UNO STRUMENTO DI LAVORO PER LA TRANSIZIONE GIUSTA CHE PUOI UTILIZZARE

Il lavoro dignitoso ha dimostrato di essere il fondamento delle società resilienti e pacifiche. Ogni giorno in Italia muoiono sul lavoro in media 3 lavoratori e parecchie migliaia di lavoratori restano feriti, molti in forma invalidante o con malattia da lavoro. Per rendere sana e sicura la organizzazione del lavoro e sostenibili i processi di produzione, è necessario che i lavoratori ed i loro rappresentanti si confrontino adeguatamente nelle aziende.

SISTEMA AMBIENTE” è stato messo a disposizione gratuita di tutti i Rappresentanti dei lavoratori e di tutti i tecnici per la gestione della salute, della sicurezza e della qualità ambientale dei processi lavorativi e dei prodottigarantendo la tutela della salute dei lavoratori addetti al processo lavorativo e garantendo la salubrità e la qualità ambientale del processo.

Lo puoi scaricare, installare liberamente sul tuo computer, utilizzare per aiutarti nella analisi dei rischi e nella gestione della prevenzione, raccogliendo le indicazioni dei lavoratori e ordinando tutte le informazioni utili al confronto nell’azienda e al miglioramento delle condizioni di lavoro e della sostenibilità dell’azienda.

Necessità informatiche: Hardware CPU: 3Gh, RAM 4 Gb, Sistema operativo: Windows XP, 2003, W7, W8, W10, Office 32 bit, Stampante Pdf, spazio disco 2 Gb
Per installare Sistema Ambiente:

1) scaricare il programma sul tuo computer (procedi)

2) decomprimere il file sul disco del tuo PC

3) nella cartella che si crea lanciare SistemaAmbiente.exe”

Per imparare ad usarlo:

1) La complessità dell’impresa in archivi ordinati e dinamici (Vedi)

2) guardare il video demo (Vedi)

3) in alto di ogni pagina del software un punto interrogativo apre l’help esplicativo

4) Per qualunque informazione usare il modulo di contatto (Vedi)

TUTTI GLI RLS e RSU, I TECNICI e SPP POSSONO USARE LIBERAMENTE QUESTI STRUMENTI, POSSONO CHIEDERE CONSIGLIO E FORMAZIONE, PRENDERE CONTATTO CON NOI: con il modulo di contatto (Vedi), su Facebook, su Linkedin
La Dispensa della FLM sull’ambiente di lavoro (Vedi) indica il metodo di prevenzione per la salute e la sicurezza sul lavoro con la partecipazione diretta e la conoscenza dei lavoratori. In questo strumento, diffuso in migliaia di aziende italiane, sono comunicati i criteri da utilizzare nella individuazione dei pericoli per la salute, il metodo per impostare il confronto con i tecnici, la base per avviare la necessaria contrattazione.

PROPONIAMO UN CORSO (100 diapositive) PER GLI RLS e RSU, PER I TECNICI E PER LE SCUOLE SUPERIORI (Vedi)

Siamo di nuovo in una fase di grande trasformazione della tecnologia e della organizzazione del lavoro; bisogna saper influire in tempo sulle scelte ergonomiche della pianificazione dei nuovi processi di produzione e dei servizi. Contemporaneamente bisogna eliminare dalle aziende quelle scelte organizzative e tecnologiche che, dettate unicamente dall’obiettivo di profitto immediato, sono la causa della strage da infortuni e di usura e malattia psico-fisica dei lavoratori.

ERGONOMIA SCOLASTICA – POSTURA

POSTURA SUI BANCHI DI SCUOLA

                                  Corretta postura a scuola, i dieci consigli
Una cattiva postura può contribuire a uno sviluppo inadeguato della muscolatura che sostiene la colonna vertebrale, con conseguente minor elasticità, dolore e a volte atteggiamento di dorso curvo. Proprio negli anni scolastici possono presentarsi patologie della colonna vertebrale come la scoliosi.
La protezione della schiena del bambino si inserisce nel percorso dell’educazione alla salute e alla promozione di corretti stili di vita, primi tra tutti una sana alimentazione e una buona attività fisica. Controllare poi la crescita del bambino e del suo apparato muscolare e scheletrico, dai denti ai piedi, contribuisce a proteggere la schiena e a diagnosticare ed eventualmente trattare precocemente patologie a carico della colonna.
Ecco le dieci regole del Ministero della Salute per difendere la schiena dei più piccoli.
1. Insegnare ai bambini ad assumere una corretta postura appena iniziano ad andare a scuola, sia in posizione eretta che da seduti.
2. Quando il bambino è seduto deve mantenere una posizione dritta della colonna vertebrale. L’altezza di banchi e sedie deve essere proporzionata al bambino che li usa, per evitare una posizione forzatamente curva della colonna vertebrale.
3. Correggere la postura anche quando il bambino utilizza apparecchi elettronici. L’uso sempre più frequente di monitor, videogiochi, tablet anche al di fuori delle ore scolastiche, può favorire una prolungata posizione scorretta e inadeguata.
4. L’attività fisica, fuori e dentro la scuola, è importante, perché nella fase della crescita (in altezza e peso) contribuisce ad allenare la muscolatura del dorso, che sostiene la colonna vertebrale del bambino.
5. Alleggerire gli zaini. Il peso dello zaino non dovrebbe superare il 10-15% del peso corporeo del bambino che lo indossa. È consigliabile scegliere un modello adeguato all’età e al peso del bambino, con bretelle ampie e imbottite, con un rinforzo schienale e una cintura addominale.                          6. Indossare lo zaino in maniera corretta. Il carico deve essere ripartito simmetricamente sul dorso e non su un solo lato: l’asimmetria comporta un carico aumentato per la colonna in atteggiamento posturale non fisiologico. Lo zaino deve aderire alla schiena e le bretelle devono essere ben regolate. Non portare mai lo zaino su una spalla sola o con la parte inferiore troppo scesa sul bacino.
7. Non sovraccaricare i trolley. Anche se dotati di ruote, questi zaini potrebbero rendere necessari movimenti bruschi e sollevamenti, anche se per brevi tratti. Il carico comunque eccessivo per un bambino può provocare strappi e contratture lombari.
8. Educare a un corredo scolastico essenziale. I docenti sono parte attiva nella promozione della salute e della sicurezza dei bambini, anche attraverso l’organizzazione della didattica. Già da qualche anno, le case editrici hanno iniziato a stampare i testi scolastici in fascicoli, proprio per consentire di alleggerire il peso degli zaini, in attesa degli ebook.
9. Prestare attenzione a segnali di possibili problemi alla schiena. Nel periodo tra la quinta elementare e la prima media i ragazzi si trovano in quella fase dell’età evolutiva in cui possono manifestarsi alcune patologie della colonna vertebrale. Si tratta principalmente della scoliosi idiopatitica, del dorso curvo, del mal di schiena (causato a volte da spondilolistesi). Sono patologie poco frequenti per le quali è però necessaria una diagnosi precoce e corretta.
10. L’ingresso nell’adolescenza può rendere difficile l’individuazione del problema alla schiena. Spesso una deformità in ipercifosi della colonna vertebrale viene erroneamente scambiata da genitori e insegnanti per una postura assunta per timidezza.

GUIDA DIRETTIVA MACCHINE 2006/42/CE ED.2019 EN

Aggiornamento alla 2a Edizione della Guida, denominato Edizione 2.2 – Ottobre 2019  studiofavari | 13 Novembre 2019

La direttiva 2006/42 / CE è una versione riveduta della direttiva macchine, la cui prima versione è stata adottata nel 1989. La nuova direttiva macchine è applicabile dal 29 dicembre 2009. La direttiva ha il duplice obiettivo di armonizzare i requisiti di salute e sicurezza applicabile alle macchine sulla base di un elevato livello di protezione della salute e della sicurezza, garantendo nel contempo la libera circolazione delle macchine sul mercato dell’UE. La revisione della Direttiva Macchine non introduce cambiamenti radicali rispetto alle versioni precedenti. Chiarisce e consolida le disposizioni della direttiva allo scopo di migliorarne l’applicazione pratica.

Mentre la direttiva macchine modificata veniva discussa dal Consiglio e dal Parlamento europeo, la Commissione ha convenuto di preparare una nuova guida alla sua applicazione.

Scopo della guida è fornire spiegazioni sui concetti e sui requisiti della direttiva 2006/42 / CE al fine di garantire un’interpretazione e un’applicazione uniformi in tutta l’UE. La guida fornisce anche informazioni su altre normative UE correlate. Si rivolge a tutte le parti coinvolte nell’applicazione della direttiva macchine, compresi produttori di macchinari, importatori e distributori, organismi notificati, normatori, agenzie per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e della protezione dei consumatori e funzionari delle pertinenti amministrazioni nazionali e autorità di vigilanza del mercato. Potrebbe anche interessare gli avvocati e gli studenti del diritto dell’UE nei settori del mercato interno, della salute e sicurezza sul lavoro e della protezione dei consumatori.

Va sottolineato che solo la direttiva macchine e i testi che attuano le sue disposizioni nel diritto nazionale sono giuridicamente vincolanti.

La 2a edizione della guida è stata approvata dal comitato macchine il 2 giugno 2010. In confronto alla 1a edizione, è stata completata con commenti sugli allegati da III a XI della direttiva macchine. Alcuni errori rilevati dai lettori sono stati corretti. Riferimenti e termini giuridici sono stati aggiornati in linea con il trattato di Lisbona – in particolare, laddove la direttiva si riferisce a “la Comunità”, la guida fa ora riferimento a “l’UE”.

A seguito di una discussione con l’industria, i commenti relativi a catene, funi e cinghie a scopo di sollevamento in §44, §330, § 340, §341 e §357 sono stati rivisti al fine di chiarire l’applicazione pratica dei requisiti relativi a questi prodotti.

La 2a Edizione include anche un indice tematico per facilitare la consultazione della Guida. La numerazione delle sezioni della Guida è invariata.

La guida tiene conto della modifica della direttiva 2006/42 / CE introdotta dal regolamento (CE) n. 569/2009 relativo alla procedura di regolamentazione con controllo per il comitato macchine. Tiene inoltre conto delle disposizioni del regolamento (CE) n. 765/2008 relative alla vigilanza del mercato, che si applicano in modo complementare.

Il 1 ° aggiornamento della 2a edizione della Guida, ulteriormente denominato Edizione 2.1, è stato completato per includere le modifiche apportate alla direttiva macchine dalla direttiva 2009/127 / CE relativa alle attrezzature per pesticidi e dal regolamento (UE) n. 167/2013 sul l’approvazione e la vigilanza del mercato dei veicoli agricoli e forestali (trattori). Inoltre, sono stati aggiunti orientamenti su “macchinari parzialmente completati” e “assiemi”, nonché l’inserimento di chiarimenti e correzioni ai concetti di “componenti di sicurezza”, “macchinari nuovi e usati”, “marcatura dei macchinari”. delle decisioni di orientamento chiave del gruppo di lavoro sui macchinari sono state integrate in questo testo.

Questo aggiornamento alla 2a Edizione della Guida, ulteriormente denominato Edizione 2.2, contiene una serie di chiarimenti e correzioni ai concetti di “componenti di sicurezza” e “macchinari parzialmente completati” e alcune modifiche per garantire coerenza con la Guida LVD. Ci sono due nuovi paragrafi aggiunti sulle unità di controllo della macchina (§417) e sui componenti di sicurezza che sono considerati unità logiche (§418).

La guida è pubblicata sul sito web della Commissione EUROPA in inglese. Questa edizione 2.2 aggiornata deve essere un documento vivo, modificato e aggiornato con nuove linee guida una volta approvato dal gruppo di lavoro macchine. Potrebbe essere disponibile in altre lingue dell’UE, ma solo la versione inglese sarà controllata dalla Commissione.

Pertanto, in caso di dubbio, la versione inglese dovrebbe essere presa come riferimento.

La guida può essere scaricata e presentata in un formato stampabile. Il testo della direttiva è presentato in corsivo rosso (i caratteri seguono in nero). La guida è stata preparata con l’aiuto di un gruppo editoriale2. Il precedente aggiornamento della 2a edizione è stato realizzato da un consulente esterno3 e dalla Commissione, assistiti da alcuni membri del gruppo editoriale. Questo aggiornamento è stato realizzato dai servizi della Commissione in base al contributo del gruppo editoriale. La Commissione4 desidera ringraziare calorosamente i membri del gruppo editoriale sia per l’enorme quantità di lavoro che hanno svolto, sia per lo spirito efficiente, costruttivo e cooperativo in cui sono state preparate le bozze. Parallelamente al lavoro del gruppo editoriale, un gruppo principale di macchinari istituito da Orgalime, compresi i rappresentanti dei principali settori di produzione di macchinari, ha fornito un contributo inestimabile dal settore. Le bozze preparate dal gruppo editoriale sono state presentate agli Stati membri e alle parti interessate per commenti. La Commissione desidera inoltre ringraziare tutti coloro che hanno formulato osservazioni. Abbiamo cercato di tenerne conto per quanto possibile.

