Domenico Bruschi, La disperata resistenza degli Iliesi dai soldati romani
La lingua sarda ( Sa Limba Sarda) nasce, al pari delle altre lingue neolatine, dall’evoluzione del latino importato nell’isola dai Romani a partire dal III secolo a.C. Alla crisi dell’impero la Sardegna cadde sotto il controllo dei Vandali per esser riconquistata dai militi greci dell’impero bizantino, ma l’idioma latino era ormai diffuso in tutta l’isola e rimase il carattere primario della sua costituzione linguistica.
A fronte di una sostanziale unità dei suoi caratteri costitutivi, verso l’inizio del secondo millennio d.C. i primi documenti scritti testimoniano il sorgere di differenziazioni interne in particolare tra le varianti meridionali e quelle settentrionali. Per gli studiosi della latinità e delle lingue romanze il sardo si è conquistato un suo posto particolare quale caso tipologico di lingua che, nonostante la sua evoluzione, è rimasta molto vicina alle forme del latino originario. Successivamente, per effetto delle diverse genti che giungono nell’isola fino ai giorni nostri, la lingua autoctona viene esposta, in misura diversa, all’influenza di diverse lingue esterne che ne modificano e arricchiscono in modo particolare il lessico. Nonostante le classi dirigenti isolane abbraccino di volta in volta la lingua dominante di turno, dando vita a un sostanziale plurilinguismo, le popolazioni restano attaccate pervicacemente alle varietà della loro lingua facendola sopravvivere fino ai nostri giorni. Negli anni Settanta del secolo scorso, di fronte all’evidenza del rischio di abbandono del sardo e della sua estinzione, nascono movimenti e fermenti popolari per la sua tutela e difesa.
Il sardo è una lingua “romanza” o “neolatina“, ossia un dominio linguistico che deriva dalla lingua parlata dagli antichi Romani. Allo stesso modo lo sono il portoghese, lo spagnolo, il catalano, l’occitanico, il franco-provenzale, il francese, l’italiano, il ladino, il friulano, il corso, il dalmatico (oggi estinto) e il rumeno.
Come scrive Giovanni Lupinu nella sua “Storia della lingua sarda”, “adottando una metafora frequente negli studi glottologici ispirata alla parentela umana, queste possono essere definite ‘lingue sorelle’ in quanto riconducibili a una comune ‘lingua madre’. In termini più ampi, ciò significa in sostanza che nel lungo processo di formazione della lingua isolana, che dura fino ai nostri giorni, la conquista romana dell’isola nel 238 a.C. e la conseguente massiccia diffusione del latino nel territorio che parlava paleosardo e punico rappresentano certamente l’episodio centrale e più importante, destinato a disegnare in profondità lo scheletro della lingua che comincerà a manifestarsi documentariamente dopo il 1000 d.C.”. Secondo quanto riferisce Max Leopold Wagner, la conservatività della lingua sarda rispetto al latino è un dato acquisito: “Il sardo, come ci si presenta nei documenti antichi e come tuttora suona nelle regioni centrali e soprattutto nel Bittese e nel Nuorese, si può considerare, anche foneticamente, il continuatore più schietto del latino“. Una definizione che ha fatto la fortuna della lingua sarda tra tutti gli studiosi e appassionati di filologia.
Il Sardo lingua romanza: Si definiscono romanze le lingue che sono derivate dalle diverse forme – essenzialmente parlate – assunte dal latino volgare entro i confini dell’impero romano.
Morfologia: La parte della grammatica che studia la forma delle parole si denomina morfologia. Soprattutto in questo settore il sardo conserva chiarissima l’impronta di lingua romanza, mostrando numerosi tratti che, secondo il parere prevalente degli studiosi, lo ricollegano a una latinità di tipo arcaico.
Fonetica storica: Fra i tratti che disegnano la peculiarità del sardo nel panorama della fonetica storica delle lingue romanze, i più importanti sono quelli che riguardano il vocalismo, il consonantismo e il trattamento di labiovelari e occlusive.
Il Sardo si divide in cinque principali varietà:
- Nuorese: parlato nel centro dell’isola e nel Goceano con centro a Nuoro;
- Gallurese: parlato nella parte Nord-Orientale della Sardegna;
- Sassarese: nella città di Sassari e adiacenze;
- Logudorese: parlato nel centro-nord della Sardegna;
- Campidanese: nel sud dell’isola
Mentre il Nuorese e il Logudorese sono lingue che meno di ogni altra hanno subito le influenze continentali, il Campidanese , pur conservando i tratti caratteristici del sardo, si avvicina di più ai dialetti italiani di tipo centro-meridionali.
Anche il Gallurese ed il Sassarese hanno subito un’influenza continentale; sono infatti di tipo toscano, anche se si sono sviluppati al fianco di quello Sardo.