Nel giugno 2018 ho scritto un documento intitolato “Alcune Tesi sulla attuale situazione politica”. L’ho inviato a circa 300 indirizzi email: Federazioni e gruppi anarchici, archivi, case editrici, redazioni di periodici libertari, singoli compagni e compagne, amici e persone di sinistra che ritenevo potessero essere interessati. Nel presentarlo scrivevo:
“La situazione politica nel nostro paese – e più in generale in Europa e nel mondo – presenta caratteristiche nuove e per certi versi inedite, drammatiche e inquietanti. Non mi sembra che, rispetto a ciò che sta avvenendo e alle tendenze in atto, da parte del movimento libertario ci sia stato finora un livello di analisi e di comprensione adeguato alla situazione. Ho scritto un documento (…) che mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione. Il documento era stato pensato inizialmente come un contributo a una discussione interna tra i soci della Cooperativa che gestisce la Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese. Mi è cresciuto tra le mani, ed è diventato qualcosa di molto più impegnativo. Essendo convinto che nel testo ci siano dati ed elementi di riflessione utili anche per altri, ho deciso di farne da subito una diffusione molto più ampia di quanto inizialmente avessi pensato. Spero che si apra un dibattito. Ogni contributo, anche critico, sarà gradito”.
A distanza di più di due mesi, mi sembra opportuno sottoporre a una verifica le questioni sollevate nel documento, alla luce degli avvenimenti successivi e dei riscontri – positivi o critici – da me ricevuti da parte di diversi interlocutori.
E’ mia intenzione dare a questo aggiornamento una diffusione molto ampia. Tra i potenziali lettori ci saranno perciò anche persone che non hanno ricevuto il primo documento. Questo mi impone di dedicare un certo spazio a riassumerne i termini essenziali, pur nella consapevolezza che rischio di annoiare chi invece il primo documento lo ha letto. Al tempo stesso, in considerazione del fatto che questo secondo documento è destinato anche a settori della “sinistra diffusa” (mentre il primo documento era stato pensato per una circolazione ristretta quasi esclusivamente al movimento anarchico), ho cercato di eliminare tutti i riferimenti e le critiche riferite a questioni interne dell’area libertaria.
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Anzitutto, questo è l’elenco delle Tesi
1) Le categorie “destra” e “sinistra” sono ancora valide.
2) La crisi della sinistra ha radici profonde e strutturali.
3) Le elezioni politiche del 4 marzo 2018 hanno dimostrato l’esistenza di un forte malessere sociale e un desiderio di cambiamento (male indirizzato).
4) Il nuovo governo nasce nel segno della Lega. E’ Salvini l’uomo forte che detta la linea.
5) Moriremo leghisti (forse).
6) La questione dei migranti e dei profughi è oggi la più importante. Prima di tutto, è indispensabile avere noi le idee chiare.
7) Siamo nella merda, ma dobbiamo essere consapevoli che potrebbe finire ancora peggio.
8) I libertari devono mantenere la loro autonomia, ma servirebbe una sponda istituzionale. Purtroppo, sotto questo profilo, il panorama intorno a noi è desolante.
9) Quella che dobbiamo affrontare, più ancora che una lotta politica, si configura come una battaglia di civiltà.
10) Per una azione politica efficace serve una strategia.
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Da qui in poi riprenderò in esame, una per una, le Tesi. Anzitutto riporterò – in corsivo – le argomentazioni utilizzate nel documento del 21 giugno. Di seguito – in tondo – troverete gli aggiornamenti e alcune considerazioni aggiuntive.
1) Le categorie “destra” e “sinistra” sono ancora valide. Personalmente sono convinto che le categorie destra/sinistra, utilizzate per “leggere” e interpretare le idee, le proposte, le realizzazioni e i comportamenti politici, per quanto in crisi e ritenute da molti superate, restino le più utili. Sicuramente sono più chiare ed esplicative di altre categorie molto utilizzate attualmente, tipo “populismo” e “antipolitica”. Non che una categoria come “populismo” sia priva di valore e di utilità, ma certo ha un margine di ambiguità e spesso con tale termine si identificano fenomeni molto diversi (dal bolivarismo venezuelano al lepenismo francese, da “Podemos” in Spagna a Orbàn in Ungheria). La questione di che cosa sia esattamente il populismo andrebbe approfondita, ma non è questa la sede per farlo. Tornando a destra/sinistra, si può affermare, con Norberto Bobbio, che essere di sinistra vuol dire essere solidali e volere l’uguaglianza (o perlomeno una maggiore giustizia sociale) tra gli esseri umani. Di conseguenza, essere di destra significa il contrario, cioè essere favorevole o sostanzialmente indifferente al fatto che ci siano e si perpetuino le disuguaglianze (salvo magari piccoli aggiustamenti e qualche modesta misura a favore degli ultimi, per non lasciarli morire di fame). E’ di destra ritenere che le differenze di condizioni e la concorrenza tra gli esseri umani siano “naturali” e anche utili, perché stimolano l’intraprendenza e favoriscono lo sviluppo. Poco importa che poi l’essere di destra sia stato declinato in modi molto diversi, dalla destra militarista e fascista, autoritaria o totalitaria, fino al liberismo estremo e all’anarco-capitalismo. Oggi, quella che prevale in genere, e con cui dobbiamo confrontarci in Italia e in Europa, è piuttosto la “destra sociale”, che spesso fa breccia anche tra le classi popolari perché si interessa dei loro problemi e, almeno in parte, cerca di farsene carico. Si occupa della – e crea una – comunità, ma è una “comunità escludente”, che alza delle barriere e difende solo chi è interno, mettendolo in contrapposizione e in guerra con l’esterno (“l’altro”, il diverso, lo straniero). Ma la destra liberista non è certo scomparsa, e spesso controlla il potere vero.
In questo caso, rispetto al primo documento, non ho eliminato niente. Si tratta di una tesi particolarmente importante, su cui si regge tutto il resto del ragionamento. Se la premessa è sbagliata, gran parte di ciò che segue può essere tranquillamente gettato nel cestino. E’ possibile che molti dei destinatari di questo bollettino trovino la mia tesi scontata, quasi ovvia. Non è così. Nessuna delle tesi sopra elencate può essere condiderata scontata, questa meno di tutte. Accettare e fare propria ognuna di queste tesi, oppure respingerla, ha – dovrebbe avere – delle conseguenze, nel proprio comportamento e nella attività politica che si svolge.