Naturalmente, la Commissione si assume la piena responsabilità per il contenuto della Guida. I lettori sono invitati a comunicare eventuali correzioni o commenti in modo che possano essere presi in considerazione nella preparazione di futuri aggiornamenti o di una terza edizione rivista.

Bruxelles, ottobre 2019

IL RISCHIO DA RUMORE P.C.C.A. – Piano comunale di classificazione acustica

Piano comunale di classificazione acustica

—Il piano comunale di classificazione acustica è un atto tecnico-politico che pianifica gli obiettivi ambientali di un’area in relazione alle sorgenti sonore esistenti per le quali vengono fissati dei limiti. La classificazione acustica consiste nella suddivisione del territorio comunale in aree acusticamente omogenee a seguito di attenta analisi urbanistica del territorio stesso tramite lo studio della relazione tecnica del piano regolatore generale e delle relative norme tecniche di attuazione. L’obiettivo della classificazione è quello di prevenire il deterioramento di zone acusticamente non inquinate e di fornire un indispensabile strumento di pianificazione dello sviluppo urbanistico, commerciale, artigianale e industriale.

—Il P.C.C.A. viene comunemente chiamato “zonizzazione acustica” (abbreviato in ZAC per Zonizzazione Acustica Comunale) ed è in realtà un atto tecnico con il quale l’organo politico del comune, non solo fissa i limiti per le sorgenti sonore esistenti, ma pianifica gli obiettivi ambientali di un’area, tanto che gli strumenti urbanistici comunali (piano regolatore generale, piano urbano del traffico e piano strutturale) devono adeguarsi al piano di classificazione acustica del territorio comunale. —Il comune con il P.C.C.A. fissa gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto della compatibilità acustica delle diverse previsioni di destinazione d’uso dello stesso e nel contempo, individua le eventuali criticità e i necessari interventi di bonifica per sanare gli inquinamenti acustici esistenti. —Nell’accezione più diffusa il rumore è un suono non voluto, all’interno o all’esterno della propria abitazione, comunque in un contesto non lavorativo, causato da sorgenti sulle quali l’individuo non ha un controllo, o lo ha solo in minima parte ed include quindi anche i suoni provenienti dalle abitazioni dei vicini.

PER LA LEGISLAZIONE ITALIANA :

—Per la vigente legislazione italiana è invece un insieme di suoni indesiderati o nocivi prodotti in ambiente esterno dalle attività umane, compreso il rumore proveniente da siti di attività industriali, quello emesso dai mezzi di trasporto e dovuto al traffico veicolare, al traffico ferroviario ed al traffico aereo e rappresenta un fattore di inquinamento ambientale.

CONCETTI FONDAMENTALI

—I concetti fondamentali della zonizzazione acustica sono stati introdotti dalla legge quadro sull’inquinamento acustico n. 447/95 e sono stati approfonditi dal D.P.C.M. 14/11/97:

—1. valore limite di emissione: descrive il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa;

2. —valore limite di immissione: descrive il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori;

—3. valore di attenzione: rappresenta il valore di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana e per l’ambiente;

—4. valore di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla legge.

I valori limite di immissione sono distinti in assoluti e differenziali. I primi sono determinati con riferimento al livello equivalente di rumore ambientale e i secondi con riferimento alla differenza tra il livello equivalente di rumore ambientale e il rumore residuo.

Il D.P.C.M. 14/11/97 stabilisce i valori numerici di tali limiti e specifica quanto segue:

—i livelli di rumore da confrontare con i valori limite di emissione devono essere misurati in corrispondenza degli spazi utilizzati da persone e comunità (si evidenzia la contraddizione con quanto invece specificato dalla Legge 447/95, che indica la verifica dei limiti di emissione presso le sorgenti. Questa incongruenza è a tutt’oggi irrisolta);

—i valori limite assoluti di immissione sono riferiti al rumore immesso nell’ambiente esterno dall’insieme di tutte le sorgenti. Tali valori limite non si applicano al rumore prodotto dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, marittime e aeroportuali, all’interno delle rispettive fasce di pertinenza, individuate dai relativi decreti attuativi, mentre all’esterno di tali fasce, dette sorgenti concorrono al raggiungimento dei limiti assoluti di immissione.

—il valore numerico dei valori di attenzione per ciascuna zona, valutato come livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata “A”, è pari al limite assoluto di immissione se il parametro Leq è riferito al tempo a lungo termine (TL), multiplo intero del periodo di riferimento diurno (6:00 – 22:00) o notturno (22:00 – 6:00), ovvero pari al valore limite assoluto aumentato di 10 dB(A) di giorno e 5 dB(A) la notte se il Leq è riferito ad un’ora. Il superamento anche di uno solo dei suddetti valori comporta l’adozione dei piani di risanamento di cui all’art.7 della Legge 447 del 26 ottobre 1995. I valori limite differenziali non si applicano alle infrastrutture dei trasporti.

Criteri metodologici per l’elaborazione di un piano di classificazione acustica :

—I criteri metodologici per l’elaborazione di un piano di classificazione acustica del territorio sono definiti da ogni regione per il proprio territorio, unitamente agli altri indirizzi della pianificazione degli enti locali. In genere vengono stabiliti i criteri per l’individuazione delle classi estreme I, V, VI (aree particolarmente protette, aree prevalentemente industriali ed aree esclusivamente industriali), e vengono dettati i metodi per determinare le classi intermedie II, III, IV (aree prevalentemente residenziali, aree di tipo misto ed aree di intensa attività umana), viene considerata la classificazione in presenza di viabilità stradale e ferroviaria e quella in prossimità degli aeroporti, inoltre viene consigliato di procedere individuando prima le classi estreme poi quelle intermedie. L’inserimento in classe I deve essere valutato con attenzione e deve essere accompagnato da specifici rilievi fonometrici che ne provino la sostenibilità. Le scuole possono essere inserite anche in classi superiori alla prima eventualmente facendo presente se alcune aree dell’edificio necessitano di una particolare tutela. Le aree di particolare interesse ambientale devono essere classificate in classe I solo per le porzioni di territorio di cui si intenda salvaguardare l’uso prettamente naturalistico. Bisogna inoltre tenere conto che la presenza in tali aree di attività ricreative o sportive o di piccoli servizi, come bar o posteggi, non è compatibile con i limiti della classe I. L’individuazione delle classi acustiche intermedie (II, III, IV) viene fatta tenendo conto della densità di popolazione, della presenza di attività commerciali e uffici, della presenza di attività artigianali o di piccole industrie.

—La proposta di zonizzazione acustica viene redatta da “tecnici competenti in acustica ambientale” e si articola in due fasi distinte a cui si aggiunge in genere la verifica del piano svolta con l’amministrazione comunale:                                                                                                                                                            1 – la classificazione automatica del territorio, eseguita seguendo un metodo parametrico, puramente quantitativo,                                                                    2.-la verifica e l’ottimizzazione dello schema ottenuto, espletata mediante un approccio qualitativo;

—La classificazione automatica viene realizzata assumendo come unità territoriali iniziali le sezioni censuarie e associando a queste degli indici correlati ai parametri fondamentali per la caratterizzazione acustica del territorio, opportunamente quantificati. Tali parametri sono: il traffico veicolare, la densità di popolazione, la presenza di attività agricole, produttive (industriali e artigianali), terziarie (commercio, uffici e servizi), di strade di grande comunicazione, di linee ferroviarie e di aree portuali. La delimitazione delle sezioni censuarie viene riportata su un software desktop GIS che permetta di creare ed eseguire editing sui dati geografici. In ogni sezione censuaria viene inserito con dati aggiornati il numero totale dei residenti ed a queste informazioni si aggiungono quelle sul numero di addetti per tipologia di attività (agricola, produttiva o terziaria) e se queste non sono disponibili, vengono ricercate ed estratte dall’ultimo censimento delle imprese.

—Per le attività agricole, produttive e terziarie si considera il numero di addetti  k m 2 {\displaystyle km^{2}}                                                                            La densità di popolazione può essere espressa come numero di abitanti per Km2 Per la determinazione dell’indicatore di traffico le strade non locali vengono distinte in due tipologie, a seconda dell’importanza e dell’intensità del traffico veicolare in esse circolante.                                                                                  A ciascuna tipologia viene associato un peso p i {\displaystyle p_{i}} Per la determinazione dell’indice I t r a f f {\displaystyle Itraff} si procede visualizzando contemporaneamente il tematismo areale delle sezioni di censimento e quello lineare della viabilità. I valori assunti dagli indicatori della popolazione e delle attività produttive e terziarie si raffrontano con alcune soglie ricavate dall’analisi statistica della distribuzione di tali indicatori sulle sezioni censuarie dell’intero territorio regionale. Per l’indicatore di traffico si considera un’unica soglia numerica per tutti i comuni della regione sulla base di valutazioni fatte relativamente ad alcuni comuni di dimensioni e caratteristiche diverse.

—Le soglie così individuate delimitano dei campi di variabilità per ciascuno dei suddetti indici (popolazione, traffico, attività produttive e terziarie). Ad ogni indicatore viene associato un livello a seconda del campo in cui si trova il suo valore. Ad ogni sezione censuaria viene assegnata una classe acustica in base al valore assunto dai quattro livelli e dalla loro somma, considerando anche la presenza o meno di attività agricole. Per la classificazione automatica delle aree attorno alle Infrastrutture dei trasporti di Grande Comunicazione (IGC) viene seguita una metodica differente che non tiene conto delle sezioni censuarie. Le strade di grande comunicazione e le linee ferroviarie devono essere inserite in classe IV e la larghezza delle fasce di influenza acustica fiancheggianti su entrambi i lati le IGC viene determinata seguendo le indicazioni delle linee guida regionali. In genere l’ampiezza delle fasce per le infrastrutture stradali, individuata secondo la loro classificazione da codice della strada, è di 150 metri per le autostrade, di 100 metri per le strade di tipo B (strade extraurbane principali) e di 50 metri per quelle di tipo C (strade extraurbane secondarie) ed è ritenuta congrua una larghezza di 100 metri per le fasce attorno alle linee ferroviarie. In tutti i casi è possibile ridurre motivatamente le fasce di influenza fino ad un minimo di 30 metri, in base ai livelli di rumore misurati o valutati. Quella così ottenuta è soltanto una bozza iniziale che deve fungere da base di partenza per la successiva elaborazione, nella quale bisogna tenere conto delle specifiche realtà territoriali. Spesso le sezioni censuarie racchiudono un territorio utilizzato in maniera eterogenea; il metodo automatico permette di individuare la destinazione d’uso media sull’intera area da esse ricoperta, senza tener conto dell’eventuale possibilità di suddivisione in zone acustiche differenti. Per contro, può capitare che le sezioni censuarie racchiudano un’area territoriale limitata a pochi edifici, causando un innalzamento vertiginoso dei valori degli indicatori e determinando quindi l’assegnazione di una classe acustica troppo elevata. Può inoltre accadere che attività produttive che in realtà si svolgono altrove vengano assegnate alle sezioni censuarie dei centri abitati dove è presente la sede legale. Tale situazione si verifica spesso per le attività cantieristiche e a volte anche per altri tipi di attività produttive.

—Prima di procedere alla revisione della zonizzazione ottenuta in automatico si procede alla georeferenzazione di tutte le informazioni utili per la caratterizzazione acustica del territorio comunale, di cui non si era tenuto conto nella prima fase: l’ubicazione precisa degli edifici adibiti ad attività scolastica, la dislocazione degli stabili destinati ad uso commerciale, artigianale, industriale e delle aree di particolare interesse naturalistico ambientale. Inoltre, per facilitare la delineazione grafica dei confini tra le classi acustiche, la cartografia viene rielaborata in modo da distinguere visivamente (differenziando il colore) gli edifici industriali, commerciali o i capannoni da quelli ad uso civile, sociale o amministrativo.

—Per garantire il rispetto di questo vincolo si provvede a:

—1. analizzare i piani di classificazione acustica dei comuni limitrofi, limitatamente alle aree di confine;

—2. verificare il rispetto del divieto di contatto all’interno del territorio comunale in esame.

