L’ “ARTE DELLA GUERRA” di Choo Kang Sing
Intervista a Choo Kang Sing
Nasce dalla parabola evolutiva durata sette anni la proposta marziale al di fuori degli stili e al di sopra delle singole discipline che un giovane maestro cino-malese, Choo Kang Sing, formulava nella palestra della Società Fiamma Yamato.
Choo Kang Sing, 34 anni, nativo di Kuala Lampur (capitale della Malaysia) da genitori cinesi ha una personalità forte e complessa, modellata su quell’equilibrio tradizione/modernità fondamentale per chi si muove in ambito marziale dalle nostre parti: “Il mio cervello è occidentale, ma il mio spirito rimane orientale”.
In una intervista il maestro Choo lamentava, ad esempio, il fatto che in Italia il maneggio delle armi e – più in generale – la pratica marziale venivano concepiti più dal lato coreografico che da quello dell’efficacia dei movimenti, dava molto rilievo alla conoscenza del corpo ed alle tecniche di respirazione – ma, rispetto ad oggi, più ancorata allo stile da cui aveva preso il via la sua esperienza marziale.
Lam Kun Pack Toi è originario della città cinese di Canton e letteralmente significa: “Pugno del Sud ed Calcio del Nord”, ma per Choo ha un altro significato e cioè “attraverso la conoscenza del corpo e del mondo si arriva a conquistare”.
Il primo periodo, che noi chiamiamo “Fa Kun Soi Toi”, serve per preparare il corpo e liberare la mente dai suoi tabù. Dopo si può passare a “Lam Kun Pak Toi”, che si diversifica dagli altri stili per i calci: questi ultimi sono molto perfezionati e vengono studiati scientificamente per poter calcolare l’agilità, la potenza, l’uscita. Anche per le tecniche di mano sono richieste molta velocità e penetrazione.
Posso dire che il mio è uno stile prettamente di combattimento. Le forme sono spezzate, cioè ci sono sequenze di pugno, di calcio, di posizioni fondamentali e di rotazioni; le varie sequenze vengono poi riunite in varie combinazioni per ogni singolo allievo, a seconda delle sue caratteristiche. Noi usiamo solo nelle eventuali dimostrazioni le varie acrobazie che si vedono in molti stili e film; in un combattimento vero non servono.
Ecco cosa disse Choo Kang Sing del suo stile in una intervista:
“Insegno l’arte marziale come l’antica arte della guerra, come metodo del movimento, della filosofia. Si parla di un’arte vista attraverso un unico metodo; io provengo infatti proprio dalla fonte. L’arte di cui sono a conoscenza è l’inizio, il centro di tutte le tecniche delle arti marziali. Dopo questo punto c’è stato il vuoto e da esso sono poi derivati gli altri stili, come il Siu Lam, il Wing Chun, il Chai Li Pat, il Pa Kuan eccetera, che adesso sono stati divisi in stili del Nord e del Sud”. “Se si fondono tra loro questi metodi” – continua il maestro Choo – “abbiamo il Wushu. Quest’ultimo è un’esigenza moderna, viene preso come pratica ginnica, non è concepito come arte da combattimento nella forma originaria. È come la vedono i giapponesi: c’è l’arte centrale, che è appunto l’arte della guerra, segue un periodo di vuoto e infine c’è il tutto che viene tramandato di padre in figlio; e se le arti vengono viste separatamente ecco che abbiamo judo, karate, aikido, kendo ecc. e ciascuna ha un proprio fondatore”.
La Palestra Fiamma Yamato in cui 600 allievi praticavano la sua disciplina
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