci, non riusciva a risollevarsi.

Lei una donna dinamica, casalinga, ha tirato su 5 figli ma sempre ad aiutare mia padre in campagna e nel suo tempo libero, la domenica pomeriggio fino al tramonto a chiacchierare con le amiche del circondario sul muretto della strada davanti casa.

Aveva un hobby, che non l’aveva mai lasciato: lavorare l’uncinetto: dalle sue mani ha creato opere d’arte centrini per comò, centri tavole tavole, tovaglie per tavole, coperte, lenzuola con uncinetto, copertine per culle, per le figlie, le nuore, per le nipoti di sangue e acquisite, per i nipoti ancora non sposati, per i figli dei nipoti, neanche ancora concepiti… Lei era felice che i nipoti gli chiedevano di fargli qualcosa. Non l’ha mai voluto fare per soldi, ricordo una volta che una signora sapendo della sua bravura e capacità voleva una coperta per la figlia che si doveva sposare. Gli offri 600 mila £ che per quel tempo erano proprio tanti soldi.

E’ avvenuto qualche anno dopo la morte di mio padre. Sapevamo cosa rappresentava per lei mio padre, oltre ad essere stato il marito e compagno di una vita, se dovevano andare da qualche parte, quindi allontanarsi da casa non andavamo mai tutti e due insieme. Lo chiesi a mio padre, è la risposta fu: “Se usciamo insieme e ci succede qualcosa, voi rimanete soli, mentre se succede qualcosa a me o a tua madre, voi rimanete sempre con un genitore”. No ho avuto il coraggio di dirgli qualcosa. Anche se negli anni, sono venuti a Roma diverse volte, a Milano, no venne solo mia madre, accompagnata dalla prima sorella e dalla mia prima cognata.

Quando arrivavo a casa lei era sdraiata in poltrona e contrariamente alle altre vole o come era il suo solito fare… arrivavo neanche alzava la testa per salutarmi, quindi mi abbassavo per abbracciarla e baciarla. Dentro di me non me ne facevo ragione, stava mettendo in crisi anche il fatto di stare lontano da lei. Ricordo che una volta prima di ripartire, mi sedetti sul bracciolo della poltrona e gli parlavo facendogli sentire il mio contato fisico e con me assisteva anche una mia cognata. Come in questi casi, si dice: “Mamma, devi essere anche tua ad aiutarti… ti devi sforzare… non riesco a vederti cosi… aiutati che Dio ti aiuta… e per puro caso e non so neanche io perché gli ho detto: “Mamma, sei stata accanto a papa sempre, felice di esserci e a lui non piace che stai così… hai lavorato l’uncinetto per tanti anni, hai fatto di tutto a tutti a me non hai mai fatto niente…”.

La sera partii, a malincuore ma partii perché gli impegni con i miei superiore era di rientrare la domenica sera e perché il lunedì iniziava l’Università.

La sera successiva ricevetti una telefonata da mia cognate che mi diceva: “Mimmo, stamattina tua madre ha ripreso a lavorare l’uncinetto, ha voluto cha andassi a comprargli il filo, cosa che ho, fatto”, mi è venuto spontaneo dirgli, passamela a telefono e che gli dissi: “Grazie mamma, se tu ti rimetti a lavorare l’uncinetto vedrai che lascerai anche le medicine”, lei mi rispose: “Vediamo, lo spero. Ma cosa vuoi che ti faccio…”, Mi prese alla sprovvista e gli dissi le prime cose che mi vennero in mente che so un  merletto con melograni più o meno alto 15 o 20 cm. Avevo pensato al merletto per le tovaglie dell’altare, il merletto per il camice dell’altare, merletto per dalmate…

Mia madre riprese a lavorare l’uncinetto, si alzava di buon’ora la mattina e cominciava subito, anche quando è stata ospite per diversi mesi e per più volte a casa mia a Roma. Avendo lasciato l’esperienza religiosa, smise di ricamare merletti e anche a me fece, coperte, centri per comò, centri, tavoli, tovaglie, quadri di pizzo ecc,

Smise dopo più di 20 anni prima dell’ultimo pranzo il 26 aprile 2006 e per tutto questo periodo non è stata mai più male, tranne un  diabete sotto controllo e mai più uno psicofarmaco.

(*)Ho sempre custodito gelosamente il suo libro: Uno psicologo nel lager e di cui mi ha autografato la copia dopo avermi dato la mano mentre con l’altra una pacca sulle spalle.

 Viktor Emil Frankl (Vienna26 marzo 1905 – Vienna2 settembre 1997) è stato un neurologopsichiatra e filosofo austriaco, uno fra i fondatori dell’analisi esistenziale e della Logoterapia, metodo che tende a evidenziare il nucleo profondamente umano e spirituale dell’individuo. Fu prigioniero in quattro campi di concentramento nazisti tra cui Auschwitz e Dachau.

Viktor E. Franckl

Il metodo di Frankl è considerato come il terzo metodo della scuola viennese (dopo quelli di S. Freud e A. Adler).