—La Legge 447/95 prevede che i Comuni procedano alla classificazione acustica tenendo conto delle preesistenti destinazioni d’uso del territorio e quindi, poiché è necessario confrontarsi col territorio, riconoscendo gli usi insediati o previsti, occorrerà partire dall’analisi degli strumenti vigenti di programmazione territoriale, i cosiddetti piani regolatori o piani strutturali. Dal momento che le classi acustiche sono strettamente legate agli usi del territorio, indipendentemente dai criteri che ogni Regione fisserà per effettuare concretamente la classificazione, l’obiettivo principale dovrebbe essere comunque quello di mostrare le ricadute acustiche delle scelte effettuate in ambito urbanistico. In tale modo la classificazione acustica assume l’importantissimo ruolo di strumento che permette di valutare la sostenibilità ambientale delle scelte effettuate in sede amministrativa.

—Si procede pertanto alla aggregazione delle classi omogenee partendo dalle singole unità territoriali, per evitare quella che le norme definiscono “zonizzazione a macchia di leopardo” ovvero si provvede ad aggregare le classi omogenee, con l’obiettivo di ridurre per quanto possibile la frammentazione delle classi all’interno del territorio comunale.

—Successivamente si verifica il rispetto del divieto di contatto tra classi non contigue, ovvero il dettato dell’art. 4, comma 1 lett. a, della Legge 447/95 che impone il divieto di contiguità di aree i cui valori di qualità si discostino di più di 5 dB(A), anche per quanto riguarda le aree appartenenti a Comuni confinanti

—La Legge 447/95 prevede inoltre che i Comuni garantiscano il coordinamento tra gli strumenti della pianificazione urbanistica e la zonizzazione, senza tuttavia entrare nel merito di eventuali specifici criteri necessari per ottenere concretamente tale coordinamento. Inoltre la legge inserisce nell’elenco dei provvedimenti per limitare l’inquinamento acustico, anche la pianificazione urbanistica e territoriale, che vengono pertanto riconosciute come strumenti di prevenzione e di risanamento acustico. Vi è quindi la possibilità di legare la programmazione urbanistica del territorio ad una sua programmazione acustica, anche se nel merito di come operare viene lasciata ampia facoltà alle Amministrazioni. In sostanza eventuali scelte operate dall‘Amministrazione Comunale sulla bozza ottimizzata di P.C.C.A. avranno conseguenze sugli altri atti di pianificazione che dovranno obbligatoriamente essere successivamente adeguati.

—L’elaborato finale della zonizzazione acustica è rappresentato da una relazione tecnica descrittiva e da elaborati cartografici in scala opportuna, con la suddivisione del territorio nelle classi definite dalla Legge 447/95 e dal DPCM 14/11/1997 (Tabella A). La normativa nazionale non fornisce indicazioni riguardo né alla scala della rappresentazione cartografica, né alle convenzioni grafiche (colori, tratteggi) da utilizzare per distinguere le diverse classi acustiche ma esistono specifiche indicazioni in merito, nella Norma UNI 9884 “Caratterizzazione acustica del territorio mediante la descrizione del rumore ambientale” per la parte relativa alla rappresentazione delle mappe di rumore.

—Le norme tecniche di attuazione della classificazione acustica non sono espressamente previste dalla normativa nazionale ma sono in genere adottate in quanto rappresentano uno strumento fondamentale di gestione. Servono a definire le procedure di aggiornamento della zonizzazione e la gestione della classificazione di aree particolari, stabiliscono le modalità di interazione con gli strumenti di pianificazione territoriale e consentono quindi di disciplinare le trasformazioni del territorio e le situazioni di criticità. I Regolamenti comunali, la cui adozione è invece espressamente prevista dalla Legge Quadro costituiscono un importante strumento di disciplina del territorio dal punto di vista acustico e proprio per questo vengono spesso recepiti all’atto dell’approvazione della zonizzazione.

—La Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447 del 26 ottobre 1995, individua le competenze dello Stato, delle Regioni, delle Province e le funzioni e i compiti dei Comuni ma in tema di classificazione acustica non stabilisce quale debba essere la procedura amministrativa da seguire. Sono le Regioni che con proprie leggi hanno provveduto a definire quale iter amministrativo debba seguire il piano di zonizzazione prima della sua approvazione e quali siano i soggetti coinvolti. Le procedure amministrative di approvazione del piano di classificazione acustica prevedono comunque le seguenti tre fasi comuni a quasi tutte le Regioni:

—adozione del piano con provvedimento amministrativo del Comune e contestuale deposito per pubblica visione;

trasmissione del piano ad organi competenti (Regione, Provincia, Comuni confinanti, ARPA etc.) per ricevere eventuali osservazioni e pareri;

—approvazione del piano da parte del Comune (o, in alcuni casi, da parte della Provincia).

—Nella fase di deposito per pubblica visione, in genere, è possibile a chiunque presentare osservazioni entro termini stabiliti. Ciò che non risulta chiaro dalla normativa è la rilevanza di tali osservazioni. Nella gran parte dei casi si procede respingendo motivatamente o approvando l’osservazione sopraggiunta.

—La fase tre ovvero l’avvenuta approvazione del provvedimento definitivo di classificazione acustica viene resa pubblica mediante avviso sul Bollettino Ufficiale Regionale o con altra pubblicizzazione così come previsto per la fase uno. Infine in alcune realtà il piano di classificazione acustica viene reso accessibile a chiunque, anche in via telematica mediante pubblicazione sul sito dell’amministrazione comunale.

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CORSO SICUREZZA DOMESTICA PROGETTO « I CARE VALSUSA»

     

INTRODUZIONE

Scopo di questo incontro è quello di fornire informazioni e consigli utili per vivere meglio e con meno rischi nella propria casa.

Il numero degli infortuni che avvengono tra le pareti domestiche è molto elevato, con migliaia di morti ogni anno. 

Su 100 decessi per infortunio:

  il 56% avviene negli ambienti di vita (casa, scuola, sport),  

  il   7% in ambienti di lavoro,

  il 37% è conseguenza del traffico.

Ogni anno circa 2.500.000 persone si rivolgono ai servizi di pronto soccorso per infortuni di tipo domestico, quelli mortali variano tra gli 8000 e gli 8500. 

La distribuzione degli incidenti rispetto all’età ha un andamento caratteristico: si osserva un primo picco in corrispondenza delle età infantili (0-5 anni) ed un secondo, anche più elevato, in corrispondenza dell’età avanzata (>75 anni).

Cosa possiamo capire dai numeri :

Le donne subiscono il doppio degli incidenti rispetto agli uomini.

Si tratta di incidenti legati alle attività di cucina e domestiche in senso stretto.

Per il maschio l’infortunio anche se avvenuto in ambiente casalingo è più spesso legato ad un’attività non strettamente casalinga o al gioco.

Interessante è anche osservare la distribuzione percentuale a seconda dei vari ambienti:

