Storia della bandiera

Storia della bandiera dell Sardegna “Bandiera dei quattro mori”

 

La Bandiera dei quattro mori (nome informale) è la Bandiera  ufficiale  della  Regione  Autonoma  della  Sardegna.

In campo bianco crociato con in ciascun quarto una testa di moro bendata sulla fronte in direzione opposta all’inferitura

Nei secoli molti studiosi si sono mossi in un complesso pieno di leggenda e realtà storica, tra Spagna e Sardegna, ma tutt’oggi la sua origine rimane un mistero.


 

 

Bandiera dei quattro mori a Croce di Alcozar – Gaspar de Torres – Armorial de Aragon

 

 


La tradizione iberica

La tradizione spagnola la considera una creazione di Re “Pietro I di Aragona”, quale celebrazione della “vittoria di Alcoraz 1096″. La battaglia sarebbe stata ottenuta grazie all’aiuto di San Giorgio (il cui stendardo era una croce rossa su sfondo bianco),il quqle sarebbe intervenuto lasciando poi sul campo le quattro teste recise dei resaraceni(i quattro mori)

La tradizione sardo – pisana – La tradizione lega lo stemma al leggendario gonfalone dato da Papa Benedetto VIII ai Pisani in aiuto dei sardi contro i crudeli saraceni di Musetto, che cercavano di conquistare la Penisola Italica e la Sardegna

Le altre possibili origini – Secondo alcuni studiosi, la bandiera quattro mori potrebbe evere origini templare. Ipotesi sostenuta dallo studioso Leonardo Melis in ” Shardana i Principi di Dan ” e in ” Shardana i Custodi del Tempo” 


Egemonia spagnola

La più antica attestazione dell’emblema risale al  1281, al sigillo della cancelleria reale di Pietro d’Aragona. Però solo dalla metà del XIV secolo la bandiera fu legata alla Sardegna per simboleggiarne il regno all’interno della Corona di Aragona. Durante i secoli i mori furono raffigurati in diverso modo: senza benda, con benda sugli occhi o sulla fronte, a destra o a sinistra, o coronati.


La versione “tradizionale” presente fino al 1999


Egemonia Sabauda – Alla metà del settecento invece si stabilì l’iconografia che continuò a perdurare fino al 1999: bandiera di San Giorgio, con in ogni quarto una testa di moro, con benda negli occhi, in direzione dell’inferitura. Forse il significato di ciò potrebbe relazionarsi agli atteggiamenti del governo piemontese verso i Sardi. Nel 1952 lo scudo dei quattro mori bendati negli occhi divenne bandiera ufficiale della Regione autonoma ed ornava inoltre il suo gonfalone (decreto del Presidente della Repubblica del 5 luglio 1952).

Periodo italiano – Una apposita legge regionale nel 1999 portò, dopo studi approfonditi, a cambiare la bandiera dei Quattro Mori dalla versione del Regno Sardo-Piemontese a quella che orna tuttora un quarto dello stemma d’Armi della Provincia spagnola di Aragona, con i Mori opposti all’inferitura e con la benda che non copre gli occhi (significato: i Sardi non devono più guardare e piangere, senza dimenticare, il passato ma pensare a costruire un futuro migliore per la Sardegna).


Significato – La bandiera inizialmente era legata alla Corona d’Aragona, e stava a rappresentare la Reconquista spagnola contro i Mori che occupavano buona parte della penisola Iberica, infatti è composta dalla croce di San Giorgio, simbolo pure dei crociati che combattevano gli stessi Mori in Terra Santa, e le quattro teste mozzate rappresentavano quattro importanti vittorie conseguite dai catalano-aragonesi in Spagna, rispettivamente la riconquista di Sargozza, Valencia, Murcia ele Baleari. Successivamente divenne il simbolo del Regnum Sardiniae et Corsicae,  infatti anche la bandiera corsa risale alla stessa epoca, e si impose poi in Sardegna con il passare del tempo. Da notare che il simbolo dei sardi che combattevano contro l’invasione catalano-aragonese era l’Albero sradicato della bandiera Arborense.