A partire dall’esperienza della deportazione e internazione scrisse i volumi: Uno psicologo nel lager,  Alla ricerca di un significato della vita e I fondamenti spirituali della logoterapia. A lui si deve la definizione di nevrosi noogena, concezione secondo la quale l’equilibrio psichico dipende dalla percezione significativa del sé e del proprio vissuto.

Secondo Frankl, quando l’individuo non si sente “significativo”, cerca compensazione o in gratificazioni artificiali (droghe chimiche e psichiche) o in atteggiamenti di potenza (comportamenti distruttivi ed autodistruttivi). Da qui la differenza tra l’uomo d’oggi che non è più frustrato sessualmente (come l’uomo del secolo scorso), ma si sente frustrato nell’universo valoriale (differenziando così il focus dell’approccio logoterapeutico dall’originaria metapsicologia psicoanalitica pulsionalista).

« Che cos’è, dunque, l’uomo? Noi l’abbiamo conosciuto come forse nessun’altra generazione precedente; l’abbiamo conosciuto nel campo di concentramento, in un luogo dove veniva perduto tutto ciò che si possedeva: denaro, potere, fama, felicità; un luogo dove restava non ciò che l’uomo può “avere”, ma ciò che l’uomo deve essere; un luogo dove restava unicamente l’uomo nella sua essenza, consumato dal dolore e purificato dalla sofferenza. Cos’è, dunque, l’uomo? Domandiamocelo ancora. È un essere che decide sempre ciò che è. »

 

Omega 3, 6, 9

Acidi grassi insaturi, amici dell’organismo umano

Benefici sull’uomo:

Gli Omega 3 sono presenti nell’organismo in concentrazioni minori rispetto agli Omega 6, ma in un numero di cellule molto maggiore.

Il meccanismo d’azione degli acidi grassi essenziali (insaturi) azione ormone simile ma, a differenza degli ormoni, agiscono sul tessuto che li ha prodotti.

Hanno un’azione sul cervello, retina e gonadi.

L’assunzione di livelli adeguati è ottimo durante la gravidanza e l’allattamento è quindi importante azione sul feto e bambino.

Posseggono un’importante attività antiaggregante piastrinica.

Agiscono a  livello cardiovascolare, come il controllo del ritmo cardiaco e della pressione arteriosa, sono stati osservati con quantità ottenibili dall’alimentazione, mentre altri, come la riduzione dei trigliceridi e del rischio di trombosi, richiedono tempi di assunzione più lunghi.

Quindi Omega, acidi grassi insaturi ad utili per:

L’arteriosclerosi e le malattie cardiovascolari: attraverso la riduzione dell’effetto trombogenico e il rallentamento dello sviluppo della placca aterosclerotica; le malattie infiammatorieartrite reumatoide, morbo di Chron, la colite ulcerosa; la pelle in caso di psoriasi, dermatiti; cervello per sviluppo cognitivo, morbo di Alzheimer,  gravidanza e sviluppo neonatale, depressione e disturbi comportamentali; altre patologie quali asma allergico, diabete, cancro (riduzione del rischio).

Dove si trovano gli Omega e cosa dobbiamo mangiare per assumerli?

Di origine animale: Merluzzo, salmone, olio di krill (invertebrati marini), tonno, sgombro, pesce spada, alice, aringa, sardina (i più comuni) e diversi altri. Molluschi e crostacei sono meno rilevanti.

Di origine vegetale: verdure a foglia verde, noci, frutta secca in generale, olio d’oliva, olio di lino, olio di sesamo, olio si semi di tè, olio di palma, olio di colza, olio di girasole, olio di mandorla, olio d’arachidi, olio di nocciole, olio di soia (i più comuni) e diversi altri.

Questo integratore è meglio assumerlo tramite il cibo ma esistono in commercio varie marche e a prezzi diversi.

Cacao

Antiossidante, antidepressivo…

 Il cacao, oltre che è buono è un alleato del cuore e del cervello, è un alimento ricco di:

proteine (le proteine svolgono una vasta gamma di funzioni all’interno degli organismi, tra cui la catalisi delle reazioni metaboliche funzione di sintesi come replicazione del DNA, la risposta agli stimoli).

vitamina B (queste vitamine hanno proprietà molto utili all’organismo umano, infatti costituiscono un ruolo essenziale al normale funzionamento del sistema nervoso e al tono muscolare dell’area gastrointestinale).

Serotonina (agisce sul tratto gastrointestinale, vasi sanguigni, piastrine, terminazioni nervosi, dall’azione antiossidante e antidepressiva).

Che cos’è il cacao

Il cacao fu importato in Europa dall’America da Cristoforo Colombo.

Il cacao è ricavato dai favi dei frutti della pianta di cacao mediante il processo che va dai semi alla triturazione fino ai vari modi di rivenderlo, polvere, tavolette di cioccolata con più o meno percentuale di cacao. La percentuale più è alta tanto più ha effetti benefici  sull’uomo, e come abbiamo detto, in modo particolare al cuore e al cervello.