  • cucina          42.5
  • giardino   9.5
  • soggiorno 12
  • ingresso/corridoi 11
  • camere       8.5
  • bagno    5.5
  • soffitta/cantina/garage 6
  • altri    5Anziani, bambini e disabili sono più soggetti agli incidenti domestici per diverse e specifiche ragioni.   Sono più esposti al rischio perché trascorrono molto tempo nelle abitazioni, sono più fragili sia fisicamente che psichicamente, inoltre gli anziani spesso sono lenti ed impacciati, i fanciulli vivaci e curiosi.
  • A questo si aggiunga che le case quasi sempre sono progettate e realizzate tenendo presente abitudini e bisogni di una popolazione giovane e sana. Invece come cambiamo noi nel corso degli anni così deve cambiare una casa per adattarsi all’ospite.
  • Uno dei primi segnali che in una casa è arrivato un bimbo è la comparsa di reti alle ringhiere dei balconi (segno che il rischio caduta viene immediatamente percepito). Raramente invece in una casa che ospita anziani troviamo dei corrimano lungo le pareti dei corridoi o un servizio igienico attrezzato per aiutarli nei loro handicap.   Non percepiamo il loro rischio di cadere e ne sottovalutiamo le conseguenze gravi, spesso molto più costose di un corrimano.
  • La notte teniamo delle lucine accese per le paure dei bimbi ma non riusciamo a capire la necessità per i nostri nonni o genitori di seguire un percorso illuminato per accedere ai servizi durante la notte.  Sono in commercio “rilevatori di presenza” con accensione automatica della luce oppure interruttori luminosi e/o alcune piccole luci a parete, in commercio si trovano anche corrimano fosforescenti.
  • La frequenza degli infortuni varia a seconda delle diverse zone della casa ed in relazione a differenti fattori:1 – le attività che si svolgono: cucinare è l’attività più pericolosa perché si adoperano fuoco ed attrezzi lesivi (coltelli, forbici, ecc.)  seguono le attività di pulizia della casa e le operazioni legate all’igiene personale che coinvolgono l’uso di acqua ed elettricità in un luogo di dimensioni ridotte; il tempo che si trascorre in casa: ad es. in soggiorno si registra una notevole frequenza di infortuni a causa delle lunghe permanenze in atteggiamento di relax che comporta scarsa vigilanza su se stessi e sugli altri; la presenza di elementi a rischio: caminetti, soppalchi, scale, porte a vetri, specchiere, balconi, terrazze, ecc.
  • il tipo di utenza: le camere dei bambini e quelle degli anziani sono luoghi a rischio in maniera particolare per la vulnerabilità di tali soggetti che inoltre permangono a lungo incustoditi negli ambienti loro dedicati. Il rischio aumenta per la presenza contemporanea di diverse categorie di utenti;
  • la consapevolezza del rischio: spesso, anche se informati sulla pericolosità dei diversi elementi, gli utenti tendono a sopravvalutare le proprie difese e sottostimare il rischio.  Ciò vale in particolare nei confronti dei bambini dei quali si sopravvalutano le capacità cognitive e si sottovalutano quelle motorie;
  • situazioni personali: Chiunque viva una condizione di stress provocata da preoccupazioni lavorative oppure da una situazione familiare poco serena è maggiormente esposto al rischio.  Molto spesso è la combinazione di elementi diversi la responsabile di infortuni di varia natura e di diverso livello di gravità. Chiunque viva una condizione di stress provocata da preoccupazioni lavorative oppure da una situazione familiare poco serena è maggiormente esposto al rischio. Molto spesso è la combinazione di elementi diversi la responsabile di infortuni di varia natura e di diverso livello di gravità.
  • Negli ultimi anni le nostre case si sono aperte ad ospitare un numero sempre crescente di elettrodomestici, impianti ed accessori, funzionali alle nuove abitudini di vita, ma potenzialmente pericolosi, ed ancora a nuovi e sempre più numerosi prodotti per la pulizia e l’igiene, farmaci, piccoli attrezzi, ecc.
  • Accanto ed oltre alle carenze strutturali ed impiantistiche spesso la causa degli infortuni è da ricercare nella scarsa informazione e nel comportamento poco prudente degli abitanti che ignorano o sottovalutano situazioni di rischio facilmente evitabili con conoscenze ed attenzioni maggiori.
  • Accanto ed oltre alle carenze strutturali ed impiantistiche spesso la causa degli infortuni è da ricercare nella scarsa informazione e nel comportamento poco prudente degli abitanti che ignorano o sottovalutano situazioni di rischio facilmente evitabili con conoscenze ed attenzioni maggiori.
  • Per mantenere un rapporto rassicurante e felice con gli ambienti di vita è indispensabile imparare a conoscere e tenere sempre ben presenti i rischi che ne possono derivare.
  • L’informazione da sola non è però sufficiente:   è necessario promuovere l’abitudine a scelte e comportamenti che favoriscano un rapporto positivo e sicuro con la casa e con gli arredi, tale da ridurre al minimo il rischio di infortuni domestici.
  • Un intervento efficace di prevenzione degli infortuni domestici deve proporsi l’obiettivo di contribuire alla creazione di una cultura della sicurezza alla cui base c’è un’unica/tripla, importante domanda: cosa sto facendo, perché lo sto facendo, è corretto come lo sto facendo?  In modo da arrivare a scegliere la soluzione più sicura rispetto a quella più economica o di moda.
  • Molto spesso per eliminare un rischio non occorrono conoscenze tecniche approfondite basta e avanza quella cosa che si chiama “buon senso” oppure quell’altra che chiamiamo “senno di poi” e che dobbiamo imparare a sfruttare per cambiare il futuro.
  • A volte basta: fermarsi un attimo ad osservare le cose, porsi quella domanda ricordata prima, chiedersi il perché una cosa è così o perché è successo quel tal fatto, pensare a cosa può succedere se faccio la tal cosa, riconoscere che ogni azione comporta delle conseguenze e provare ad immaginare quali possano essere, cioè analizzare, studiare un incidente capitatoci e magari risoltosi senza gravi danni ma che poteva avere peggiori conseguenze e quindi porre rimedio a tutte le situazioni simili:  es.: l’anziano è scivolato su un tappeto ma il femore è ancora intatto: bene! ma :procuriamoci al più presto le retine antiscivolo da mettere sotto tutti i tappeti
  • Uno scaffale è caduto senza colpire nessuno, perfetto! Rialziamolo ma questa volta fissiamolo al muro e prendiamoci quelle due ore di tempo necessarie per fissare tutti quegli scaffali o piccoli mobili (es scarpiere) che possono rovesciarsi in avanti.
  • Sfruttiamo quel “senno di poi” che deriva dallo studio degli incidenti e dei “quasi infortuni” cioè degli incidenti senza conseguenze sulle persone. Dalla loro analisi vengono spesso le soluzioni migliori.
  • Quali normative esistono? :  Esiste una Legge, antichissima ma che ha ancora una influenza notevole, il dimenticarsi della sua esistenza è la prima e principale causa di infortuni in casa: la legge di gravità. Tutto tende a cadere verso il centro della Terra. Tutto ciò che è in alto tende irresistibilmente a cadere verso il basso, noi per primi ed a colpire quel che trova sulla sua traiettoria senza rispetto per la nostra testa o i nostri piedi.
  • Talora la Legge interessa direttamente la casa imponendo: qualcosa da fare, come la Legge 46/90 sugli impianti elettrici e di riscaldamento che ormai tutti conosciamo ed abbiamo applicato (?) ; qualcosa da non fare, ad es. non usare amianto. Altre volte invece l’interesse è indiretto come ad es. la normativa sugli sgravi fiscali che permette al cittadino di contenere le spese sostenute per lavori di miglioramento della casa.
  • Altre leggi, indirizzate al mondo del lavoro espandono alle case il loro campo d’azione, es. la marcatura CE di tutte le macchine (elettrodomestici inclusi) o il marchio IMQ (per il materiale elettrico) ci assicurano una maggior sicurezza nell’uso di molti apparecchi.
  • La normativa cosiddetta “assicurazione per le casalinghe” (legge 493 del 3/12/1999) è un’altra forma di tutela, anche se di tipo riparativo, nei confronti dei rischi domestici.
  • In ambito lavorativo una norma europea, trasformata poi in legge italiana (il famoso decreto 626, ora 81/08), obbliga tutte le aziende ad effettuare una “valutazione dei rischi” cioè lo studio, l’analisi dell’ambiente di lavoro (locali, impianti, sostanze usate, procedure di lavoro) finalizzata non tanto al miglioramento produttivo, al contenimento dei costi, ecc. bensì all’individuazione di tutti i possibili rischi di danno per la salute del lavoratore ed impone la loro successiva eliminazione con specifiche attività di bonifica, pianificate nel tempo e finanziate.
  • Per le case non esiste una legge simile e probabilmente è giusto che il legislatore non si sia introdotto così pesantemente nella nostra privacy e quand’anche esistesse, il controllo sarebbe poi impossibile. Ma questa legge deve essere un invito, uno stimolo a fare altrettanto a casa nostra, abituandoci a fare dei “test sulla sicurezza domestica” cioè: analizzare/studiare la propria abitazione come possibile sorgente di rischi per la salute e compilare una lista dei problemi rilevati in ordine di pericolosità.
  • Valutare la probabilità (P) che l’incidente avvenga e la gravità (G) del danno ci aiuta nel compilare questa graduatoria: RISCHIO = P x G     Esempio: il tubo di gomma del gas è usurato (alta probabilità che si rompa); la fuoriuscita del gas può provocare incendio o scoppio (alto danno potenziale); moltiplichiamo i due fattori ed avremo un livello di rischio elevatissimo che impone come priorità assoluta la sostituzione del tubo.
  • Altro esempio: L’uso di alcool per accendere un fuoco: questa abitudine presenta una probabilità elevata che accada un incidente (è intuitivo) ed il danno conseguente (l’ustione) può essere grave; anche in questo caso la moltiplicazione darà un valore elevato.   Cambiamo quindi modo di procedere e sostituiamo l’alcool con le apposite tavolette che permettono di accendere il fuoco senza rischiare di trasformarsi in torce ed in questo caso forse anche risparmiamo.
  • Riassumendo:                                                                                                                                 compilare un elenco dei   problemi rilevati                                                                      stabilire le priorità                                                                                                         individuare le soluzioni da   utilizzare                                                                               intervenire
  • COMPITI DEGLI ENTI PUBBLICI                                                                                       La legge 493/99 fa carico alle ASL di interessarsi di infortuni domestici iniziando con la rilevazione statistica del fenomeno e sviluppando una adeguata azione di informazione e di educazione per la prevenzione degli infortuni.
  • Dispositivi di protezione individualeA volte il rischio non è facilmente eliminabile oppure nonostante abbiamo preso tutte le precauzione sappiamo che esiste un rischio residuo, allora è necessario difendersi ricorrendo ai “dispositivi di protezione individuale”, che in fabbrica vengono chiamati «DPI» e che magari conosciamo perché li abbiamo usati per anni durante il lavoro.
  •    Vediamo quali possono essere i più importanti in un ambiente domestico:                                                                                                                     Anzitutto i guanti: ne esistono di vari tipi a seconda di cosa vogliamo fare o da cosa ci vogliamo difendere.   Ci possono proteggere le mani da prodotti chimici (guanti in gomma o nitrile), dal rischio di taglio (cuoio, kevlar), di puntura (cuoio, nitrile), durante i lavori in giardino ecc. Spesso i guanti facilitano la presa degli oggetti. Costano tutti molto poco, meno comunque di un tendine tagliato.
  • Occhiali: da indossare quando c’è il pericolo di polveri, di schegge o di schizzi (in qualche film americano si vedono bimbi o casalinghe che indossano occhiali di protezione mentre preparano un frullato), avete idea di quanto male possa fare una scheggia di legna in un occhio?
  • Mascherine di protezione delle vie respiratorie : quando usiamo prodotti chimici (in bagno, cura delle piante, piccoli ritocchi con vernici o pitture) o siamo in locali polverosi o svolgiamo attività che producono polvere (una buona mascherina 15-20 Eurocent), lo sciroppo per la tosse è decisamente più caro.
  • Scarpe di sicurezza : con puntale rinforzato, suola imperforabile, ecc. possono essere molto utili in lavori di spostamento di mobili o in giardino; un’unghia schiacciata o una fratturina di un dito del piede dopo le debite parolacce ci obbligano a stare fermi per qualche giorno.
  • Protettori dell’udito per lavori rumorosi, ecc. : Ormai in tutti i paesi esistono negozi che vendono questi prodotti, ed il negoziante sarà ben contento di darvi tutte le informazioni necessarie o di soddisfare esigenze particolari.
  • Qualche consiglio :Impianti elettrici ed a gas costruiti secondo le leggi in materia (Legge 46/90).                                                                                                                               Manutenzione degli impianti secondo le scadenze definite (Legge 46/90).  Usare correttamente le apparecchiature elettriche a rischio (consultare i libretti di istruzione).                                                                                                            SCALE : Se dobbiamo portarci a quote più alte del pavimento mai usare mezzi di fortuna (ad es: sedie, tavolini, ecc..)  L’attrezzo studiato apposta per superare i dislivelli è la scala ed allora usiamola, essa può essere del tipo a libretto oppure a pioli. Usare scale con marcatura CE, con piedini e gradini antiscivolo; (quelle a libretto devono avere un sistema di blocco che ne impedisca l’apertura completa). Controllare lo stato di usura della scala prima di usarla. E’ meglio chiedere l’assistenza di un’altra persona che ci aiuti a stabilizzare la scala. Evitare di sporgersi per raggiungere un oggetto e non sognarsi di spostare la scala mentre ci si è sopra. La manovra corretta consiste nello scendere, riposizionare la scala e risalire, è più salutare per i muscoli delle gambe rispetto ad un trauma da caduta.  Tenere in casa, a portata di mano, un piccolo estintore e rinnovarlo alla scadenza.                                                                                                                           Evitare gli alcoolici prima e durante i lavori domestici: possono essere causa di giramenti di testa e cadute.                                                                                    Per evitare giramenti di testa, soprattutto se non si è più molto giovani, è bene alzarsi dal letto lentamente, stirando i muscoli, passando da distesi a seduti e solo dopo, in piedi. Lo stesso vale se si è stati per molto tempo seduti in poltrona.
  • Il tappetino scendiletto è una importante causa di scivolamenti. Applicare sotto tutti i tappeti di casa le apposite retine anti-scivolo. Nella vasca da bagno o nella doccia, deve esserci il tappetino anti-scivolo e, se ci sono persone anziane, anche una apposita maniglia.
  • Non lasciare mai incustoditi il ferro da stiro acceso allontanarsi mentre il fuoco è acceso sotto la caffettiera.Sostituire i vetri non di sicurezza posti ad un altezza inferiore al metro o proteggerli con retine metalliche o almeno con pellicole adesive che impediscano la caduta dei vetri rotti.
  • Qualche consiglio per le apparecchiature elettriche :E’ meglio avere una presa fissa per ogni uso, se proprio non è possibile fare altrimenti usare una di quelle prese multiple chiamate “ciabatte” (marchiate IMQ).                                                                                                                  Non togliere MAI la spina dalla presa tirando il filo, anche se siamo a qualche metro dalla presa, potremmo rompere il cavo o l’involucro della spina o far uscire la presa dal muro mettendo così allo scoperto delle parti in tensione.                                                                                                                                    Cambiare le spine logore, niente nastro isolante o peggio ancora nastro adesivo.                                                                                                                                         Di certo non è necessario chiamare un’elettricista per cambiare una lampadina, almeno su questo lavoro possiamo risparmiare qualche soldino facendolo noi.  Sì ma non basta essere sicuri che l’interruttore sia spento e poi come si fa ad esserne sicuri se la lampadina rotta non ci fornisce la prova che la corrente manca?                                                                        Ma quand’anche l’interruttore sia realmente nella posizione di “spento” il portalampade può rimanere in tensione e noi con lui pertanto prima di tutto staccare l’interruttore generale. La luce necessaria per vedere ci può essere fornita da una di quelle torce trasportabili che funzionano come luce di emergenza accendendosi quando manca la correnteAttenzione alle prolunghe sia elettriche che telefoniche                                                   Se una prolunga gira per casa è matematico che qualcuno possa inciampare facendo precipitare al suolo (legge di gravità) il telefono, il ferro da stiro o quant’altro.                                                                                             Sostituire la prolunga con un impianto fisso ogni qualvolta ciò sia possibile. Esistono soluzioni per tutte le necessità; comodissimi, ad es. gli zoccoli passacavo con prese ed interruttori modulari. L’elettricista autorizzato sarà ben lieto di darvi la sua consulenza e di guadagnare qualcosa ogni volta che lo chiamerete. Elettricità ed acqua sono ottimi alleati solo in una cosa: combinare guai. L’esperienza degli installatori e la legge impongono delle zone di rispetto per l’impianto elettrico nei bagni o comunque in vicinanza di prese d’acqua. Installatori artigiani autorizzati, idraulici ed elettricisti che siano, potranno identificare le zone critiche in poco tempo.Il ferro da stiro  : Assolutamente non va lasciato incustodito, lo abbiamo già detto ma è meglio ricordare che se si è chiamati al telefono mentre si stira conviene staccare la presa, (ma non avete mai pensato alla comodità di un telefono cordless?) Come è da ricordare che il filo non va mai avvolto attorno al ferro da stiro quando questo è ancora caldo. Mai stirare con mani bagnate o a piedi nudi e prima di mettere l’acqua nel ferro a vapore staccare la presa, sempre per il concetto che acqua ed elettricità vicine sono sempre pericolose.
  • Consigli per gli acquisti :                                                                                                          1.estintore                                                                                                                                        2.torcia di sicurezza                                                                                                             3.telefono cordless o cellulare                                                                                       4.rilevatore di fughe di gas                                                                                              5.rilevatore di incendio                                                                                             6.microfono di sorveglianza acustica                                                                   7.apparecchio ricetrasmittente per il controllo a distanza.
  • QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE Il questionario che segue è stato pensato per aiutare il cittadino a compiere una valutazione autonoma dei rischi eventualmente presenti nella propria abitazione. Esso non può ovviamente essere completo data l’enorme variabilità di casi e situazioni esistenti nella realtà del territorio, con molta meno ambizione il lavoro desidera invece suggerire l’idea di “guardarsi attorno” proponendo nel contempo un metodo di analisi che ognuno potrà poi adattare e rivedere a seconda della situazione personale.                          
  • ANALISI PER LOCALI :                                                                                Ingresso/corridoi – Scale – Cucina – Camera dei bambini – Camera per anziani – Soggiorno – Bagno/lavanderia Analisi per singolo elemento: Pavimento- Porte-Finestre- Ringhiere  Tendaggi- Mobili in genere- Stufe
  • Analisi comportamentale per:                                                                                               Rischio infortunistico in genere                                                                                       Rischio incendio ed ustioni                                                                                                     Rischio elettrico                                                                                                                        Rischio da gas ed impianto di riscaldamento                                                                  Per ognuno di questi aspetti vengono indicate le azioni che predispongono al rischio e suggeriti accorgimenti od azioni che invece lo allontanano. TUTTE QUESTE ANALISI VENGONO TRATTATE E SVILUPPATE CON ESEMPI TEORICI-PRATICI 
  • Al termine del corso vengono effettuati test individuali e/o di gruppo
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COMPATIBILITA’ ELETTROMAGNETICA

COMPATIBILITA’ ELETTROMAGNETICA

Schema di propagazione di disturbi elettromagnetici tra un dispositivo sorgente di disturbi (EMC Source) e un dispositivo soggetto a tali disturbi (EMC Victim). In rosso i disturbi irradiati; in azzurro i disturbi condotti.

