Scrive di me lo storico dell’arte Prof. Carlo Franza
Il lavoro artistico di Marco Bonechi discende da quella svolta del neorealismo italiano che negli anni fra il cinquanta e il sessanta del secondo dopoguerra ha catturato gran parte degli artisti e docenti delle Accademie di Belle Arti italiane. Ecco da dove nascono i bellissimi racconti, talvolta veri e propri murales, che l’artista fiorentino ha innervato nella sua pittura innestando forma, stile e contenuto, e soprattutto descrivendo personaggi storici, temi attuali, capitoli di umanità, territori di vita che possono talvolta suggerire schemi di filosofia esistenziale, letture di cose e oggetti, e insieme quelle
sorti di scene mai banali ma cariche di respiro, di cultura esemplare e di commento pittorico, con quel senso di struggente inquietudine che una pittura intensa e calda va catturando. L’intensità delle tematiche affrontate con l’ambientazione dello stile di vita e della geografia storico-politica portano a punti estremi lo stile espressivo, che inizialmente è lenticolare e minuzioso, poi si fa più libero e sottoposto a tentativi di variazione di linguaggio. Atmosfere pubbliche e private danno alle tele e a quanto in esse vive nella cornice storica senza una luce artificiale , quella materia più adatta al reale, una sorta di diario a colori dove il segno grafico fornisce l’immagine elaborata. Ecco perchè questa pittura puntando sulla storia appare subito come un cinema-verità, dove pensieri e sentimenti si scoprono a strati e danno chiara l’idea di inventare, provare, creare, guardare e trasformare la realtà. Poi il percorso più recente lascia scorgere una pittura oltre l’immagine, con quella libertà di forme che non si portano mai totalmente verso un’astrazione totale ma si racchiudono in un rimando, in un simbolo, in una traccia. Bonechi è riuscito così dal gran teatro del mondo a catturare le immagini più belle e più sentite, scrivendo a colori un inventario fuor dal comune.