Proprietà e benefici del cacao

Il cacao contiene: proteine, lipidi, glucidi, diversi sali minerali e vitamine del gruppo B e ancora, serotonina, tiramina, caffeina, teobromina e feniletilamina.

Gli antiossidanti del cacao aiutano a combattere l’azione dei radicali liberi, mentre teobromina e caffeina aiutano a mantenere la concentrazione. La serotonina e la tiramina sono utili contro la depressione e i disturbi d’ansia.

Per beneficiare appieno delle proprietà del cacao occorre consumare quello amaro, come ingrediente di varie ricette, oppure il fondente (in base alle vaie marche può contenere dal 45 al 100%).

Il cacao è molto energetico, è bene non esagerare con il consumo. Le sue caratteristiche ne fanno un alimento particolarmente consigliato a persone che hanno problemi di cuore e pressione alta, agli sportivi e agli adolescenti.

La caffeina presente nel cacao potrebbe aumentare nervosismo e insonnia nelle persone predisposte.

Valore nutrizionale in 100 g.

Energetico: 1,0%

Grassi: 2,0%

Acidi grassi saturi: 4,0%

Rimpatri migranti economici

Rimpatri volontari migranti economici

Ricordo che la prima volta, ne ho parlato, con un clandestino tunisino nel 2009 (la crisi non era ancora arrivata, in maniera devastante e a Tunisi c era il dittatore Zine El-Abidine Ben Ali , messo lì dai servizi segreti italiani).

Visto la difficoltà di trovare un lavoro ma si era integrato benissimo, si era pentito di essere venuto in Italia, in quanto nessuna istituzione italiana, dopo il classico sbarco l’identificazione nei centri di prima accoglienza, foglio di via e basta.

Un ragazzo, di 21 anni, fisicamente, un modello e che si era rivolto a me, perché in quel periodo mi occupavo anche di nuovi volti.
In quasi 6 mesi di conoscenza con me, aveva imparato l’italiano, si era integrato benissimo.. a mangiare pasta e a saperla cucinare, (non mi hai fatto il cous cous, perché diceva siamo in Italia e in Italia si mangia pasta), frequentava solo italiani, ascoltava musica italiana (gli piaceva molto Laura Pausini), leggeva e ascoltava notizie italiane, si informava sulla cultura italiana…

Che era una persona per bene l’ho capito frequentandolo: fumavamo entrambi e mentre io il mozzicone lo buttato per terra, lui aspettava di arrivare ad un cestino per buttarlo, me ne sono accorto, ho imparato anche io e tuttora lo faccio.

Una volta trova un portafoglio alla Stazione Termini, con tutti i documenti, carte di credito e circa 50 euro. Porta tutto alla stazione di polizia alla piazza antistante alla stazione. Viene ricevuto, gli viene chiesto un documento (che non ha), gli prendono il portafoglio, non gli rilasciano nessun verbale ma in compenso gli fanno un ulteriore foglio di via.
Comunque come logico, non va via (con il foglio di via), perché ha consumato tutti i suoi averi (circa 3000 euro) pagando il viaggio alle organizzazione criminali che dal paese di origine l ho portò in Libia e da li a bordo di un barcone in Italia.
Nei centri di prima accoglienza, oltre al lavoro di routine, dovrebbe intervenire una “proposta di rimpatrio volontario” con una adeguata somma tracciabile e seguito dall’ambasciata italiana o altra istituzione in grado di seguire l’iter del rimpatrio
Chi accetta, dargli, un supporto economico (che ne so 10.000 euro, che per un italiano è abbastanza, per un nord africano è moltissimo), formazione per poter avviare un attività produttiva nel loro paese.
Questo modo di cooperare con i paesi in via di sviluppo, ha diverse conseguenze:
Aprire un azienda locale che produce e reinveste in loco:
Una persona diventa piccolo imprenditore,
Una famiglia vive da questa attività,
Sicuramente questa attività impiegherà dei collaboratori,

Questi collaboratori, sosterranno economicamente le loro famiglie.

Il tutto regolamentato e verificato dalla ambasciata italiana e istituzione locale o altra istituzione che controlla il controllore e il controllato.
Questo per far si che i soldi partono e arrivano dove devono arrivare e che non si perdono per strada e anche il destinatario finale “realizzi” il progetto per se e per la sua terra.
Il contributo erogato dargli una percentuale iniziale e il restante erogarlo puntualmente nel progredire del progetto.
Se ha sviluppo continuare a seguirlo e porlo come modello di sviluppo sostenibile e di esempio.
Logicamente chi ha usufruito della risorsa economica non può più tornare in Italia clandestinamente: basta prendere le impronte digitali, digitalizzare i suoi documenti, creare una banca dati, ad esempio Albo dei rimpatri volontari.
O agire a monte, preventivamente, offrendo delle borse di studio nelle università locali a studenti meritevoli  e con masters in paesi dove possono approfondire la propria materia di facoltà
Penso solo così si possono ridurre, arginare  i fenomeni migratori per ragioni economiche.