Nelle prove di compatibilità elettromagnetica quando si verificano le emissioni Source è il dispositivo da testare (DUT Device undertest), mentre Victimè lo strumento di misura dei disturbi.                                                             Le parti si invertono quando si fanno le prove di immunità (o suscettibilità)Il termine compatibilità elettromagnetica (EMC, dall’inglese Electromagnetic Compatibility) si riferisce alla disciplina, nell’ambito dell’ingegneria elettrica ed elettronica, che studia la generazione, la trasmissione e la ricezione non intenzionali di energia elettromagnetica in relazione agli effetti indesiderati che queste possono comportare, con l’obiettivo di garantire il corretto funzionamento nel medesimo ambiente dei diversi apparati che coinvolgono fenomeni elettromagnetici durante il loro funzionamento.

La descrizione della compatibilità elettromagnetica prende in considerazione diversi problemi:                                                                                         1 – i problemi di emissione si riferiscono alla riduzione della generazione non intenzionale di energia elettromagnetica e dalle contromisure atte ad evitare la sua trasmissione                                                                                                      2 – i problemi di suscettibilità (o immunità), si riferiscono invece al corretto funzionamento degli apparati elettrici ed elettronici in presenza di disturbi elettromagnetici provenienti dall’esterno. Quando, nell’ambito della compatibilità elettromagnetica, si prendono in considerazione disturbi elettromagnetici che si propagano in strutture guidanti quali conduttori metallici, ci si riferisce a problemi di suscettibilità ed emissione condotte (in azzurro nella figura1), quando invece ci si riferisce a disturbi propagati in uno spazio libero, ci si riferisce a problemi di suscettibilità ed emissione irradiata (radiata, irraggiata), indicati in rosso nello schema.

In passato i problemi di compatibilità elettromagnetica erano lasciati alla valutazione dei singoli produttori o regolamentate a livello nazionale. Gli sviluppi sempre più rapidi dell’elettronica e l’interscambio commerciale sempre più intenso hanno reso necessario imporre delle normative comuni di regolamentazione. Con la nascita dell’Unione europea, in particolare ,si è cercato di  unificare  la legislazione in materia e le normative proposte in sede comunitaria sono poi state ratificate dai parlamenti degli stati membri. L’Italia in particolare, ha approvato tali normative e dal 1º gennaio 1997 l’apposizione del marchio CE comporta il rispetto di normative specifiche su questi problemi (oltre al rispetto di altre normative relative alla sicurezza elettrica).

TECNICHE DI RISOLUZIONE :                                                                                      Tipicamente un metodo classico per evitare interferenze elettromagnetiche da e verso un apparato elettrico è quello della schermatura metallica dell’apparato in questione (gabbia di Faraday) : in tal modo onde elettromagnetiche incidenti o irradiate dall’apparato rimangono confinate in buona parte rispettivamente all’esterno e all’interno della struttura.

Con gabbia di Faraday si intende qualunque sistema costituito da un contenitore in materiale elettricamente conduttore (o cavo conduttore) in grado di isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico presente al suo esterno, per quanto intenso questo possa essere, ma un corpo esterno non sarà altrettanto isolato come quello interno, poiché, la gabbia, essendo attraversata da una carica elettrostatica attiva, una volta raggiunto un elevato potenziale elettrico cercherà di scaricare l’eccessiva potenzialità su corpi vicini esternamente.

È utilizzato il termine gabbia per sottolineare che il sistema può essere costituito, oltre che da un foglio metallico continuo, anche da una rete o una serie di barre opportunamente distanziate. Questo effetto schermante è utilizzato per proteggere ambienti e apparati da campi esterni, come per esempio quelli generati dai fulmini.

Un’altra applicazione si ha in elettronica per eliminare le interferenze di campi elettromagnetici esterni in apparecchi radio e per telecomunicazioni, oppure per evitare la fuoriuscita di campi elettromagnetici da un ambiente, come nel caso del forno a microonde. In quest’ultimo è presente una rete metallica sullo sportello: in questo modo, durante il suo utilizzo, si è schermati dalle microonde mantenendo la possibilità di vedere all’interno

 

Nelle realizzazioni pratiche l’effetto schermante è limitato dalla resistenza elettrica del materiale che per effetto Joule riduce l’entità delle correnti indotte. Molti materiali conduttori presentano, inoltre, il fenomeno del ferromagnetismo, che limita l’effetto schermante alle basse frequenze. La profondità a cui il campo elettromagnetico riesce a penetrare è descritta dall’effetto pelle.

2 – Cenni storici                                                                                                                           I problemi connessi alle interferenze elettromagnetiche nascono praticamente con l’inizio delle trasmissioni radio, con Guglielmo Marconi(1901). Verso il1920 cominciano a comparire sulle riviste specializzate articoli sull’argomento. Trasmettitori, ricevitori ed antenne non erano molto sofisticate (la selettività era molto approssimativa). Durante la seconda guerra mondiale l’uso di apparati radio, sistemi di navigazione e radar in modo diffuso comportò l’aumento dei problemi dovuti ad interferenze. Si tamponarono i problemi con una riassegnazione dello spettro delle frequenze (cosa abbastanza facile non essendo allora molto affollato). I problemi si aggravarono verso gli anni cinquanta con l’introduzione dei primi transistor, dei circuiti integrati (sessanta ) e dei primi microprocessori negli anni settanta. Negli ultimi anni, l’uso di tecniche digitali in sostituzione di quelle analogiche e l’elaborazione di segnali a frequenze sempre più elevate ha aumentato l’intensità delle sorgenti di disturbi La costante riduzione delle tensioni di alimentazione negli apparati elettronici ha inoltre reso gli stessi più sensibili ai disturbi.

Le unità di misura del campo magnetico :                                                                             Il Tesla è l’unità di misura adottata dal Sistema Internazionale (SI) per l’induzione magnetica (densità di flusso magnetico) . Esiste anche un’altra unità comunemente usata nella misura dell’induzione magnetica, il Gauss. 1 Tesla corrisponde a 10.000 (diecimila) Gauss.                                                           Poiché il Tesla è un unità molto grande, per la misura dei campi (elettro)magnetici a bassa frequenza nella pratica si fa riferimento ad un sottomultiplo dell’unità Tesla, il micro Tesla (abbreviato µT) pari ad un milionesimo di Tesla.  “1 micro Tesla equivale a 10 milli Gauss.”

Le unità di misura del campo elettrico                                                                           Per la misura dei campi elettrici si usa invece come unità di misura il Volt/metro (abbreviato V/m), relativo all’intensità del campo stesso.

Campi elettromagnetici e radiofrequenza.                                                                       Unità correlate :                                                                                                                              Il campo elettrico magnetico a radiofrequenza è talora quantificato nelle unità correlate A/m (campo magnetico) e W/cm2 (densità di potenza).

Intensità di campo elettrico e densità di potenza nelle onde elettromagnetiche In uno specifico mezzo, l’intensità del campo elettrico E è legata alla densità di potenza P (espressa in Watt/m2) dalla relazione:                               P(W/m2) = E2 / Z     Dove Z è l’impedenza del mezzo.

Per esempio, nel vuoto (Z=377) vale la seguente tabella di corrispondenza:  Il valore ‘limite’ di 6 V/m corrisponde dunque ad una densità di potenza di circa 0,1 W/m2. Si noti come la corrispondenza tra intensità di campo (V/m) e densità di potenza (W/m2) non è lineare ma quadratica: quando il campo aumenta di 10 volte, la densità di potenza aumenta di 100 volte.

                                                     Effetto triboelettrico                                                           L’effetto triboelettrico è un fenomeno elettrico che consiste nel trasferimento di cariche elettriche, e quindi nella generazione di una tensione, tra materiali diversi (di cui almeno uno isolante) quando vengono strofinati tra di loro. La parola che descrive il fenomeno deriva dal greco tribos, che significa appunto strofinio (da cui deriva anche tribologia: studio dei fenomeni di attrito, triboluminescenza: emissione luminosa di alcuni materiali per strofinio). L’ambra, per esempio, può caricarsi elettricamente in questo modo e attirare corpi leggeri. Questa proprietà era nota fin dall’antichità (Talete di Mileto VI secolo a.C., Teofrasto di Ereso, Plinio il vecchio), e portò alla nascita della parola “elettricità”, dal nome greco dell’ambra: electron.

                                DESCRIZIONE DEL FENOMENO                                                         La formazione delle cariche elettrostatiche non richiede necessariamente lo strofinio. In realtà il trasferimento di elettroni da un materiale all’altro si manifesta anche con il semplice contatto. Ad esempio nello srotolamento del nastro adesivo (di cellulosa). Qui non si ha strofinio. La striscia del nastro adesivo è a contatto con lo strato di collante. Quando si srotola il nastro si allontana la striscia di cellulosa dalla colla (che erano in buon contatto col nastro avvolto). Nel distacco si ha trasferimento di elettroni dalla colla al nastro: la colla si carica positivamente, il nastro sottostante negativamente. I potenziali elettrici che si generano sono dell’ordine delle decine di kV. Effetti triboelettrici possono manifestarsi anche tra solidi e liquidi o gas.

                                             EFFETTI MICROSCOPICI                                                       Mettere a contatto due superfici determina un fenomeno detto di adesione: si formano dei legami chimici nei punti di contatto. Per punti di contatto si intendono i punti in cui la distanza tra atomi dei due diversi materiali è dell’ordine di qualche Å. Si tratta, in genere, di piccole percentuali delle superfici vicine. In questi punti di interazione tra i due materiali gli elettroni sono legati ai rispettivi atomi con energie diverse e possono passare dagli atomi di un materiale in cui l’energia del legame è inferiore a quello in cui è maggiore. L’energia di legame per estrarre un elettrone è caratterizzata dalla funzione lavoro.                                                                                  I materiali che acquistano elettroni (carica elementare negativa) si caricano negativamente, mentre quelli che cedono elettroni si caricano positivamente. Se i materiali sono conduttori si avrà una redistribuzione uniforme degli elettroni in un tempo caratteristico (detto tempo di rilassamento); altrimenti la carica elettrica rimarrà localizzata nei punti in cui è avvenuto lo scambio, con effetto triboelettrico più accentuato. Lo strofinio non fa altro che aumentare, nel tempo, i punti di contatto tra le superfici e quindi moltiplicare il fenomeno. Va notato che nel contatto si può manifestare anche scambio di ioni o frammenti di intere molecole e che a livello microscopico vi sono aspetti del fenomeno simili all’attrito. Al momento del distacco, a causa del forte campo elettrico presente, si manifestano fenomeni di scarica elettrica che portano a riscaldamento (fenomeni piroelettrici) e ritorno parziale degli elettroni scambiati al materiale originario (in inglese: Charge backflow).

                                         EFFETTI MACROSCOPICI                                                                 È esperienza comune la piccola scarica elettrica che si manifesta (particolarmente quando l’umidità presente nell’aria è modesta) dopo aver camminato su un tappeto sintetico e si tocca la maniglia di una porta. Se il tappeto è di nylon e le suole delle scarpe sono di gomma il contatto tra scarpe e tappeto crea un trasferimento di elettroni dal tappeto alle scarpe lasciando il tappeto carico positivamente e le suole delle scarpe cariche negativamente. Entrambi i materiali sono (isolanti) e quindi le cariche restano localizzate. Per induzione (o influenza) elettrostatica tra le scarpe e il corpo umano (conduttore) si ha una separazione di cariche: i piedi si caricano positivamente e la parte alta del corpo, come le mani, si carica negativamente. Quando si avvicina la mano alla maniglia della porta la carica negativa si trasferisce rapidamente (i tempi sono dell’ordine del microsecondo) verso di essa producendo, in versione ridotta, un processo simile alla formazione di un fulmine. Va notato che tensioni statiche generate in questo modo se inferiori a circa 3500 Volt non vengono avvertite da una persona ma possono danneggiare un computer se non adeguatamente protetto.

