Quando nel 1969 ebbi la prima motopesante italiana, la Moto Guzzi V7 750 Special, il mercato viveva una vera e propria rivoluzione. Le moto abbandonavano il ruolo di mezzo economico di trasporto per diventare oggetto di desiderio e lusso desinato a privilegiati appassionati.
L’Inghilterra era stata fino agli anni ’60 l’unica produttrice di grandi cilindrate e con l’Italia aveva il monopolio dei più grandi marchi produttori al mondo di motociclette.
Una leggenda degli anni ’60: la NORTON ATLAS
che ancora oggi è base per splendide moto
In un breve arco di tempo le grandi case giapponesi che negli anni ’50 avevano prodotto solo ciclomotori economici introdussero eccezionali modelli pluricilindrici moderni ed affidabili.
Nell’ottobre del 1968, la Honda lanciò la CB750 Four. Impossibile trovarle un difetto.
E c’erano anche due tempi con prestazioni mostruose: Le Kawasaki 500 e 750. Forse la moto che mi ha dato più emozioni: solo da giovani si possono ignorare i rischi della altissime velocità con moto sempre oltre i limiti di tenuta di strada dell’epoca.
Da un giorno all’altro i giapponesi si affermarono come costruttori di moto tecnologicamente superiori.
Un mercato che è cresciuto in quantità e qualità fino ad oggi : i vertici di gamma nella storia.