Cosi come successe ormai più di un anno fa in Italia, con il decreto dignità emanato nell’aprile 2019 che vietava ogni forma di marketing, accordi e pubblicità anche indiretta con società di scommesse, anche in spagna dalla fine di questo campionato di calcio 2020/2021 dovranno essere dismessi tutti i contratti con le case di scommesse.
Il gioco resta legale e si potrà continuare a giocare con le stesse modalità di prima, ma sarà vietata ogni forma di pubblicità anche indiretta relativa a premi in denaro derivanti da scommesse o giochi.
Questo sarà un grosso danno per le società sportive soprattutto della Liga, dal momento che 7 squadre su venti hanno collaborazioni con altrettante società di scommesse – le uniche a rimanerne fuori sono Barcelona e Real Madrid, in quanto hanno in essere accordi globali ed esteri e non vengono intaccate da questa nuova norma emanata dal ministro spagnolo Garzon.
Questa forte scossa alle squadre è stata data in considerazione del fatto che data l’alta popolarità e seguito che queste squadre hanno, si è verificata una sorta di “normalizzazione” del gioco, comportando rischi per la salute e sociali. Soprattutto tra i giovanissimi si è visto un aumento del gioco d’azzardo dal 29 al 40% negli ultimi 4 anni, e la quantità di denaro che i giovani spendono ogni anno nelle scommesse e giochi online sale del 13% ogni anno.
Dati davvero allarmanti che hanno fatto correre ai ripari con un decreto legge, anche se forse nascondere il problema impedendo di pubblicizzarsi non farebbe scendere i numeri ma solo spostarli su altre piattaforme. Sarebbe stato meglio forse concentrarsi su una giusta informazione e educazione dei più giovani che non semplicemente nascondere il problema del gioco. E soprattutto secondo noi il problema del gioco non nasce da una pubblicità vista a bordo campo ma da problematiche ben più profonde che un decreto legge non può risolvere e capire. Ma al di là di tutto questo le previsioni di perdita in caso di perdita di sponsor da scommesse si aggirerebbero sui 90 milioni di euro, una cifra enorme e difficilmente raggiungibile con altre aziende sponsor.
Il nuovo decreto non impedisce completamente il passaggio radio o tv degli spot delle società di scommesse, ma questo permesso è limitato a un’ora al giorno tra le una e le cinque del mattino. Inoltre questo decreto impedisce il pubblicizzare interamente o a blocchi gli stadi e i campi da gioco di qualsiasi sport, questo rende quindi praticamente impossibile ogni partnership tra calcio e scommesse (in quanto il calcio è il settore che verrà più colpito da questa limitazione).
In Italia, che ci siamo passati prima, abbiamo visto che la riduzione della partnership tra il gioco di qualsiasi sport e le case da scommesse ha penalizzato non solo il gioco di per se, ma anche le trasmissioni che parlavano di calcio, quindi banner pubblicitari mancanti e soldi in meno alle leghe sportive. La paura principale che veniva esternata era di perdere una fonte di reddito importante soprattutto in rapporto ad altre società straniere.
Piano piano su questo punto ci stiamo allineando in tutta Europa.