         TRIBOELETTRICITA’ NEL COMMERCIO E INDUSTRIA                                     I circuiti integrati usati negli apparati elettronici moderni sono molto sensibili alle scariche elettriche (a differenza delle vecchie apparecchiature a valvole termoioniche). I problemi che ne possono derivare vanno dal temporaneo malfunzionamento con perdita di dati, a danni permanenti o latenti. Proprio per questo non è più possibile mettere in commercio (marchio CE) apparecchi che non rispettino alcune normative specifiche (test EMC e nello specifico: test ESD ElectroStatic Discharge) che garantiscono una certa immunità a questi disturbi. Anche l’industria che costruisce apparecchiature elettroniche deve creare aree opportunamente protette dalle cariche elettrostatiche in cui avviene la manipolazione e il montaggio di componenti particolarmente delicati.

 

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

ELETTROMAGNETISMO – INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

                  PERICOLO : MICROONDE AD ALTA POTENZA

Con il termine elettrosmog si intende l’inquinamento derivante in genere da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti. Parliamo quindi dell’intervallo di frequenze che va da 0 Hz (campi statici) alle frequenze della radiazione visibile (laser e luce incoerente).

Le radiazioni comprendono quelle prodotte dai radar, in particolare quelli civili e da diporto, per i quali vennero scoperti i primi, evidenti effetti termici delle microonde durante la seconda guerra mondiale (malattia dei radaristi) e da cui vennero sviluppate le tecnologie alla base dei forni a microonde, dalle infrastrutture di telecomunicazioni come la radiodiffusione e la telediffusione (emittenti radiofoniche e televisive), ponti radio, reti per telefonia cellulare, dagli stessi telefoni cellulari, dagli apparati wireless utilizzati soprattutto in ambito informatico (campi EM ad alta frequenza) e dalle infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica tramite cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità come gli elettrodotti della rete elettrica di distribuzione (campi EM a bassa frequenza).

Il termine popolare elettrosmog, più correttamente descrivibile come “relazione tra radiazioni elettromagnetiche e stato di salute”, congloba una moltitudine di agenti fisici inquinanti e di diverse patologie potenzialmente correlabili. La pletora di interazioni è difficilmente raggruppabile, passando dagli effetti di campi statici di altissima potenza (dove sono noti ad esempio gli effetti di stimolazione del nervo periferico, PNS, dove la commutazione rapida e lo spegnimento dei gradienti di campo magnetico come in alcuni potenti apparati di risonanza magnetica nucleare, è in grado di causare stimolazione del nervo) a campi di altissima frequenza anche di bassa potenza coinvolta come le Extremely high frequency, la radiazione Terahertz dove, anche se le forze coinvolte sembrano essere piccole, le risonanze non lineari potrebbero consentire alle onde terahertz di decompattare il DNA, creando “bolle” nella doppia elica che potrebbe significativamente interferire con processi come l’espressione genica e la replicazione del DNA, ai laser.

In aggiunta alla variabilità degli agenti causali, i danni provocati possono essere di tipo tumorale, benigno o maligno:

  • di tipo specifico e localizzato, come tumori indotti in loco per innalzamento termico dei tessuti, esempio studiato per i telefoni cellulari, il glioma;
  • di tipo organico, come le leucemie, ad esempio sotto indagine per gli effetti delle basse frequenze degli elettrodotti.

Il danno tumorale è stato associato al fatto che i campi elettrici e magnetici inibiscono nella ghiandola pineale la produzione di melatonina, nell’uomo e nei ratti, fattore oncostatico. In seguito fu messa in relazione l’esposizione ai campi magnetici con l’inibizione notturna dell’attività della NAT ed il contenuto di melatonina nella ghiandola pineale del ratto.

Si possono avere danni di tipo non tumorale come:

  • danni per trasferimento di potenza, esempio ustione da laser di potenza, da irradiamento infrarosso, da microonde
  • danni da interferenza con segnali di tipo elettrico ed elettrochimico naturalmente presenti nell’organismo, come trasmissione del segnale nervoso, e flussi ionici intra- ed extra- cellulari.Gli studi che sostengono di aver trovato correlazioni statistiche significative tra l’esposizione a radiazione elettromagnetica a bassa frequenza e l’insorgenza di effetti a lungo termine (quali leucemia e vari tipi tumore) sono spesso contestati sulla base della presunta non significatività statistica del risultato, dovuta principalmente alla ristrettezza del campione scelto o a tempi di studio non sufficientemente lunghi. Si ricorda, in questo contesto, che le insorgenze a lungo termine di tumori prevedono latenze di decenni. Emblematicamente il mesotelioma concernente l’esposizione ad amianto, un altro agente i cui effetti acuti si discostano per meccanismi biologici di insorgenza della malattia da quelli a lungo termine, prevede uno sviluppo del tumore con un ritardo massimo rispetto al periodo di esposizione di 45 anni.

EFFETTI ACCERTATI :                                                                                                          Partendo dalle fotosensibilità e foto tossicità in campo umano, come nella dermatite attinica, nelle ustioni da laser e infrarossi, passando per i danni termici da esposizione alle microonde o malattia dei radaristi, per finire ai danni di indagine molto più complessa, imputabili alle frequenze radio e ultra basse a bassa potenza, esistono dimostrati effetti biologici coinvolgenti le radiazioni non ionizzanti. Un effetto accertato e fisicamente elementare delle onde elettromagnetiche cosiddette ad alta frequenza, anche se non ionizzanti, è l’innalzamento della temperatura dei tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi di acqua con effetto di maggior penetrazione e assorbimento nei tessuti interni tanto più bassa è la frequenza, tipici ad esempio nell’intervallo delle microonde dei comuni fornetti domestici.

Nel caso dei telefoni cellulari, la potenza irradiata è bassa (solitamente minore di 1 watt) così che il riscaldamento prodotto è dell’ordine di poche frazioni di grado, quasi interamente localizzato nella testa dell’utente, inferiore in teoria e comunque all’effetto di un’esposizione diretta di pari durata alla radiazione solare, che però ovviamente agisce solo a livello di superficie, essendo i tessuti non trasparenti all’infrarosso, contrariamente a quanto avviene per le onde radio. Il calore superficiale si propaga nei tessuti nel primo caso solo per conduzione, e non per irraggiamento. Si sono ipotizzati effetti implicanti l’interferenza con frequenze di risonanza del flusso ionico relativo alle pompe ioniche cellulari e gli studi sull’argomento teorico sono tuttora in corso.

I soggetti portatori di pacemaker dovrebbero rispettare una distanza maggiore di 1 metro fra il telefono e il dispositivo medico, poiché le onde E.M. prodotte potrebbero generare problemi di compatibilità elettromagnetica ovvero creare dei falsi impulsi nei circuiti da scoordinare il ritmo cardiaco prodotto con genesi di aritmie.                                        Esistono studi che documentano svariati effetti dei campi elettromagnetici sulla salute umana.I limiti imposti tengono finora esclusivamente in considerazione gli effetti termici, di riscaldamento cutaneo causato dalle microonde.                                                                                                                                 Le radiazioni di microonde causano almeno due meccanismi che sono alla base dello sviluppo di un cancro: micronuclei e shock termico delle proteine.

Shock termico delle proteine                                                                                               Quando avviene il surriscaldamento di punti nei tessuti umani, il corpo produce proteine per far fronte allo shock termico nel tentativo di proteggere e riparare le cellule surriscaldate. Queste proteine proteggono anche le cellule cancerose rendendole resistenti alle terapie. In molti tumori il numero di queste proteine risulta altissimo.

Formazione di micronuclei                                                                                                        I micronuclei sono filamenti spezzati del DNA ed indicano che le cellule non sono più in grado di ripararsi correttamente. Gli studi condotti dall’industria delle telecomunicazioni confermano che le radiazioni dei cellulari producono micronuclei nelle cellule ematiche umane a livelli ben più bassi rispetto a quelli previsti dalle normative in materia di esposizione del governo statunitense. Tutti i tumori sono causati da un danno genetico e la presenza di micronuclei nelle cellule è il primo segnale d’allarme del cancro. I medici che curavano le vittime del disastro di Černobyl del 1986 usavano l’esame dei micronuclei per determinare l’estensione del danno causato dalle radiazioni.

1.Effetti sulla tiroide: le radiazioni di microonde producono sul cervello effetti quali il rallentamento o l’arresto della produzione da parte della ghiandola pituitaria, detta anche ipofisi, dell’ormone stimolante tiroideo (TSH), determinando così una drastica riduzione degli ormoni tiroidei T4 e T3

2.Differenza fra radiazioni ionizzanti e radiazioni non ionizzanti: spesso viene operata una distinzione fra gli effetti di queste due categorie. Gli effetti dei cellulari sarebbero più contenuti, dipendendo da radiazioni non ionizzanti. Riguardo agli effetti delle radiazioni ionizzanti c’è un sostanziale accordo (un esempio di studio documentato, dell’Accademia Nazionale delle Scienze, il quale ha confermato che anche dosi molto basse di radiazioni ionizzanti, dai raggi X ai raggi gamma, nel corso di tutta la vita, causano il cancro).

Permeabilità della barriera emato-encefalica: svariati studi effettuati su animali hanno dimostrato che i c.e.m. usati nella telefonia mobile provocano la distruzione della barriera emato-encefalica, provocando massicci danni al cervello degli animali nonostante che la potenza impiegata per generare questo effetto sia molto più bassa di quella oggi considerata come sicura per l’uomo dalle autorità sanitarie. Qualora questi danni vengano confermati nell’uomo, non è da escludere un massiccio aumento delle malattie neurodegenerative come Alzheimer in persone di mezza età le quali abbiano usato telefoni cellulari per alcuni decenni.

Effetti maggiori nei bambini.                                                                                                     Gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche sono più gravi se si accumulano nel tempo, ma esistono delle età più sensibili di altre. In altre parole, avere un’esposizione dai 30 ai 40 anni, ha un effetto minore di una subita dai 20 ai 30 anni, sebbene la durata sia la stessa.                                          I bambini assorbono molte più radiazioni degli adulti. La distruzione fin dalla giovane età di cellule neuronali annulla una “riserva cerebrale” che nella vecchiaia potrebbe compensare la morte di neuroni causata dalla malattia di Alzheimer o da altre malattie degenerative.                                        Se il cervello ha un eccesso di neuroni utilizzati poco o nulla, questi possono tornare utili per sostituire quelli morti a causa di malattia della tarda età. I ricercatori dell’Università dello Utah hanno scoperto che il cervello di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni quattro volte maggiore rispetto al cervello di un adulto, ed il fluido oculare di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni oltre 10 volte maggiore rispetto all’occhio di un adulto.

Nel 2011 la IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha indicato i campi elettromagnetici a radiofrequenza, tipici dei telefoni cellulari come possibili cause di alcuni tipi di cancro come glioma e neuroma auricolare per gli utilizzatori abituali di telefoni cellulari, anche se per quanto riguarda l’esposizione professionale e quella ambientale si rimanda a ulteriori studi, essendo ancora inadeguato trarre conclusioni. La conseguenza è stata l’inserimento delle radiofrequenze nella classe 2B, che include gli agenti con possibili effetti carcinogeni. Nella stessa classe si trovano oltre 250 agenti, alcuni dei quali di ampia diffusione, che possono diventare cancerogeni come il nichel (che produce reazioni individuali molto intense, per interazione con le proteine), acetaldeide, acrilonitrile, aflatossina M1, Benz[a]antracene, alcuni papillomavirus umani, isoprene, piombo, composti di metilmercurio, policlorofenoli, tioacetammide, il caffè ad altissime dosi (la caffeina è letale fra 150 ed i 200 mg/Kg, ma la IARC, nella monografia sottolinea che bere il caffè non può essere classificato come cancerogenico in quanto vi è una evidenza per la vescica urinaria e una relazione inversa per l’intestino crasso), il nero di carbone (che come molti prodotti della combustione è ricco di idrocarburi policiclici aromatici noti cancerogeni per l’uomo), il talco ( silicati come l’amianto e il talco che è un fillosilicato sono via via sostituiti da prodotti meno tossici come polveri proteiche)[27]; nel 2012 nel volume 102 Radiofrequency electromagnetic fields, si è poi esposto compiutamente lo stato dell’arte delle indagini relative. Altri agenti non ionizzanti, come campi elettrici e magnetici a estremamente bassa frequenza erano già stati esaminati e pubblicati nel volume 80, classificandosi rispettivamente di classe 3 (impossibilità con gli studi finora svolti di classificazione degli agenti come cancerogeno o non cancerogeno), e di classe 2B.