Quindi i Sardi combatterono un esercito straniero che portava uno stemma che paradossalmente in futuro sarebbe diventato loro. È da notare però che è stato accettato dalla collettività in epoca recente, perché rappresentò per molto tempo l’invasore contro cui combattere, tanto che nei moti nel 1794 Giovanni Maria Angioy e i suoi sostenitori non lo utilizzarono come stemma della loro lotta antifeudale e indipendentista  perché allora rappresentava il loro nemico, il Regno di Sardegna dei Savoia, e non dei Sardi. Nel 1921 venne fondato il Partito Sardo d’Azione, che riprese il tema dei quattro mori come proprio simbolo. Non è dato sapere le intime motivazioni che indusse Emilio Lussu a scegliere il quattro mori, anziché bandiere più “sarde”, come ad esempio lo stemma dell’albero sradicato del Giudicato d’Arborea. È certo però che essa veniva interpretata dal popolo come l’icona dei quattro giudicanti, di ciò abbiamo prova documentaria, paradossalmente, proprio da uno dei suoi detrattori più importanti, Antonio Era,  professore dell’Università di Sassari e consigliere regionale, che il 19 giugno del 1950 nelle discussioni del consiglio regionale antecedenti le votazioni che decreteranno i quattro mori bandiera ufficiale della regione Sardegna, attaccò il vessillo con il famoso discorso: 

Antonio Era “Discorso al Consiglio Regionale 1950”

Badate che l’emblema dei Quattro Mori non rappresenta, come si dice, i quattro Giudicati in cui la Sardegna era divisa otto-novecento anni fa, quand’era libera e indipendente: si tratta di un errore di interpretazione storica, e dunque non è né ovvio né obbligatorio scegliere proprio questo stemma. Che è, sì, uno stemma popolare e consacra la tradizione plurisecolare della Sardegna , come detto nell’ordine del giorno, ma non è quello stemma sardissimo come si è soliti immaginare“.

Questo discorso denunciò il fatto che la bandiera non fosse di origini sarde, ma è anche prova documentaria del sentimento popolare che leggeva in essa la storia giudicale. Del resto la storia giudicale nata successivamente alla vittoria sui mori saraceni che permise la fondazione dei quattro giudicati, veniva per coincidenza perfettamente espressa dai quattro mori. Il motivo per cui queste tematiche fossero, e sono tuttora tanto a cuore ai Sardi, al di là dell’eclatante vittoria sui mori, viene tramandato dallo stesso Antonio Era, “quand’era (la Sardegna) libera e indipendente”. I giudicati furono la formazione dello stato indipendente sardo, l’unione del popolo, che permise di prosperare economicamente e culturalmente ed emettere importanti documenti come “sa Carta de logu”, codice civile e penale sardo in vigore fino al 1827. Considerato l’omogeneità d’intenti con il Partito Sardo d’Azione, pur non potendo dimostrare l’intenzionalità di Lussu, è facile ritenere che non fosse dispiaciuto da tale lettura, la dimostrazione che la Sardegna aveva ragione d’esistere come stato indipendente erano proprio i giudicati. E quando nel 1999 la bandiera assunse la sua definitiva connotazione con la bandana sulla fronte per esattezza storica, alcune voci fuori dal coro sollevarono dubbi al riguardo, ritenendo che la bandiera sarda avesse un proprio significato araldico distante da quello aragonese, e che forse quella bandana sugli occhi era una personalizzazione, oltre che un messaggio pieno di significato.


Bandiera “barras e moros” – I quattro mori con quattro bande è comparsa nei manifesti della Provincia di Nuoro (commissionati da una Giunta di Centro Sinistra) sulle tradizioni popolari (1998) dove compariva sovrapposta all’effige di Giovanni Maria Angioy. Le quattro bande rosse associate ad un solo moro sono state presenti nel simbolo del partito “sardistas”, una scissione di Destra del PSd’Az avvenuta nel 2000 (capeggiata dal consigliere regionale Efisio Serrenti). La Bandiera “barras e moros” richiama i quattro mori e i pali rossi, quest’ultimi presenti nella bandiera del Regno di Sardegna fino alla fine del 1400. I pali rossi sono stati presenti anche nello stemma del Giudicato di Arborea almeno fino alla guerra di indipendenza dal Regno di Aragona. Essi sono un simbolo di tradizione iberica e sono presenti nelle bandiere della Catalogna e del Regno di Aragona. Quest’ultimo regno fu il fondatore nel 1321 del Regnum Sardiniae. I quattro pali rossi indicano l’impronta tracciata dalle quattro dita, indice, medio, anulare e mignolo, della mano intrisa di sangue. Una leggenda catalana narra che con la mano il Conte di Barcellona Guifred el Velloso che unificò i paesi catalani gravemente ferito in battaglia nella lotta contro l’invasore normanno tracciò questo segno su uno scudo dorato. Metaforicamente rappresenta la lotta del popolo per l’autonomia. Questo stendardo è presente nello stemma ufficiale della compagnia barracellare di Dorgali. La bandiera viene chiamata in sardo “barras e moros”, testa dei mori bendata sulla fronte e sguardo a destra, senza i mori la definizione araldica è “barras e ruche”.


