Pittrice che non accetta intrusioni dalle mode nel suo duro “territorio” temporale, nel suo contare per ere geologiche piuttosto che per anni, pittrice aspra talvolta, Bianca Gandolfo, che non sa e non vuole competere su testi che non siano composti in quel modo che la tradizione artistica ci ha affidato. La sua personalità la “frena”, la frena e la caratterizza, gli da limiti e profondità; la fa distante dall’immediato e libera nella storia; gli da “cattivi” consigli sul valore e gli permette di allargarsi nell’umano.
Affrontare situazioni nuove
Compito dell’artista è per lei di sbagliare, ma con la pittura, di discutere, di affrontare situazioni nuove, diverse, ma esclusivamente con mezzi pittorici: è l’unica autonomia concessa a chi professa il suo mestiere. “Gabbiani nella tempesta”, giocati su labili “impressioni” a trame di colore profondo ed il “Mare”, profilo di un “cosmo” che vorrebbe riassumere l’indirizzo finale di quel che è stato un tempo, sono pagine della sua visione che non è affatto letteraria ma certo non distacca il linguaggio delle sue fonti chiare di espressione, ne gratifica di vedutismo e paesaggismo il luogo formale che propone, tantomeno semplifica o stilizza.
Quei colori che la tavolozza non contiene
C’è in queste pitture ricchezza alimentata da cultura del disegno e della percezione plastica, una necessità di raccontare i soprassalti dei sensi allo spettacolo degli eventi naturali, il permanere sulla retina delle frequenze dinamiche di quei colori che la tavolozza non contiene e la pittura cerca di evocare per accumulazione, per analogie, per fremiti e accostamenti che diventano, al compimento dell’opera, assimilabili agli elementi viventi. Dunque pittura-messaggio con evidenti scopi di lanciare accorati appelli, giocata con una tavolozza molto forte e caratterizzata, e con presupposti di una visione, anche onirica, della trascendenza assolutamente dinamica.
Esprimere “miracoli”
Richiamandoci a un passaggio del Manifesto Futurista che afferma: “soltanto gli artisti ansiosi di originalità e sistematici odiatori del già visto, possono dare al quadro, all’affresco e al complesso plastico la potenza di sorpresa magica necessaria per esprimere “miracoli” e questa affermazione si addice bene a una, ma non certo unica lettura del lavoro di Bianca Gandolfo.
Mirella Occhipinti