Il Tasso d’assorbimento specifico varia a seconda del modello di cellulare, e in generale l’antenna esterna, perché è di tipo omnidirezionale, è più efficiente e impiega quindi un segnale più debole di quello dell’antenna incorporata.                                                                                                                                     Le esposizioni sono maggiori quando:                                                                              a) il segnale di ricezione non è ottimale, per cui l’emissione dell’antenna è massima, ad esempio nei veicoli in movimento;                                                      b) nei luoghi chiusi (veicolo fermo o in movimento, mura domestiche, ecc.) in cui l’effetto gabbia di Faraday riflette le radiazioni sulle persone presenti all’interno;                                                                                                                c) in presenza di oggetti metallici, magnetici e non, vicino alla testa o al suo interno, per evitare fenomeni potenzianti gli effetti del segnale quali i fenomeni di riflessione, amplificazione, risonanza, emissione passiva: mezzi per camminare, sedie a rotelle, stampelle metalliche, otturazioni odontoiatriche in amalgama e ponti dentali, placche metalliche, viti, ganci, ornamenti del corpo, orecchini, occhiali con montature metalliche.

In Italia la legge quadro 36/01 prevede per le intensità dei campi:

  • (1) un limite di esposizione;
  • (2) un valore di attenzione;
  • (3) un obiettivo di qualità.

Il limite di esposizione è il valore che non deve mai essere superato per le persone non professionalmente esposte (quindi il pubblico).                             Il valore di attenzione si applica, in pratica, agli ambienti residenziali e lavorativi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari.                                                 Sono quindi escluse, ad esempio, strade e piazze, per le quali [non?] si applica il limite di esposizione.                                                                            L’obbiettivo di qualità è un valore che dovrebbe essere raggiunto nel caso di nuove costruzioni.                                                                                                             Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 8.7.2003 (G.U. n. 199) è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza. Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece di 6 V/m, valori pari al doppio di quelli previsti in altre nazioni fuori dalla UE.                                                               Trattandosi di campi ad alta frequenza non è necessario specificare a parte il valore del campo magnetico, essendo questo semplicemente proporzionale a quello elettrico. Da notare che questi valori si applicano alle stazioni radio base e non ai dispositivi mobili come i cellulari per i quali invece non esiste una normativa. A titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm.                                                                                            Per i campi a frequenza industriale (50 Hz) ossia quelli generati dalle linee elettriche e cabine di trasformazione, il DPCM 8 luglio 2003 nº 200 prevede un limite di esposizione di 100 µT per l’induzione magnetica e 5000 V/m per il campo elettrico; lo stesso DPCM fissa un valore di attenzione per l’induzione magnetica a 10 µT e per l’obbiettivo di qualità a 3 µT. Questi limiti vanno applicati, come per le alte frequenze, a tutti i luoghi ad alta frequentazione e dove si prevede una permanenza non inferiore alle quattro ore giornaliere ma, rispettivamente, per le condizioni preesistenti alla data di emanazione del DPCM e, relativamente all’obbiettivo di qualità, ai nuovi progetti successivi a tale data.

TECNICHE DI MISURAZIONE                                                                                                  Esistono sia limiti da misurare sul singolo impianto (rilevazioni a banda stretta) sia limiti puntuali che riguardano il campo totale generato da più impianti (rilevazioni a banda larga):                                                                                 1 – con la tecnica a banda larga viene misurato l’effetto complessivo della sovrapposizione di tutte le sorgenti presenti nel punto di misurazione, di tipo molto differente (radar di potenza, ripetitori radiotelevisivi, ponti radio, stazioni radio base per la telefonia cellulare), senza potere quantificare il contributo dello specifico impianto;                                                   2 – con la tecnica a banda stretta è effettuata con strumenti dotati di risposta temporale tale da rivelare le caratteristiche degli impulsi emessi (durata e frequenza di ripetizione dell’impulso), e una dinamica sufficiente a sopportare intensità di picco che possono raggiungere le migliaia di V/m. Nel caso di misure effettuate in regime di campo vicino occorre, inoltre, rilevare anche la componente magnetica.


La misura del V/m si ottiene applicando una tensione V tramite un generatore RF su 2 piastre metalliche della dimensione di 1 mq ciascuna, tenute distanziate di 1m una dall’altra.                                                                 Applicando al centro delle due piastre un’antenna, il segnale captato verrà amplificato fino a leggere sul voltmetro il medesimo valore di tensione V applicato sulle due piastre.                                                                                               Per realizzare uno strumento in grado di misurare l’elettrosmog, è indispensabile utilizzare un modulo preamplificatore a larga banda che amplifichi in modo logaritmico un segnale RF da un minimo di 1MHz fino ad un massimo di 3GHz.

 

INFORTUNI DOMESTICI

                                                                         INTRODUZIONE                                          

Scopo di questo incontro è quello di fornire informazioni e consigli utili per vivere meglio e con meno rischi nella propria casa.

Il numero degli infortuni che avvengono tra le pareti domestiche è molto elevato, con migliaia di morti ogni anno.                                                                     Su 100 decessi per infortunio:                                                                                             il 56% avviene negli ambienti di vita (casa, scuola, sport),                                 il   7% in ambienti di lavoro,                                                                                                 il 37% è conseguenza del traffico.

Ogni anno circa 2.500.000 persone si rivolgono ai servizi di pronto soccorso per infortuni di tipo domestico, quelli mortali variano tra gli 8000 e gli 8500. 

La distribuzione degli incidenti rispetto all’età ha un andamento caratteristico: si osserva un primo picco in corrispondenza delle età infantili (0-5 anni) ed un secondo, anche più elevato, in corrispondenza dell’età avanzata (>75 anni).

Le donne subiscono il doppio degli incidenti rispetto agli uomini.

Si tratta di incidenti legati alle attività di cucina e domestiche in senso stretto.

Per il maschio l’infortunio anche se avvenuto in ambiente casalingo è più spesso legato ad un’attività non strettamente casalinga o al gioco.

Interessante è anche osservare la distribuzione percentuale a seconda dei vari ambienti:

  • cucina          42.5
  • giardino   9.5
  • soggiorno 12
  • ingresso/corridoi 11
  • camere       8.5
  • bagno    5.5
  • soffitta/cantina/garage 6
  • altri    5 

    Anziani, bambini e disabili sono più soggetti agli incidenti domestici per diverse e specifiche ragioni.  Sono più esposti al rischio perché trascorrono molto tempo nelle abitazioni, sono più fragili sia fisicamente che psichicamente, inoltre gli anziani spesso sono lenti ed impacciati, i fanciulli vivaci e curiosi.

    A questo si aggiunga che le case quasi sempre sono progettate e realizzate tenendo presente abitudini e bisogni di una popolazione giovane e sana. Invece come cambiamo noi nel corso degli anni così deve cambiare una casa per adattarsi all’ospite.

Uno dei primi segnali che in una casa è arrivato un bimbo è la comparsa di reti alle ringhiere dei balconi (segno che il rischio caduta viene immediatamente percepito). Raramente invece in una casa che ospita anziani troviamo dei corrimano lungo le pareti dei corridoi o un servizio igienico attrezzato per aiutarli nei loro handicap. Non percepiamo il loro rischio di cadere e ne sottovalutiamo le conseguenze gravi, spesso molto più costose di un corrimano.

La notte teniamo delle lucine accese per le paure dei bimbi ma non riusciamo a capire la necessità per i nostri nonni o genitori di seguire un percorso illuminato per accedere ai servizi durante la notte. Sono in commercio “rilevatori di presenza” con accensione automatica della luce oppure interruttori luminosi e/o alcune piccole luci a parete, in commercio si trovano anche corrimano fosforescenti.

La frequenza degli infortuni varia a seconda delle diverse zone della casa ed in relazione a differenti fattori ed attività che si svolgono:                               cucinare è l’attività più pericolosa perché si adoperano fuoco ed attrezzi lesivi (coltelli, forbici, ecc.)  – seguono le attività di pulizia della casa e le operazioni legate all’igiene personale che coinvolgono l’uso di acqua ed elettricità in un luogo di dimensioni ridotte;

Per le case non esiste una legge simile alla 81/08 e probabilmente è giusto che il legislatore non si sia introdotto così pesantemente nella nostra privacy e quand’anche esistesse il controllo sarebbe poi impossibile. Ma questa legge deve essere un invito, uno stimolo a fare altrettanto a casa nostra, abituandoci a fare dei “test sulla sicurezza domestica”: cioè analizzare/studiare la propria abitazione come possibile sorgente di rischi per la salute e compilare una lista dei problemi rilevati in ordine di pericolosità.

Valutare la probabilità (P) che l’incidente avvenga e la gravità (G) del danno ci aiuta nel compilare questa graduatoria: RISCHIO = P x G     Esempio : il tubo di gomma del gas è usurato (alta probabilità che si rompa); la fuoriuscita del gas può provocare incendio o scoppio (alto danno potenziale); moltiplichiamo i due fattori ed avremo un livello di rischio elevatissimo che impone come priorità assoluta la sostituzione del tubo.                                                                                                                                                 Altro esempiol’uso di alcool per accendere un fuoco: questa abitudine presenta una probabilità elevata che accada un incidente (è intuitivo) ed il danno conseguente (l’ustione) può essere grave; anche in questo caso la moltiplicazione darà un valore elevato.                                                                           Cambiamo quindi modo di procedere e sostituiamo l’alcool con le apposite tavolette che permettono di accendere il fuoco senza rischiare di trasformarsi in torce ed in questo caso forse anche risparmiamo.          Riassumendo:                                                                                                                                   1 – compilare un elenco dei problemi rilevati                                                                 2 – stabilire le priorità                                                                                                               3 – individuare le soluzioni da utilizzare                                                                          4 – intervenire

COMPITI DEGLI ENTI PUBBLICI                                                                                      La legge 493/99 fa carico alle ASL di interessarsi di infortuni domestici iniziando con la rilevazione statistica del fenomeno e sviluppando una adeguata azione di informazione e di educazione per la prevenzione degli infortuni.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI (DPI)                                                    A volte il rischio non è facilmente eliminabile oppure nonostante abbiamo preso tutte le precauzione sappiamo che esiste un rischio residuo, allora è necessario difendersi ricorrendo ai “dispositivi di protezione individuale”, che in fabbrica vengono chiamati «DPI» e che magari conosciamo perché li abbiamo usati per anni durante il lavoro.                                                                    Vediamo quali possono essere i più importanti in un ambiente domestico:   Anzitutto i guanti: ne esistono di vari tipi a seconda di cosa vogliamo fare o da cosa ci vogliamo difendere.  Ci possono proteggere le mani da prodotti chimici (guanti in gomma o nitrile), dal rischio di taglio (cuoio, kevlar), di puntura (cuoio, nitrile), durante i lavori in giardino ecc. Spesso i guanti facilitano la presa degli oggetti. Costano tutti molto poco, meno comunque di un tendine tagliato.                                                                                                        Occhiali: da indossare quando c’è il pericolo di polveri, di schegge o di schizzi (in qualche film americano si vedono bimbi o casalinghe che indossano occhiali di protezione mentre preparano un frullato), avete idea di quanto male possa fare una scheggia di legna in un occhio?                     Mascherine di protezione delle vie respiratorie : quando usiamo prodotti chimici (in bagno, cura delle piante, piccoli ritocchi con vernici o pitture) o siamo in locali polverosi o svolgiamo attività che producono polvere (una buona mascherina 15-20 Eurocent), lo sciroppo per la tosse è decisamente più caro.                                                                                                                                         Scarpe di sicurezzacon puntale rinforzato, suola imperforabile, ecc. possono essere molto utili in lavori di spostamento di mobili o in giardino; un’unghia schiacciata o una frattura di un dito del piede dopo le debite parolacce ci obbligano a stare fermi per qualche giorno.                                 Protettori dell’udito per lavori rumorosi, ecc. : ormai in tutti i paesi esistono negozi che vendono questi prodotti, ed il negoziante sarà ben contento di darvi tutte le informazioni necessarie o di soddisfare esigenze particolari. 