Bandera d’Aragon

Aragona – Attualmente lo scudo d’armi della Comunità Autonoma spagnola di Aragona è uno stemma diviso in quattro parti in cui nel quarto in basso a sinistra è presente la versione originale della bandiera dei quattro mori, versione Pietro I d’Aragona.


 La Testa Mora è utilizzata anche sullo Stemma della Corsica

CorsicaLa Bandiera Testa Mora è la bandiera della Corsica .È uno stendardo bianco con al centro una testa di moro sbendato sulla fronte con direzione verso l’inferitura. Questa bandiera è direttamente riconducibile alla dominazione aragonese (Bandiera di Saragozza e di Aragona) e alla Bandiera dei quattro mori in Sardegna.

La Bandiera Testa Mora fu adottata dal generale della nazionePascal Paoli nel 1755, basandosi sulla versione preesistente della bandiera, che riportava il moro con gli occhi coperti dalla bandana. Paoli volle che il moro fosse sbendato, per simboleggiare la liberazione del popolo corso.

La bandiera venne usata dalla effimera Repubblica della Corsica, e quindi bandita dopo il 1769, quando la Francia comprò l’isola per ripianare i debiti della Repubblica di Genova e represse l’endemica ribellione isolana. Durante il periodo di dominazione imperiale francese (1769-1789), i patrioti corsi usarono di nuovo la versione della bandiera con il moro bendato, come segno di protesta

La versione sbendata, inquartata con la croce britannica, venne utilizzata come bandiera ufficiale durante il Regno Anglo-Corso del 1794-1796. Cadde quindi in disuso fino al 1980, quando venne di nuovo adottata come bandiera regionale.


Politica: Partito Sardo d’azione e Sardigna Natzione – Il Partito Sardo d’Azione ha adottato come proprio simbolo la bandiera sarda, secondo il modello Savoia su drappo quadrato. Sardigna Natzione riprende invece solo la croce, nera in campo bianco. 

Presenza di teste di moro in stemmi familiari ed insegne personali  – La testa di Moro non è rara nell’araldica europea. Essa appare tutt’oggi in molti stemmi di famiglie nobili. In alcuni casi si tratta di stemmi parlanti, in quanto il cognome della famiglia è “Pagano” o nomi equivalenti in altre lingue (ad esempio “Péan” in Bretagna). Nell’araldica italica in generale il moro porta intorno alla testa una banda bianca (detta talvolta “infula”), che indica lo schiavo reso libero, e non è coronato, mentre lo è nell’araldica germanica. Nella tradizione bavarese la testa di moro appare infatti molto spesso, ed è denominata caput ethiopicum, o moro di Frisinga. …”. Non si dimentichi che l’Etiopia era secondo alcune tradizioni la patria di uno dei tre re magi, le cui reliquie erano state trasportate in Germania da Federico Barbarossa.


Stemma papale di Benedetto XVI

Stemma papale di Benedetto XVI – Lo stemma papale di Benedetto XVI contiene una testa di moro. Il sito del vaticano scrive: “…Nel cantone destro dello scudo (a sinistra di chi guarda) vi è una testa di moro al naturale (ovvero di colore bruno), con labbra, corona e collare di rosso. È l’antico simbolo della Diocesi di Frisinga, nata nell’VIII secolo, diventata Arcidiocesi Metropolitana col nome di Monaco e Frisinga nel  1818, dopo il Concordato tra Pio VII  ed il Re Masimiliano I di Baviera (5 giugno 1817)

 

Storia della bandieraultima modifica: 2020-08-18T15:48:49+02:00da alessandro.pergolis