QUALCHE CONSIGLIO   :                                                                                                       Impianti elettrici ed a gas costruiti secondo le leggi in materia (Legge 46/90).                                                                                                                            Manutenzione degli impianti secondo le scadenze definite (Legge 46/90).   Usare correttamente le apparecchiature elettriche a rischio (consultare i libretti di istruzione).                                                                                                            Se dobbiamo portarci a quote più alte del pavimento mai usare mezzi di fortuna (ad es: sedie, tavolini, ecc..) L’attrezzo studiato apposta per superare i dislivelli è la scala ed allora usiamola, essa può essere del tipo a libretto oppure a pioli Usare scale con marcatura CE, con piedini e gradini antiscivolo; (quelle a libretto devono avere un sistema di blocco che ne impedisca l’apertura completa). Controllare lo stato di usura della scala prima di usarla. E’ meglio chiedere l’assistenza di un’altra persona che ci aiuti a stabilizzare la scala. Evitare di sporgersi per raggiungere un oggetto e non sognarsi di spostare la scala mentre ci si è sopra. La manovra corretta consiste nello scendere, riposizionare la scala e risalire, è più salutare per i muscoli delle gambe rispetto ad un trauma da caduta.              Tenere in casa, a portata di mano, un piccolo estintore e rinnovarlo alla scadenza. Evitare gli alcoolici prima e durante i lavori domestici: possono essere causa di giramenti di testa e cadute.  Per evitare giramenti di testa, soprattutto se non si è più molto giovani, è bene alzarsi dal letto lentamente, stirando i muscoli, passando da distesi a seduti e solo dopo, in piedi. Lo stesso vale se si è stati per molto tempo seduti in poltrona.              Il tappetino scendiletto è una importante causa di scivolamenti.     Applicare sotto tutti i tappeti di casa le apposite retine anti-scivolo.                Nella vasca da bagno o nella doccia, deve esserci il tappetino anti-scivolo e, se ci sono persone anziane, anche una apposita maniglia.                                  Non lasciare mai incustoditi il ferro da stiro acceso allontanarsi mentre il fuoco è acceso sotto la caffettiera.                                                                      Sostituire i vetri non di sicurezza posti ad un altezza inferiore al metro o proteggerli con retine metalliche o almeno con pellicole adesive che impediscano la caduta dei vetri rotti.                                                                  Qualche consiglio per le apparecchiature elettriche :                                                         E’ meglio avere una presa fissa per ogni uso, se proprio non è possibile fare altrimenti usare una di quelle prese multiple chiamate “ciabatte” (marchiate IMQ).                                                                                                                      Non togliere MAI la spina dalla presa tirando il filo, anche se siamo a qualche metro dalla presa, potremmo rompere il cavo o l’involucro della spina o far uscire la presa dal muro mettendo così allo scoperto delle parti in tensione.                                                                                                                          Cambiare le spine logore, niente nastro isolante o peggio ancora nastro adesivo.Di certo non è necessario chiamare un’elettricista per cambiare una lampadina, almeno su questo lavoro possiamo risparmiare qualche soldino facendolo noi,  ma non basta essere sicuri che l’interruttore sia spento e poi come si fa ad esserne sicuri se la lampadina rotta non ci fornisce la prova che la corrente manca?                                                                    Ma quand’anche l’interruttore sia realmente nella posizione di “spento” il portalampade può rimanere in tensione e noi con lui pertanto prima di tutto staccare l’interruttore generale.                                                                                La luce necessaria per vedere ci può essere fornita da una di quelle torce trasportabili che funzionano come luce di emergenza accendendosi quando manca la corrente                                                                                               Attenzione alle prolunghe sia elettriche che telefoniche                                                   Se una prolunga gira per casa è matematico che qualcuno possa inciampare facendo precipitare al suolo (legge di gravità) il telefono, il ferro da stiro o quant’altro.                                                                                       Sostituire la prolunga con un impianto fisso ogni qualvolta ciò sia possibile. Esistono soluzioni per tutte le necessità; comodissimi, ad es. gli zoccoli passacavo con prese ed interruttori modulari. L’elettricista autorizzato sarà ben lieto di darvi la sua consulenza e di guadagnare qualcosa ogni volta che lo chiamerete.                                                                              Il ferro da stiro : Assolutamente non va lasciato incustodito, lo abbiamo già detto ma è meglio ricordare che se si è chiamati al telefono mentre si stira conviene staccare la presa, (ma non avete mai pensato alla comodità di un telefono cordless?) Come è da ricordare che il filo non va mai avvolto attorno al ferro da stiro quando questo è ancora caldo. Mai stirare con mani bagnate o a piedi nudi e prima di mettere l’acqua nel ferro a vapore staccare la presa, sempre per il concetto che acqua ed elettricità vicine sono sempre pericolose.

CONSIGLI PER EVENTUALI ACQUISTI :                                                                      1.estintore                                                                                                                                        2.torcia di sicurezza                                                                                                3.telefono cordless o cellulare                                                                                  4.rilevatore di fughe di gas                                                                                          5.rilevatore di incendio                                                                                              6.microfono di sorveglianza acustica                                                                 7.apparecchio ricetrasmittente per il controllo a distanza.

QUESTIONARIO DI AUTOVALUTAZIONE : Il questionario che segue è stato pensato per aiutare il cittadino a compiere una valutazione autonoma dei rischi eventualmente presenti nella propria abitazione.                                           Esso non può ovviamente essere completo data l’enorme variabilità di casi e situazioni esistenti nella realtà del territorio, con molta meno ambizione il lavoro desidera invece suggerire l’idea di “guardarsi attorno” proponendo nel contempo un metodo di analisi che ognuno potrà poi adattare e rivedere a seconda della situazione personale.

ANALISI PER LOCALI :                                                                                         Ingresso/corridoi                                                                                                                         Scale                                                                                                                                                Cucina                                                                                                                                          Camera dei bambini                                                                                                                Camera per anziani                                                                                                          Soggiorno                                                                                                              Bagno/lavanderia

Analisi per singolo elemento:                                                                                                 Porte – Finestre – Ringhiere –  Tendaggi – Mobili in genere – Stufe – ecc.

Analisi comportamentale per:                                                                                             Rischio infortunistico in genere – Rischio incendio ed ustioni – Rischio elettrico – Rischio da gas ed impianto di riscaldamento                                      Per ognuno di questi aspetti vengono indicate le azioni che predispongono al rischio e suggeriti accorgimenti od azioni che invece lo allontanano.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CASO DI EMERGENZA IN UN AMBIENTE SCOLASTICO

                                           CHE COS’È UNA EMERGENZA???                                               È una situazione, un fatto o una circostanza imprevista di pericolo che costringe quanti la osservano e quanti per disgrazia eventualmente la subiscono, a mettere in atto misure di reazione a quanto accade, dirette alla riduzione dei danni possibili ed alla salvaguardia delle persone.

Familiarizzate con le procedure di prevenzione e protezione
ed abituatevi a:

—localizzare  le vie di fuga e uscite di emergenza così come riportato nelle piantine poste a fianco delle porte di ogni ambiente scolastico;

— non ostruire le vie di fuga o le uscite di emergenza;

—disporre i materiali facilmente infiammabili lontani da ogni possibile fonte di calore;

— gettare i fiammiferi e i mozziconi di sigaretta negli appositi cestini solo DOPO esservi ATTENTAMENTE assicurati che siano spenti;

— NON sovraccaricare le prese di corrente;

—leggere e rispettare quanto riportato nelle cartellonistica esposta e nel presente opuscolo;

— tenere in ordine il vostro posto di lavoro in modo tale che non possa rappresentare fonte di rischio;

— NON FUMARE né usare fiamme libere di alcun tipo dove vi è pericolo di incendio;

—segnalare sempre tempestivamente il cattivo stato di apparecchiature elettriche o di prese di corrente;

— segnalare sempre tempestivamente ai docenti o ai preposti qualsiasi fatto che riteniate possa costituire un pericolo, anche quando vi sembra trascurabile.

L’incontro prosegue con indicazioni per affrontare correttamente l’emergenza

Ecco alcuni esempi sui quali coinvolgere gli allievi e farli compilare correttamente i quesiti che vengono posti :

Quando squilla il segnale di pericolo devo:                                                                           1 – Gridare                                                                                                                                      2 – Interrompere immediatamente ogni    attività,mantenere la calma ed ascoltare l’insegnante                                                                                                              3 – Chiamare aiuto

In caso di terremoto devo :                                                                                                          1 – Ripararmi sotto il banco, l’architrave della porta o un muro portante      2 – Uscire fuori subito                                                                                                             3 – Chiamare aiuto

Quando l’insegnante ci dice di uscire :                                                                                    1 – Prima raccolgo  le mie cose per portarle con me                                                  2 – Finisco di fare il compito e poi esco                                                                           3 – Devo interrompere immediatamente ogni attività e lasciare tutto sul banco

Chi deve dare l’ordine di fare la fila e uscire ?                                                                        1 – L’aprifila                                                                                                                                   2 – L’insegnante                                                                                                                        3 – Nessuno: quando sento il segnale devo uscire senza che qualcuno me lo dica

QUESTI SONO SOLO ALCUNI ESEMPI CHE VENGONO ESPOSTI AGLI INCONTRI SULLA SICUREZZA INERENTE AD UNA EMERGENZA


                                                                                                     

 

CORSO INTERNET SICURO

Sono passati oltre 25 anni  da quando internet è entrato per la prima volta nelle nostre case, cambiando le nostre vite.

Dimostriamo che se usato bene internet è sicuro e pieno di potenzialità capaci di semplificarti e arricchirti la vita.

Una rivoluzione che ha portato tanti vantaggi, ma anche tanti dubbi e preoccupazioni.

Sarà sicuro aprire un conto corrente online, usare i social network o utilizzare la carta di credito per fare un acquisto in rete?

Navigando tra le pagine del web metto a rischio i miei dati?

                                                Iniziare al meglio                                  

Sicurezza in rete

Gestire un account Google

Gestire un account Outlook

 Un pc a prova di virus

                                                Cercare nella rete

 Cercare senza paura

 Ricerche di testo

 Ricerche per immagini

  Ricerche per luoghi

Trovare le applicazioni (APP)                                                                                              Internet è una realtà vastissima, in cui, come vedremo nella pagine seguenti, si può trovare davvero di tutto.

Rinunciare a utilizzarlo è impensabile.

E non bisogna nemmeno lasciarsi intimorire.

I metodi per rendere la tua esperienza online serena e sicura ci sono e in queste pagine te ne diamo una panoramica.

L’importante è cominciare con il piede giusto

Le tue informazioni personali

Per gestire i dati del tuo account, fai clic sul tuo nome in alto a destra nella pagina della posta. Verrai indirizzato alla Home page (schermata A), dove sono riepilogati i tuoi dati, a cui puoi apportare alcune personalizzazioni.

Dalle tue info puoi modificare le informazioni di carattere personale, aggiungere o rimuovere una foto e gestire gli account collegati per altri servizi Microsoft (nell’esempio, all’account è collegato anche un profilo Skype e uno per accedere ai servizi online della console Microsoft Xbox).

Dalla sezione Sicurezza e privacy (schermata B) puoi cambiare la password del tuo account, impostare i filtri famigliari, le autorizzazioni per i bambini e limitare i risultati delle ricerche effettuate con il motore di ricerca Bing (almeno finché avrai eseguito l’accesso con un account Microsoft).

Sotto la voce Marketing, facendo clic su Preferenze di marketing per l’account puoi decidere di autorizzare Microsoft a inviare pubblicità.

Sotto la voce Pubblicità facendo clic su Preferenze per la pubblicità puoi decidere di accettare e gestire la pubblicità mirata, cioè quei messaggi promozionali che vengono scelti in base alle informazioni che l’utente decide di condividere con Microsoft.

Infine, da App e servizi puoi autorizzare app e servizi Microsoft a trattare certi dati.

Spostandoti alla sezione Servizi e abbonamenti puoi vedere i servizi in abbonamento attivati e che puoi attivare dal portafoglio di Microsoft. Alcuni di questi (per esempio One- Drive e Skype) hanno una componente gratuita e una a pagamento.

Le modalità di pagamento attive, la cronologia degli acquisti e lo stato del tuo conto sono invece disponibili nella sezione Pagamento e fatturazione

Un pc a prova di virus

Come abbiamo visto, le aziende che gestiscono i servizi online che utilizziamo, in primis la posta elettronica, ci danno una mano per mantenere i nostri dati sicuri.

Ma per poter accedere a internet senza pensieri è fondamentale anche avere un computer aggiornato e protetto, così da prevenire eventuali problemi

Essere presente sui social è una scelta personale, che però non deve essere condizionata dalla paura.

Facebook e gli altri non sono luoghi pericolosi. L’importante è riflettere su quello che si fa ed essere consapevoli delle proprie scelte. Ecco i nostri consigli: stabilisci le impostazioni sulla privacy adatte a te e mantieni il controllo dei tuoi dati personali.

Con Google puoi farlo dalla pagina Informazioni personali e privacy (https://myaccount.google.com/privacy) di Account personale; prima di condividere qualcosa pensa a quale sarà il suo impatto in chi la vedrà; valuta di separare il profilo personale da quello professionale

Quando pubblichi la foto di tuo figlio (sconsigliato!), fai in modo che possano visualizzarla solo gli amici;

Quando qualcuno che non conosci ti chiede l’amicizia, rifletti prima di accettarla;

Rispetta la privacy altrui e, prima di pubblicare contenuti che coinvolgono altre persone, assicurati che siano d’accordo;

Se qualcuno pubblica contenuti in cui ci sei anche tu che non ti piacciono, chiedigli di rimuoverli.

Altri concetti di vitale importanza per la nostra sicurezza per la navigazione in Internet vengono correttamente espletati durante il corso